Mostra del cinema Ecco tutti i premiati di Venezia '79

SDA

10.9.2022 - 20:32

Il Leone d'oro di Venezia 79 per il miglior film, assegnato dalla giuria presieduta da Julianne Moore, è stato vinto da «All the Beauty and the Bloodshed» di Laura Poitras (Stati Uniti).

Il Leone d'argento, Gran Premio della Giuria, è invece andato al film «Saint Omer» di Alice Diop (Francia), unica opera prima del concorso.

Il Leone d'Argento, Premio per la migliore regia è stato attribuito a Luca Guadagnino per il film «Bones and all» (Stati Uniti / Italia).

Migliore interpretazione a Cate Blanchett e Colin Farrell

Dal canto suo, la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile di Venezia 79 è stata vinta da Cate Blanchett per «Tar» di Todd Field (Stati Uniti).

La Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile se l'è aggiudicata Colin Farrell per «Gli spiriti dell'isola» di Martin McDonagh (Irlanda). A quest'ultimo è stato anche assegnato il premio per la migliore sceneggiatura.

Standing ovation per «Gli orsi non esistono»

Una standing ovation del Palazzo del Cinema di Venezia è invece stata riservata a Jafar Panahi, il cineasta detenuto in Iran, che ha vinto il Premio speciale della giuria con il film «Gli orsi non esistono».

Il Premio Marcello Mastroianni a un giovane attore – attrice emergente a Venezia 79 è stato vinto dall'attrice Taylor Russell per il film «Bones and all» di Luca Guadagnino (Stati Uniti / Italia).

Il Premio Orizzonti per la migliore attrice a Venezia 79 è stato vinto da Vera Gemma nel film «Vera» di Tizza Covi e Rainer Frimmel (Austria).

Il Leone del futuro – premio Venezia opera prima «Luigi De Laurentiis», è stato assegnato dalla giuria presieduta da Michelangelo Frammartino, a «Saint Omer» di Alice Diop (Francia).

«All the Beauty and the Bloodshed» parla di Nan Goldin

Il film vincitore di Laura Poitras da una parte è un ritratto documentaristico della storia della fotografa Nan Goldin, che ha raccontato con i suoi scatti la cultura underground della New York negli anni '70 e '80 e, dall'altra, della sua lotta militante contro la famiglia Sackler e la Purdue Pharma, produttori e promotori dell'OxyContin, farmaco al centro dell'epidemia degli oppioidi.

Al centro di questo documentario sono però le bellissime opere d'arte di Goldin come «The Ballad of Sexual Dependency», «The Other Side», «Sisters», «Saints and Sibyls» e «Memory Lost» in cui la fotografa ritrae gli amici, spesso ai margini della società, rappresentandoli con bellezza e spartana tenerezza.

C'è poi appunto la sua lotta contro la famiglia Sackler e la Purdue Pharma, che all'inizio degli anni Duemila innescò un'epidemia di dipendenza da oppioidi negli Usa, procurando miliardi di dollari alla famiglia Sackler, ma anche un bilancio di oltre 400'000 vittime.

Poitras: «Ho lavorato al film con Nan»

«Ho iniziato a lavorare a questo film con Nan nel 2019 – ha spiegato la regista, vincitrice nel 2015 dell'Oscar per «Citizenfour» – ovvero due anni dopo aver deciso di sfruttare la sua influenza come artista per denunciare la responsabilità penale della ricchissima famiglia Sackler nell'alimentare la crisi da overdose. Il processo di realizzazione di quest'opera è stato profondamente intimo. Nan e io ci incontravamo a casa sua nei fine settimana e parlavamo».

All'inizio, ha sottolineato ancora la Poitras, «sono stata attratta dalla storia terrificante di una famiglia miliardaria che ha consapevolmente creato un'epidemia e ha successivamente versato denaro ai musei, ottenendo in cambio detrazioni fiscali e la possibilità di dare il proprio nome a qualche galleria. Ma mentre parlavamo, ho capito che questa era solo una parte della storia che volevo raccontare, e che il nucleo del film era costituito dall'arte, dalla fotografia di Nan e dall'eredità dei suoi amici e della sorella Barbara. Un'eredità di persone in fuga dall'America».

Il commento di Julianne Moore

«È vero ci sono tante storie dirette da donne, direi che qualcosa sta cambiando nel cinema. Abbiamo oggi l'opportunità di raccontare le nostre storie».

Cosi la presidente della giuria di Venezia 79, Julianne Moore, ha commentato il fatto che per il terzo anno consecutivo alla Mostra del cinema di Venezia abbia vinto il Leone d'oro una donna, dopo «Nomadland» di Chloe Zhao nel 2020 e «La scelta di Anne – L'événement» di Audrey Diwan nel 2021.

Impossibile farle dire qualcosa sui criteri della scelta di Guadagnino come della Poitras: «Abbiamo tutti gusti diversi – ha detto – il gusto è soggettivo».