Partito da semi sconosciuto è tornato dalle Olimpiadi di Tokyo con una medaglia di bronzo e molta notorietà. Dopo una breve parentesi negli Stati Uniti ha avuto il coraggio di tornare sui propri passi e riprendere il suo percorso dal Ticino. Un'intervista esclusiva con Noè Ponti.
Com'è cambiata la tua vita di tutti i giorni dopo aver vinto la medaglia di bronzo a Tokyo?
Diciamo che il bronzo vinto a Tokyo - sebbene all'interno del mio Team fosse ritenuto un obiettivo molto difficile ma non impossibile - ha comunque generato una serie di emozioni in me e in tutti noi, nonché una tempesta mediatica che mi ha un po' travolto e che non mi ha permesso di capire subito fino in fondo cosa fosse successo e cosa mi stava accadendo.
È stato tutto molto bello, ma certamente ha cambiato alcuni aspetti della mia vita e, soprattutto, ha modificato la mia immagine nella gente: se prima ero soprattutto conosciuto all'interno dell'ambiente del nuoto e tra alcuni appassionati di sport, ora, in particolare in Ticino ma non solo, vengo spesso riconosciuto per strada o mentre mi trovo in un negozio.
«Ho l'impressione che l'importanza della mia medaglia olimpica sia stata percepita prima dagli altri che da me stesso»
A un certo punto hai scelto di trasferirti negli Stati Uniti. Chi ti ha consigliato di fare questo passo?
La scelta di andare negli Stati Uniti è maturata tra marzo e agosto del 2020, periodo in cui un paio di mesi li ho passati senza allenarmi in piscina a causa del lockdown pandemico. Da diversi anni valutavo la possibilità di studiare e nuotare in un'università americana. Ho fatto una prima scelta di cinque università, tra le decine che mi hanno contattato per offrirmi l'occasione di far parte della loro squadra che disputa il campionato NCAA (il campionato universitario statunitense ndr.).
Dopo molti approfondimenti e contatti in videochiamata, ho deciso di iscrivermi alla North Carolina University. Durante questo processo, ho parlato con molti nuotatori - ticinesi, svizzeri e internazionali - che hanno vissuto o stanno vivendo questa esperienza, ho preso in considerazione altre opzioni anche in Svizzera, mi sono consultato con il mio Team, la mia famiglia e infine sono arrivato a prendere la decisione.
Nel corso della primavera 2021 ho nuovamente valutato la possibilità di rimanere in Ticino, ma le condizioni per conciliare lo studio e il nuoto ad alto livello a quel momento non erano ottimali.
Il motivo per rimanere in Svizzera era soprattutto legato alla possibilità di continuare ad allenarmi con Massimo Meloni e Andrea Mercuri, i due allenatori che mi hanno portato alle Olimpiadi; pertanto, restare in Svizzera significava e significa tuttora rimanere in Ticino, per potermi allenare al Centro Sportivo nazionale di Tenero.
In agosto sei partito per gli USA. Come hai vissuto questo periodo in North Carolina?
Nelle prime due settimane a NC State tutto era nuovo: sono stato accolto con entusiasmo dai compagni e ho dovuto subito gettarmi in piscina, iniziare gli studi e relazionarmi con un ambiente nuovo.
Passato il tumulto dei festeggiamenti per la medaglia in Svizzera e delle prime due settimane a Raleigh, ho cominciato a elaborare quanto accaduto e a pormi delle domande: i cambiamenti avvenuti nella mia vita mi hanno portato a leggere la situazione in modo diverso e a pensare che la realtà degli Stati Uniti non fosse più quella che rispondeva alle mie esigenze.
Secondo te è stato un errore decidere di partire?
