Mossa attesa La BNS alza il tasso guida al +1% e apre ad altri aumenti

ats

15.12.2022 - 09:33

L'aumento del tasso guida era previsto e c'è effettivamente stato.
L'aumento del tasso guida era previsto e c'è effettivamente stato.
Keystone

Come altri istituti centrali anche la Banca nazionale svizzera (BNS) inasprisce ulteriormente la sua politica monetaria, per cercare di soffocare l'aumento dei prezzi: la banca ha innalzato di 0,50 punti il suo tasso guida, portandolo dal +0,50% al +1,00%. E non sono esclusi altri ritocchi in futuro, mette in guardia l'entità guidata da Thomas Jordan.

Keystone-SDA, ats

Si tratta di contrastare «l'accresciuta pressione inflazionistica e l'ulteriore diffusione dei rincari», precisa la BNS in un comunicato odierno.

La mossa dell'istituto - che giunge all'indomani di un ritocco della medesima portata operato dalla Federal Reserve americana (il tasso è nella fascia fra 4,25 e 4,50%) e in attesa che la Banca d'Inghilterra e la Banca centrale europea (Bce) scoprano a loro volta le carte - è in linea con le attese della maggioranza degli analisti: 18 su 28 specialisti interrogati nell'ambito di un sondaggio della Reuters prevedevano 0,5 punti, nove 0,75 e uno solo 0,25.

Dopo aver mantenuto il tasso di riferimento fermo per oltre sette anni la BNS aveva già operato una prima stretta di 0,5 punti (da -0,75% a -0,25%) lo scorso 16 giugno, quando si era mossa a sorpresa prima della Bce. Un secondo rialzo era intervenuto il 22 settembre: è stato quello che ha segnato la fine dell'epoca degli interessi negativi, con il passaggio del tasso guida dal -0,25% al +0,50%.

Quello odierno è quindi il terzo intervento verso l'alto nel giro di sei mesi. E non è detto che sia finita: «non è da escludere che si rendano necessari nuovi rialzi», si legge nella nota.

La BNS non considera più troppo elevata la quotazione del franco

Come noto da giugno, la BNS non considera più troppo elevata la quotazione del franco: nel comunicato odierno non parla più nemmeno del tema. Al contrario, la banca conferma la sua disponibilità ad agire all'occorrenza sul mercato dei cambi per garantire stabilità dei prezzi a medio termine: l'istituto ha in tal senso una soglia fissata al 2%.

A questo proposito la BNS mantiene quasi invariate le sue previsioni: i prezzi al consumo dovrebbero salire del +2,9% quest'anno, del +2,4% nel 2023 e del +1,8% nel 2024; tre mesi or sono le stime erano rispettivamente di +3,0%, +2,4% e +1,8%. Il nuovo pronostico si basa peraltro sull'assunto che il tasso guida BNS rimanga pari all'1,0%.

È opinione comune che la forza della moneta elvetica permetta di ergere un vallo contro l'inflazione importata: stando agli ultimi dati (relativi a novembre) il rincaro in Svizzera è infatti al 3,0%, a fronte del 7,1% negli Usa e del 10,0% nell'Eurozona.

Naturalmente il franco forte ha un impatto negativo sulle esportazioni, ma stando alla maggioranza degli esperti l'industria svizzera sembra essersi abituata, nel corso degli anni, a sostenere il fardello monetario. In tal modo l'euro si è ormai stabilmente orientato a un corso inferiore alla parità: stamane la moneta europea veniva scambiata a circa 0,98 franchi. In giugno costava ancora 1,05 franchi.

Le previsioni congiunturali della BNS

La BNS ha approfittato anche del tradizionale esame trimestrale della situazione economica e monetaria per fornire le sue previsioni congiunturali. Secondo i suoi economisti il prodotto interno lordo (Pil) della Svizzera dovrebbe crescere quest'anno del 2,0%: valore più preciso, ma sostanzialmente identico a quello avanzato tre mesi or sono, che era «circa 2%».

Viene per contro ritenuto probabile che l'indebolimento della domanda dall'estero e gli elevati prezzi energetici frenino sensibilmente l'attività economica nel 2023: su tale sfondo, per l'anno prossimo la Banca nazionale si aspetta una crescita «attorno allo 0,5%».

Si tratta della prima previsione dell'istituto per il prossimo anno ed è soggetta a rischi significativi, mette in guardia la BNS, che fa riferimento a una possibile crisi energetica europea, a un'inflazione galoppante con conseguente strette monetarie e a un rigurgito della pandemia.