Panico tra gli investitori Crollo in borsa in un'ennesima giornata di passione per Credit Suisse

hm, ats

15.3.2023 - 21:23

Immagine d'illustrazione
Immagine d'illustrazione
KEYSTONE

Ennesima giornata di passione oggi, mercoledì, per Credit Suisse (CS), protagonista di un crollo in borsa che è tornato a generare il panico in tutto il settore bancario mondiale. L'azione è arrivata a perdere oltre il 30%, scendendo ai minimi di sempre.

15.3.2023 - 21:23

I problemi di CS partono da molto lontano, ma le ultime difficoltà sono legate alle indicazioni espresse oggi dal suo principale azionista, Saudi National Bank (SNB): il presidente dell'istituto saudita Ammar Al Khudairy ha escluso ulteriori aiuti finanziari all'istituto elvetico.

«La risposta è un no assoluto», ha affermato a una domanda posta da Bloomberg. «Per molte ragioni, le più semplici delle quali sono di carattere normativo e statutario», ha aggiunto.

Come si ricorderà, SNB è diventato nuovo azionista di maggioranza lo scorso autunno in occasione dell'aumento di capitale di CS e attualmente detiene il 9,9% delle azioni della società.

Per la prima volta il titolo CS scende sotto i 2 franchi

Le parole di Al Khudairy hanno avuto un effetto immediato in borsa: pochi minuti prima delle 11:00 il titolo CS è sceso per la prima volta nella storia sotto i 2 franchi e da allora il calo si è ampliato ulteriormente.

Gli operatori finanziari hanno visto sui loro schermi la curva puntare sempre più in basso, anche perché, contrariamente ad altri mercati, quello elvetico non prevede sospensioni per eccesso di ribasso: il -10% è quindi diventato -15%, poi -20% e alle 14:30 si è giunti al -30%, con l'azione scambiata a 1,55 franchi. Solo a quel punto il titolo si è un po' risollevato: alle 16:30 la flessione era del 17% a 1,85 franchi.

«La prossima banca a saltare sarà Credit Suisse»

Intanto sulle altre piazze finanziarie e a Wall Street succedeva di tutto: anche gli altri valori bancari hanno assunto posizioni di caduta libera, con in Svizzera UBS che ha visto volatilizzarsi il 7%, mentre negli Stati Uniti colossi quali Citigroup e Wells Fargo perdevano il 5%.

Il settore, già sotto pressione per il fallimento dell'istituto statunitense Silicon Valley Bank (SVB), teme la caduta di altre banche: l'agenzia S&P ha tagliato il rating dell'istituto First Republic al livello BB+, cioè a «junk», spazzatura.

E intanto Robert Kiyosaki, cofondatore di Rich Dad Company e investitore che aveva previsto il collasso di Lehman Brothers, ha pronunciato parole inquietanti: «Il problema è il mercato delle obbligazioni e la mia previsione è che la prossima banca a saltare sarà Credit Suisse».

«È una questione che riguarda le autorità elvetiche»

Sulla Confederazione sono così planati anche richiami all'ordine provenienti dall'estero: la prima ministra francese Elisabeth Borne ha invitato le autorità svizzere ad affrontare i problemi della sua seconda banca.

«È una questione che riguarda le autorità elvetiche: deve essere risolta da loro», ha affermato la 61enne in un intervento al senato, aggiungendo che il ministro delle finanze francese Bruno Le Maire «sarà in contatto con il suo omologo svizzero nelle prossime ore».

Il capo del governo francese ha anche sostenuto che le banche francesi non sono colpite dal fallimento da SVB. Ma le rassicurazioni dei governi – negli scorsi giorni era sceso in campo anche il presidente americano Joe Biden – non bastano in questo momento a placare il panico fra gli investitori.

«Abbiamo solidi coefficienti patrimoniali, un bilancio solido»

Stamane, poco prima della bufera, il presidente del consiglio di amministrazione di Credit Suisse Axel Lehmann aveva ancora mostrato sicurezza.