Durante la stagione 2020-21, è innegabile che le mie prospettive e i miei obiettivi nel nuoto sono progressivamente evoluti, a partire dal Meeting di Rotterdam, in dicembre 2020, dove ho ottenuto la qualifica per Tokyo, facendo registrare ottimi tempi, soprattutto nei 100 farfalla. Durante tutta la stagione ho confermato più volte questi tempi e la consapevolezza di poter fare bene alle Olimpiadi è cresciuta.
Il successo olimpico mi ha poi proiettato letteralmente in un'altra dimensione. Sono rientrato in Svizzera accolto da centinaia di persone e ho trascorso le poche settimane che mi separavano dalla partenza per gli Stati Uniti senza avere il tempo di minimamente elaborare quanto accaduto.
Sono ancora convinto che un anno e mezzo fa, valutati i pro e i contro, fosse l'opzione migliore; ma credo che nella vita sia importante saper leggere i cambiamenti, ascoltare i propri stati d'animo e avere il coraggio di cambiare idea.
«Dopo i miei risultati alle Olimpiadi per me in Ticino sono cambiate anche le possibilità di conciliare lo studio con le esigenze sportive»
Dopo aver comunicato la tua decisione di tornare in Svizzera come hanno reagito in North Carolina?
Quando ho cominciato a rendermi conto che qualcosa non andava, ne ho subito parlato con la mia famiglia e con il mio Team in Ticino, oltre che con l’allenatore del mio gruppo e l'head coach di NC State: anche quest'ultimi hanno capito il mio disagio e, seppure a malincuore, hanno convenuto che per me fosse giusto rientrare a casa.
E in Ticino?
Le numerose reazioni al mio post ufficiale su Facebook e alle mie interviste ai media, al mio rientro in Ticino, sono state per la quasi totalità positive. Credo che la gente abbia capito la mia decisione e abbia soprattutto apprezzato la mia trasparenza nel spiegarne i motivi.
Adesso, guardando avanti: quali sono le tue prossime sfide?
I miei obiettivi per questa stagione sono piuttosto rivolti ai campionati mondiali di Fukuoka (a maggio 2022) e ai campionati europei di Roma (in agosto 2022). Per arrivare a questi appuntamenti lavoreremo sodo e passeremo per esempio dai campionati mondiali in vasca corta di Abu Dhabi (dicembre 2021) - per i quali non mi aspetto niente di particolare, visto che ho sempre preferito le gare in vasca lunga - dove cercheremo comunque di prepararci al meglio possibile.
Cosa speri di raggiungere nei prossimi tre anni e quali sono i tuoi obiettivi sportivi?
L'obiettivo faro di questi prossimi tre anni resta quello delle Olimpiadi di Parigi nel 2024. È difficile fare previsioni per chiunque, ma per un atleta che ha già assaggiato il podio dei Giochi olimpici, l'obiettivo resta quello di confermarsi e, magari, fare ancora meglio.
Tutto ciò è legato a molti fattori che in buona parte dipendono da me stesso e dal mio Team, anche se vi sono eventi e situazioni condizionate anche da ciò che ci sta attorno e, non da ultimo, dagli avversari.
Vuoi magari sbilanciarti dicendoci i tempi che vorresti raggiungere nei 100 o 200 metri delfino?
Riguardo ai tempi che potrei realizzare, l’importante resta migliorarsi sempre, difficile dire quando e quanto: certo che non possiamo dimenticare che a Tokyo, per vincere i 100 delfino, è stato necessario battere il record del mondo…
In prospettiva, potrei cimentarmi, oltre che nel delfino, anche in qualche altra disciplina, per esempio i 200 misti, ma è ancora presto per dirlo.
Hai dei modelli nel nuoto? Chi e perché? Qualcuno oltre a Michael Phelps?
Al di là di Michael Phelps, che rappresenta un'ispirazione per la maggior parte dei nuotatori della mia generazione, credo che, più che seguire un modello, sia importante coltivare le proprie qualità e attitudini, curarsi dei propri punti deboli, sviluppando un modo personale d’interpretare gli stili del nuoto e le gare, senza snaturasi troppo.
