SpettacoloSean Penn parla della sua non-profit CORE
CoverMedia
21.9.2020 - 13:13
L’organizzazione fondata dall’attore californiano si sta occupando dell’emergenza Covid: ha aperto 38 centri per gli esami, dalla California alla Georgia, con 750 volontari.
Considerato uno dei migliori attori di Hollywood, cinque nomination agli Oscar, due statuette vinte per «Milk» e «Mystic River» e una valanga di premi e riconoscimenti internazionali, Sean Penn negli ultimi anni si è dedicato ad un progetto filantropo.
Si chiama CORE l’organizzazione non-profit che l’attore californiano ha fondato per assistere nei momenti di emergenza le comunità lasciate sole dalle istituzioni.
Ne ha parlato nell’intervista rilasciata a Io Donna, dove spiega gli obbiettivi che si propone.
«Ann Lee e io (Ann è la CEO – Chief Executive Officer) abbiamo sentito l’urgenza di offrire aiuto e infrastrutture alle comunità più bisognose in un momento difficile come questo», spiega Sean Penn che nell’ultimo periodo si sta occupando dell’emergenza Covid attraverso la sua non-profit.
«Così come eravamo intervenuti, in passato, a Haiti quando esplose l’epidemia del colera. Questa volta ci siamo rivolti al governatore della California, Gavin Newsom, e al sindaco di Los Angeles, Eric Garcetti, per organizzare posti dove poter effettuare analisi per accertare il contagio Covid. Per questo obiettivo abbiamo poi ricevuto 20 milioni di dollari da Jack Dorsey (filantropo, cofondatore e CEO di Twitter, ndr) a cui ne sono stati aggiunti altri dieci. Serve la collaborazione di tutti i cittadini, e del Paese: oggi più che mai bisogna incrementare il numero dei test, ma al tempo stesso occorre mantenere le distanze di sicurezza e portare la maschera».
Di sicuro raccogliere fondi per CORE non si sta rivelando un’impresa semplice.
«Meno lavoro, meno soldi, meno guadagno, meno donazioni. Nessuno di noi sa cosa succederà. In questi ultimi dieci anni sono stato molto coinvolto con CORE e non possiedo più così tanti soldi… Ho dato un’occhiata alla mia collezione di orologi e ho pensato: “Forse potrei portarla al banco dei pegni e raccattare un po’ di denaro"».
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