«Abbiamo solidi coefficienti patrimoniali, un bilancio solido: quindi il sostegno dello stato non è un tema che riguarda la nostra banca», aveva detto in occasione di una conferenza sul settore finanziario in Arabia Saudita.

Secondo il dirigente «non sarebbe corretto paragonare gli attuali problemi di Credit Suisse con il recente collasso della Silicon Valley Bank, soprattutto perché le banche sono regolamentate in modo diverso». «Abbiamo già preso la medicina», ha aggiunto il 64enne, aggiungendo che la seconda banca elvetica è ben avviata nel suo programma di ristrutturazione.

La società è impegnata in una profonda ristrutturazione

Anche gli investitori assumono però ora le loro medicine e lo fanno in dosi massicce, sotto forma di credit default swap (Cds): i certificati di assicurazione che proteggono contro l'insolvenza di una società sono saliti oggi al valore record di 625 punti, per il periodo a cinque anni, in relazione a CS. A titolo di paragone i valori analoghi per il concorrente UBS sono a 87 punti.

Ieri il presidente della direzione di Credit Suisse Ulrich Körner si era detto fiducioso sui progressi della profonda ristrutturazione della banca. Ma nel rapporto d'esercizio pubblicato nello stesso giorno l'istituto di credito aveva anche ammesso che i deflussi di clienti stavano continuando.

Come noto la società è impegnata in una profonda revisione della sua attività, dopo le disavventure occorse negli ultimi anni. Nel 2022 l'istituto ha subito una maxi perdita di 7,3 miliardi di franchi, che segue il rosso di 1,6 miliardi dell'anno prima.

CS avrebbe «chiesto un segnale di sostegno alla Finma»

Intanto alla luce del crollo dei suoi titoli in borsa Credit Suisse (CS) avrebbe chiesto alla Finma, l'autorità elvetica di vigilanza dei mercati finanziari, di dare un segnale di sostegno: lo scrive oggi, mercoledì, pomeriggio il «Financial Times» (FT), rifacendosi a fonti informate.

Contattato dall'agenzia Awp una portavoce di CS non ha voluto commentare né l'articolo della testata inglese né il tracollo del corso dell'azione in borsa. Anche la Banca nazionale svizzera (BNS) non ha desiderato prendere posizione sul tema. Stando a persone vicine a CS è però probabile che la banca sia in contatto con le autorità.

Nel frattempo secondo il «Wall Street Journal» la Banca centrale europea (Bce) avrebbe da parte sua contattato le banche su cui vigila: stando al quotidiano statunitense l'istituto di Francoforte vuole sapere quali esposizioni hanno le società europee nei confronti di Credit Suisse.

Helfenstein: CS ancora «molto ben capitalizzato»

Credit Suisse (CS), che sta attraversando una burrasca in borsa, è ancora «molto ben capitalizzato», ha dichiarato sempre oggi, mercoledì, André Helfenstein, direttore dell'entità elvetica dell'istituto. Di fronte all'emorragia di liquidità, la banca sta cercando di recuperare clienti e capitale.

«La nostra banca è molto ben capitalizzata», ha dichiarato Helfenstein durante un'intervista diffusa dal «Blick TV». Alla fine dello scorso anno, CS aveva un rapporto di capitale di classe 1 (Tier 1) del 14,1%, in aumento rispetto al 12,6% di fine settembre. Il rapporto di indebitamento (CET1) era del 5,4%, in aumento rispetto al 4,1% di fine settembre.

Facendo riferimento alle attività svizzere, che contano 1,5 milioni di clienti, il dirigente ha dichiarato che sono «ben posizionate e redditizie».

La Confederazione starebbe valutando la stabilizzazione

Le autorità svizzere e Credit Suisse stanno valutando le opzioni per stabilizzare la banca. Lo riporta l'agenzia di stampa statunitense «Bloomberg» citando alcune fonti, secondo le quali fra le ipotesi allo studio c'è un potenziale sostegno alla liquidità, ma anche una separazione della divisione svizzera della banca per procedere a un'unione con UBS. Al momento non è stata presa alcuna decisione, riferisce Bloomberg.

hm, ats