In Svizzera si guadagnano abbastanza soldi come nuotatore per poterlo fare di professione?
In Svizzera a farla da padrone sono l'hockey su ghiaccio e lo sci, oltre al solito calcio. Credo che il nuoto, almeno finora, sia ancora meno riconosciuto di altri sport, come il ciclismo o l'atletica.
Difficile vivere di nuoto, ma sta alla nostra generazione provare a cambiare le cose! I grandi risultati significano più visibilità per il nuoto; più visibilità significa più possibilità di trovare sponsorizzazioni e di avere una Federazione contrattualmente più forte.
Il nuoto è uno sport mondiale. Oltre 180 nazioni hanno inviato i propri atleti a Tokyo. Pensi che la tua performance abbia ricevuto abbastanza riconoscimenti a livello di pubblico? Dopotutto, gli svizzeri aspettavano una medaglia olimpica dal 1984...
Vale un po' il discorso fatto in precedenza. Alle Olimpiadi il nuoto è lo sport più globale e dunque il valore di una medaglia si trova ai massimi livelli, ma in Svizzera non è così e dobbiamo prenderne atto.
Del resto io nuoto, oltre che per passione, per ottenere i migliori risultati possibili a livello sportivo, non per diventare famoso. I riconoscimenti e la popolarità sono solo una conseguenza, condizionata anche da altri fattori che non dipendono da noi.
È vero che i nuotatori hanno sempre fame? Cosa mangi in una giornata normale?
Ad essere sincero non seguo una dieta particolare. Sto solo attento ad alcuni aspetti generali.
«Eat, swim, sleep repeat», è una frase comune fra i nuotatori. A te cosa piace fare nel tempo libero? Ritieni di avere abbastanza tempo per i tuoi hobby?
Sono appassionato di cinema e mi piace sia andare nelle sale, sia guardare i film a casa, quando possibile in versione originale (inglese). Poi mi ritaglio alcuni momenti per uscire con gli amici o per andare a vedere una partita dell'Ambrì. Il resto del tempo lo passo in famiglia.
Il nuoto svizzero vive una fase positiva: con te, Desplanches, Mamié, Djakovic, Mityukov, Swiss Swimming si ritrova con molti atleti con grande potenziale. Secondo te quali sono le ragioni?
Credo che, principalmente, questo momento sia dovuto alla concomitante presenza di talenti del nuoto che hanno scelto di lavorare seriamente e duramente senza mai mollare.
Poi gli allenatori, le squadre e la Federazione devono fare la loro parte. Peccato che in Svizzera, e soprattutto in Ticino, siamo molto carenti di strutture adeguate.
La situazione in Ticino dello spazio acqua a disposizione dell'agonismo, per allenarsi e disputare gare, la si potrebbe definire imbarazzante. Il CST è un'eccezione, ma si tratta di una realtà nazionale che non può supplire alle lacune su territorio cantonale.
Quante medaglie vincerà Swiss Aquatics Swimming a Parigi nel 2024?
Spero che sia possibile confermare i successi ottenuti a Tokyo.
Secondo te come dovrebbe cambiare il nuoto affinché diventi più fruibile ed accessibile ad una maggiore fetta di persone?
La spettacolarizzazione può aiutare a rendere il nuoto più seguito dalla gente, ma costituisce anche un pericolo. Il rischio è quello di snaturare lo sport e di non tenere conto delle esigenze e della salute degli atleti.
Se dovessi motivare un bambino o una bambina per iniziare a nuotare, cosa gli o le diresti?
Se in tutte le scuole si facesse nuoto sarebbe già un grosso passo avanti. L’acqua non è un ambiente naturale per l'uomo, perciò la famigliarità con il nuoto e il piacere di praticarlo passa per forza dalla possibilità precoce e ripetuta di essere in una piscina, per giocare con l'acqua e per imparare a nuotare. I corsi di nuoto serali o estivi sono importanti, ma non bastano.