Addio all'uomo che Henry Kissinger definì «il più pericoloso d'America»: Daniel Ellsberg, la talpa all'origine della clamorosa fuga di notizie militari dei Pentagon Papers, è morto all'età di 92 anni nella sua casa di Kensington in California. Lo stesso Ellsberg aveva annunciato in marzo di essere malato di cancro al pancreas e di aver rifiutato le cure.
Daniel Ellsberg parla durante un'intervista a Los Angeles il 23 settembre 2009. Dietro di lui un manifesto che lo raffigura in cui è definito «il più pericoloso uomo d'America». L'analista governativo e informatore che nel 1971 fece trapelare i «Pentagon Papers» è morto a 92 anni.
Daniel Ellsberg, whistleblower e attivista per la pace degli Stati Uniti, riceve il 7° Premio Internazionale per la Pace «Premio Dresda» al Semper Opera House di Dresda, in Sassonia.
Daniel Ellsberg parla ai giornalisti fuori dal Federal Building di Los Angeles, il 17 gennaio 1973, mentre il suo co-imputato, Anthony Russo, al centro a destra, lo guarda.
Daniel Ellsberg, coimputato nel caso dei Pentagon Papers, parla con i media fuori dal Federal Building di Los Angeles, il 28 aprile 1973.
Daniel Ellsberg, indicato all'epoca come la persona che aveva fornito documenti riservati del Pentagono al New York Times, è apparso nel programma televisivo CBS il 23 giugno 1971 in un'intervista filmata, nella quale non disse se fosse stato lui a fornire i documenti al Times. Fonti della CBS riferirono che l'intervista fu filmata a giugno in una località segreta.
Daniel Ellsberg, la talpa dei Pentagon Papers
Daniel Ellsberg parla durante un'intervista a Los Angeles il 23 settembre 2009. Dietro di lui un manifesto che lo raffigura in cui è definito «il più pericoloso uomo d'America». L'analista governativo e informatore che nel 1971 fece trapelare i «Pentagon Papers» è morto a 92 anni.
Daniel Ellsberg, whistleblower e attivista per la pace degli Stati Uniti, riceve il 7° Premio Internazionale per la Pace «Premio Dresda» al Semper Opera House di Dresda, in Sassonia.
Daniel Ellsberg parla ai giornalisti fuori dal Federal Building di Los Angeles, il 17 gennaio 1973, mentre il suo co-imputato, Anthony Russo, al centro a destra, lo guarda.
Daniel Ellsberg, coimputato nel caso dei Pentagon Papers, parla con i media fuori dal Federal Building di Los Angeles, il 28 aprile 1973.
Daniel Ellsberg, indicato all'epoca come la persona che aveva fornito documenti riservati del Pentagono al New York Times, è apparso nel programma televisivo CBS il 23 giugno 1971 in un'intervista filmata, nella quale non disse se fosse stato lui a fornire i documenti al Times. Fonti della CBS riferirono che l'intervista fu filmata a giugno in una località segreta.
Nel 1971 i «Pentagon Papers »imbarazzarono l'amministrazione Nixon segnando un punto di svolta nella guerra del Vietnam e permettendo a New York Times e Washington Post una serie di scoop equivalenti, per l'epoca, alle più recenti rivelazioni di Wikileaks.
«Magari averlo avuto ai tempi del Vietnam», aveva detto all'ANSA, parlando di Julian Assange, lo stesso Ellsberg, andato a Londra per dare una mano all'australiano nella conferenza stampa in cui Wikileaks lanciò nel 2010 la pubblicazione di oltre 400 mila documenti sulla guerra in Iraq.
Commissionati nel 1967 dal segretario alla Difesa Robert McNamara, i Pentagon Papers permisero di scoprire che varie amministrazioni avevano mentito all'opinione pubblica e al Congresso ordinando l'escalation delle operazioni militari in Vietnam pur nutrendo seri dubbi sulle possibilità di successo.
Uno stratagemma per avere i documenti
Ellsberg, analista militare ed ex Marine conquistato alla causa della pace, era entrato in possesso del dossier e l'aveva segretamente fotocopiato. Aveva poi contattato il giornalista del New York Times Neil Sheehan, ex corrispondente in Vietnam col dente avvelenato per gli orrori della guerra, a patto di leggergli, non di consegnargli materialmente, i documenti.
La moglie di Neil suggerì una via di uscita: sarebbe toccato allo stesso Sheehan fotocopiare le settemila pagine dei Papers per poi consegnarle al giornale.
Il caso è diventato un film con Tom Hanks e Meryl Streep
Raccontata nel film di Steven Spielberg «The Post» con Meryl Streep e Tom Hanks – a dare il volto al giornalista fu Justin Swain mentre Ellsberg fu interpretato da Matthew Rhys – è memorabile la scena in cui la scatola dei Pentagon Papers viaggia su un sedile accanto a Sheenan sull'aereo per New York.
La vicenda portò poi a un braccio di ferro sulla libertà di stampa. Dopo tre giorni di scoop a raffica, l'amministrazione Nixon riuscì a fermare il Times accusando il giornale di spionaggio e il testimone della pubblicazione passò al Washington Post.
Alla fine il caso arrivò alla Corte Suprema che, in nome del Primo Emendamento, diede via libera ai media.