ChiesaMea culpa di alcune diocesi e vescovi svizzeri dopo la ricerca sugli abusi
SDA
13.9.2023 - 20:50
Scuse, denunce, promesse di cambiamento: oltre alla diocesi di Lugano, anche altri vescovi mercoledì hanno reagito alla pubblicazione dello studio pilota dell'università di Zurigo sugli abusi sessuali nella Chiesa cattolica in Svizzera.
Keystone-SDA, SDA
13.09.2023, 20:50
13.09.2023, 22:10
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Vari vescovi hanno reagito alla pubblicazione dello studio pilota dell'università di Zurigo sugli abusi sessuali nella Chiesa cattolica in Svizzera.
I ricercatori hanno censito 1'002 abusi sessuali dagli anni '50 del secolo scorso.
Ci sono state scuse, denunce e promesse di cambiamento.
I ricercatori hanno censito 1'002 abusi sessuali dagli anni '50 del secolo scorso. A loro avviso, questi sono solo la punta dell'iceberg, perché la maggior parte dei casi non è stata denunciata e diversi documenti sono stati distrutti.
Gli storici hanno potuto provare la distruzione di documenti nelle diocesi di Lugano e Sion. «Non ho distrutto alcun documento negli archivi», ha assicurato il vescovo di Sion Jean-Marie Lovey, nel corso di una conferenza stampa.
Ha però confermando che il suo predecessore ha eliminato documenti. «Il vescovo Norbert Brunner mi ha dato la chiave degli archivi segreti e un documento che mostrava cosa aveva distrutto e cosa era rimasto», ha spiegato.
In Vallese 19 casi dal 2015
Il vescovo ha menzionato un totale di 19 casi di abusi sessuali emersi in Vallese dal 2015. Di questi, «quattro o cinque» sono stati segnalati alla diocesi di Sion e uno ha coinvolto un sacerdote.
Lovey è stato accusato di insabbiamento nell'ultima edizione del SonntagsBlick ed è oggetto di un'indagine interna da parte della Conferenza episcopale svizzera.
Se sarà dimostrato che ha deliberatamente dissimulato casi di abuso, il vescovo di Sion ha annunciato che farà un passo indietro durante l'indagine, ma che non si dimetterà, precisa il sito Catt.ch.
Denuncia penale a San Gallo
A San Gallo, il vescovo Markus Büchel ha ammesso errori in relazione a un caso di abusi sessuali compiuti dal 2002 di cui è accusato un sacerdote noto con un soprannome.
Monsignor Büchel ha affermato che quando è entrato in carica nel 2006, il vescovo uscente Ivo Fürer non gli ha trasmesso alcun caso aperto di abuso. Fürer era coinvolto nelle indagini avviate in seguito alle segnalazioni contro il prete.
Nessun provvedimento documentato
All'epoca gli esperti della diocesi avevano chiesto che il sacerdote si dimettesse dalla sua posizione nella diocesi e che il suo operato fosse oggetto di verifiche. Il vescovo non prese però alcun provvedimento documentato e il caso non fu segnalato a Roma.
Nel 2012, dopo nuove accuse, il sacerdote in questione è stato trasferito in un monastero, secondo lo studio dell'ateneo zurighese, ma è comunque rimasto attivo nella diocesi.
Oggi, il vescovo Büchel considera un «grande errore» da parte sua non aver controllato le verifiche effettuate dal suo predecessore. Ora ha avviato un'indagine preliminare e ha presentato una denuncia penale contro ignoti poiché la diocesi non conosce l'identità del sacerdote a cui si fa riferimento.
Accuse già emerse domenica
Domenica, solo due giorni prima della presentazione dello studio dell'università di Zurigo, il SonntagsBlick ha pubblicato una lettera inviata a fine maggio all'attenzione del nunzio apostolico in Svizzera, in cui vengono formulate accuse contro membri emeriti e in carica della Conferenza dei vescovi svizzeri (CVS) e altri presbiteri in merito alla gestione di casi di abusi sessuali.
Alcuni di loro sono anche accusati di aver commesso, in passato, molestie sessuali. A seguito della rivelazione del settimanale, la CVS ha annunciato la stessa domenica l'avvio il 23 giugno di un'inchiesta preliminare.
Il SonntagsBlick accusava anche il vescovo di Losanna, Ginevra e Friburgo, Charles Morerod, di non essere intervenuto dopo alcune denunce.
Mercoledì Morerod ha dichiarato a Keystone-ATS di non poter commentare queste accuse perché «i fatti sono stati sottoposti agli organi competenti», cioè la giustizia dello Stato e della Chiesa. Non vuole interferire in queste indagini, i cui risultati permetteranno di «prendere le misure necessarie», ha aggiunto nelle sue risposte scritte.
Abate di St. Maurice sotto indagine
Sempre mercoledì l'abate di St. Maurice (VS) e membro della CVS, monsignor Jean Scarcella ha annunciato si essere sotto indagine da parte di Roma per presunti abusi sessuali.
«L'indagine riguarda anche un'accusa che mi è stata rivolta», spiega l'abate in una lettera inviata ai media. «Al fine di garantire l'indipendenza dell'inchiesta, ho deciso, in accordo con il Consiglio dell'abbazia e con il presidente della CVS, di sospendere il mio incarico di abate di Saint-Maurice fino alla fine dell'indagine», ha aggiunto.