Sembra uscita da un romanzo di Kafka la storia del Chievo-Verona, per anni stupenda realtà del calcio italiano, oggi un club senza né giocatori né campionato.
'I mussi volanti' (in dialetto veneto 'mussi' sta per asini ndr.) non volano più.
La saggezza popolare ha sempre paragonato delle imprese impossibili a degli asini che volano, invece, nel quartiere di Verona, denominato Chievo, gli asini hanno volato per diversi anni.
Parliamo di calcio e non zoologia, parliamo del Chievo Verona, piccola società calcistica che all'inizio di questo secolo si affacciò per la prima volta alla Serie A. I veneti vi rimasero per sei stagioni prima di ritornare in B e risalire di nuovo l'anno successivo, rimanendo per un decennio una società modello del grande calcio della Penisola.
'I mussi volanti', come venivano comunemente chiamati i calciatori del Chievo-Verona.
La discesa
Alla fine della stagione 2018-2019 il Chievo ritorna tra i cadetti, mentre quest'anno non è riuscito a soddisfare i criteri di solvibilità finanziaria imposti dalla Serie B, vedendosi così relegare in Serie D.
Gli asini volanti portati in alto dal mago Luigi Del Neri sono così piombati sul selciato, come si compete a quadrupedi poco avvezzi al volo.
La Federazione italiana gioco calcio ha deciso che il Chievo non può iscriversi né in Serie B né nei dilettanti a causa di arretrati nei versamenti Iva.
Un presidente in prima linea
Forse qualcuno ha voluto infierire sulla magia creata ad arte dal presidente Campedelli, che in un'intervista alla Repubblica ha detto: «In Europa siamo fra i club messi meglio. Il Barcellona ha un miliardo di debiti. L’Inter ha vinto il campionato pagando in ritardo gli stipendi. Io i giocatori li ho pagati fino a maggio, poi a giugno è scoppiata la bufera».
Presunti raggiri milionari
Si parla di storie di conti gonfiati, plusvalenze fittizie e un giro chiuso di compra e vendita con il Cesena - fallito recentemente -.
Il giornalista italiano Pippo Russo ha sondato questo viavai di giovani calciatori sconosciuti che passavano da Verona alla Romagna andando a fruttare plusvalenze al club veronese di 60 milioni - tra il 2014 e il 2017 -.
Un meccanismo perverso secondo Russo, che ha destato l'attenzione della giustizia sportiva. La Procura Federale aveva aperto un’indagine: le casse del club, riempite dagli introiti televisivi, potevano contare su entrate ordinarie che si aggiravano sui 180 milioni di euro a fronte di costi sempre più alti per mantenere la squadra in Serie A che superavano i 240 milioni: un buco di circa 60 milioni, guarda caso lo stesso importo generato dalle plusvalenze - fittizie - generate dalla vendita di giocatori, per lo più al Cesena.
Campedelli non molla
Ma Campedelli, sempre attraverso le pagine del La Repubblica, non ci sta: «Il Tar ha dato ragione alla Figc. Giovedì ci presenteremo al Consiglio di Stato, che ha accettato di anticipare l’udienza. Chiediamo l’iscrizione alla Serie B in soprannumero. Abbiamo fatto tutto secondo le regole. Il calcio vive sui debiti e li pagherò. Però alla fine paghiamo solo noi».
ll bilancio al 30 giugno 2020 segnava 32mila euro di attivo.
Luca Campdelli è attualmente proprietario di una squadra senza calciatori - venduti tutti a prezzi stracciati - e senza campionato.
«La gratitudine non è di questo mondo. I procuratori si sono arricchiti. I club rivali anche. Nel calcio devi dare senza pretendere niente. Siamo stati i primi ad allenare i ragazzini disabili, a portarli in ritiro. Ma nel pallone il bene non torna».
L'ex che si butta nella mischia
Sergio Luca Pllissier ex bandiera del Chievo-Verona, non è stato con le mani in mano, fondando il nuovo club: FC Chievo 1929. Lunedì 23 agosto è arrivata l’affiliazione da parte della Figc.
«Non mollo niente. Non è finita qui. Adesso ho la mia società: FC Chievo 1929, l’affiliazione era il primo passo da fare. C’è, resta lì, per essere riempita e per essere messa in piedi. Di tempo ne avevamo davvero poco per provare a entrare subito. Ho cercato di lavorare in emergenza: contatti, solidità, sponsor, imprenditori, compagni di viaggio. Non ci sono riuscito oggi. Ma domani è un altro giorno», ha detto l'ex calciatore a Calciomercato.com.
Unione d'intenti?
Presidente e leggenda insieme per risollevare i mussi dove compete a ciuchi della loro speciale categoria?
«Pellissier? Non ci sentiamo più - ha detto Campdelli sempre a La Repubblica - nella vita è complicato trovare le persone ma è un attimo perderle. Leggo che ha intenzione di rilevare il club, a capo di una cordata. Sono pronto a parlarne, per i tifosi e per i 50 dipendenti, l’anima del club. Sto pensando come pagare loro gli stipendi. Se tradisci chi lavora per te è finita davvero».
Una storia complessa, comune a molte società italiane e non solo. Da una parte i valori gonfiati di giocatori che a volte sono addirittura fittizi, dall'altra la passione e la sagacia imprenditoriale di un presidente che non si nasconde, in mezzo le vitte sospese di diverse famiglie, le urla strozzate dei tifosi e soprattutto la verità, questa sconosciuta - a volte - nel mondo milionario del pallone.