Industria e geopolitica Swissmem: Cina è fondamentale, Svizzera adotti solo sanzioni Onu

hm, ats

13.7.2021 - 17:01

Swissmem vuole poter continuare a fare affari in Cina.
Swissmem vuole poter continuare a fare affari in Cina.
Keystone

Avere buoni rapporti con la Cina è fondamentale: lo afferma Swissmem, l'associazione dell'industria meccanica, elettrotecnica e metallurgica elvetica.

13.7.2021 - 17:01

L'associazione invita la Svizzera a non lasciarsi coinvolgere nei conflitti fra grandi potenze, ad applicare solo le sanzioni decise dalle Nazioni Unite e a non lanciare pubblici strali in materia di diritti umani.

Da decenni la Confederazione ha un rapporto speciale con la Cina e spesso ha funto da pioniera, si legge in un comunicato diffuso oggi dalla centrale padronale in occasione della pubblicazione di uno studio sulle condizioni quadro nel paese asiatico.

Vanno a questo proposito ricordati il riconoscimento diplomatico della Repubblica Popolare Cinese nel 1950 e l'accordo di libero scambio del 2014. Secondo Swissmem l'industria elvetica ha mostrato lo stesso spirito pionieristico: con i suoi investimenti e la creazione di posti di lavoro ha dato un importante contributo alla nascita di una classe media in Cina e ha permesso a milioni di persone di sfuggire alla povertà.

I buoni rapporti vengono considerati molto importanti in mondo sempre più bipolare, con la contrapposizione Usa-Cina. Lo studio mette in luce il pericolo che le aziende svizzere vengano sempre più spesso coinvolte in una giungla legale caratterizzata da norme – promulgate dai vari paesi – extraterritoriali e in contraddizione fra loro.

Un'incertezza nociva agli affari, contro cui Swissmem intende operare con una politica basata su tre tre pilastri e altrettanti principi: in primo luogo le imprese devono offrire servizi e prodotti irrinunciabili; secondariamente la Confederazione – attraverso iniziative diplomatiche e la politica dei buoni uffici – deve assumere un ruolo centrale; terzo, è necessario puntare sulla neutralità, per rimanere credibili.

A quest'ultimo proposito stando a Swissmem la Svizzera dovrebbe adottare solo le sanzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu (dove come noto la Cina ha diritto di veto) e assicurarsi che i 26 cantoni non siano usati per aggirare normative altrui. In generale – osserva l'organizzazione – le sanzioni e i boicottaggi non hanno comunque avuto quasi nessun effetto negli ultimi decenni: al contrario, hanno danneggiato soprattutto le popolazioni locali e talvolta hanno anche alimentato conflitti fra stati.

L'accennata politica dei tre pilastri non vuole escludere le critiche alla situazione dei diritti umani all'estero, sia in relazione alla Cina che ad altre nazioni, sottolinea l'organismo. Tuttavia, tali critiche dovrebbero essere espresse da un lato attraverso le piattaforme previste a questo scopo dalle organizzazioni delle Nazioni Unite e dall'altro attraverso il dialogo bilaterale: gli ammonimenti pubblici vanno evitati, perché le discussioni dietro le quinte sono molto più efficaci. Swissmem chiede quindi la rapida ripresa del dialogo sui diritti umani tra la Cina e la Svizzera.

L'organizzazione è convinta che il commercio internazionale e le attività globali delle aziende elvetiche, con i loro 550'000 dipendenti all'estero, non solo migliorano il benessere generale e agiscono contro la povertà, ma danno anche un contributo positivo ai diritti umani. Con la strategia presentata, le imprese elvetiche e la Svizzera in generale possono assumere al meglio la loro responsabilità globale, conclude l'associazione.

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