Obbligatorietà, libertà individuale e soluzioni cinesi Vaccinare tutti gli atleti che parteciperanno a Pechino 2022?

bfi

3.9.2021

Il coach della nazionale svizzera di hockey Patrick Fischer 
Il coach della nazionale svizzera di hockey Patrick Fischer 
KEYSTONE

Ci sono fughe di notizie che fanno pensare all'obbligatorietà di vaccinazione per gli atleti e lo staff che parteciperà alle prossime Olimpiadi invernali. Nessuna conferma, mentre Pechino vaglia soluzioni diverse. 

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L'informazione non è ancora stata confermata ufficialmente, ma arriva dall'informatissimo Klaus Zaugg di Watson. Notizia che fa capolino in concomitanza con l'esclusione di Granit Xhaka, capitano della nazionale svizzera di calcio, che trovato positivo al coronavirus e non vaccinato dovrà saltare la gara di qualificazione per la Coppa del Mondo di sabato sera contro l'Italia.

René Fasel, membro del CIO e presidente della IIHF si è espresso in merito alla questione del vaccino per i giocatori di hockey che parteciperanno alle prossime Olimpiadi invernali, Giochi che avranno luogo a Pechino in febbraio dell'anno prossimo. 

«Abbiamo ricevuto istruzioni (non ufficiali n.d.r.) che tutti i partecipanti ai Giochi di Pechino devono essere vaccinati. Presumo che questo sarà implementato».

Hockey, vaccino, Svizzera

Intanto, in Svizzera, non vige nessun obbligo di vaccinazione tra i club di hockey.

Il direttore sportivo del Berna, Andrew Ebbett, si è espresso in merito, intervistato proprio da Zaugg: «Possiamo solo dire che la vaccinazione sarebbe una buona cosa. Se un giocatore vuole essere vaccinato o meno è una sua decisione personale».

Anche Ebbet, segue la linea adottata da Tami e Yakin intervistati in merito al caso Xhaka. La linea offerta dalla Confederazione non prevede l'obbligo di vaccinazione.

Un cruccio che oggi sta colpendo non solo il mondo dell'hockey professionistico in Svizzera, una tegola che potrebbe cadere nelle mani di Fisher, ma che interessa gran parte della popolazione del paese, dei paesi del mondo. 

La scommessa cinese

Intanto il comitato internazionale olimpico (CIO) e quello cinese non danno ancora notizia in merito, con gli organizzatori del grande paese alle prese con un evento che servirebbe da grande magnete per un'industria turistica invernale in fase ancora embrionale - anche se i numeri offerti dal grande gigante dell'est sono già impressionanti -.

Si punta a 300 milioni di persone impegnate negli sport invernali. Nella stagione 2018-2019, 224 milioni di persone hanno praticato sport invernali in tutta la Cina, secondo la China Tourism Academy. La Cina ha ora un totale di 654 piste di ghiaccio standard in tutto il paese, un aumento del 317 per cento dal 2015. 803 stazioni sciistiche, con un aumento del 41 per cento dal 2015.

«La Cina sarà una nuova destinazione per gli sport invernali», dice Yang, direttore della comunicazione per il Comitato Olimpico cinese.

«Questa sarà una delle più grandi eredità di Pechino 2022 e continua la grande eredità costruita da Pechino nel 2008».

Soluzioni e contraccolpi

C'è ancora tempo per trovare soluzioni in merito alla sicurezza dei Giochi cinesi. Un approccio sarebbe quello di stabilire un obbligo vaccinale per gli atleti olimpici e lo staff, qualcosa che il Giappone ha evitato. Ma questo richiederebbe alla Cina di riconoscere l'efficacia dei vaccini prodotti fuori dai suoi confini; una cosa che il governo di Pechino sarà riluttante a fare. Più ambiziosamente, la Cina potrebbe tentare di implementare dei corridoi e delle bolle per tutti i coinvolti. Misure che hanno già fallito altrove, ed è improbabile che Pechino prenda un tale rischio mentre è sotto i riflettori di tutto il mondo.

C'è ancora tempo prima di Pechino 2022.