L'ex campione del Mondo nel 1998 con la Francia Lilian Thuram ha presentato il suo nuovo libro, parlando di sport e razzismo.
Ospite giovedì scorso al Festival dello Sport di Trento per presentare il suo ultimo libro uscito nel mese di settembre, «Il pensiero bianco (Non si nasce bianchi, lo si diventa)», Lilian Thuram si è intrattenuto al Teatro Sociale con un folto pubblico, descrivendo la sua nuova opera, ma parlando anche in modo più ampio di discriminazioni e di calcio.
Secondo l'ex difensore di Monaco, Parma, Juventus e Barcellona «il razzismo è una trappola, un'ideologia politica che va avanti perché c’è gente che ci guadagna. Il razzismo è arroganza, è pensare di avere sempre ragione, è non volere ascoltare gli altri. Bisogna uscire da questa arroganza per diventare esseri umani. Per sconfiggerlo bisogna abbattere i pregiudizi. Pregiudizi che nascono quando cresci. Ma i bambini non dicono sono bianco o sono nero, ma sono marrone, rosa, beige».
«Anche nel mondo del calcio ci sono queste abitudini - ha poi proseguito il 49enne - i giocatori e gli allenatori bianchi possono fare tanto, se non fai niente vuol dire che accetti uno stato di cose. I giocatori devono dire: sì c’è razzismo in Italia. E lo dici perché ami l’Italia e vuoi cambiare le cose».
Il nuovo libro dell'ex calciatore
A proposito di calcio, parlando di Pelé, Lilian Thuram ha commentato: «È un mito, un indiscutibile campione ma mi sono sempre chiesto perché, pur potendo farlo, non ha accelerato i tempi per cambiare la visione della gente sulle persone nere. Insomma, avrebbe potuto fare di più e tutto ciò mi provoca un po' di fastidio».
«Se tu hai un problema, io ti devo aiutare - ha tenuto a sottolineare l'ex centrale nato a Pointe-à-Pitre, in Guadalupa - non è che ti devo chiedere prima da dove vieni e che colore della pelle hai. Quando gridi che Koulibaly è una scimmia tu fai violenza, colpisci non solo lui ma tanta gente».
«Una persona deve aiutare un’altra persona perché abbia gli stessi diritti. Per uscire dal razzismo tu non devi pensare come un francese, un italiano, un nero, un bianco, un senegalese, ma come un essere umano», ha infine concluso l'ex nazionale transalpino.