I più letti del 2019 Ciò che oggi fa ancora soffrire Natascha Kampusch

tmxh / tsch

11.10.2019

Tredici anni fa Natascha Kampusch, si liberava del suo rapitore dopo diversi anni di martirio. Qui la giovane risponde alle domande di Markus Lanz.
Tredici anni fa Natascha Kampusch, si liberava del suo rapitore dopo diversi anni di martirio. Qui la giovane risponde alle domande di Markus Lanz.
ZDF

Natascha Kampusch, vittima di rapimento, ha sopportato molto ed è stata oggetto di molto odio, anche dopo la sua liberazione. Oggi, la giovane donna di 31 anni, ospite nella trasmissione di Markus Lanz sulla ZDF, rievoca quei difficili momenti.

La sua storia ha fatto il giro del mondo e commuove ancora oggi molte persone: il 23 agosto 2006, Natascha Kampusch, che all'epoca aveva 18 anni, scappa dal suo rapitore che l'aveva tenuta rinchiusa in una cantina per otto anni.

La storia della sua fuga si è trasformata in un evento mediatico internazionale, nel corso del quale la sua versione dei fatti è stata messa in discussione. La giovane ha dovuto affrontare ostilità e odio aperto. Oggi, 13 anni dopo, Natascha Kampusch, ospite della trasmissione tedesca «Markus Lanz» sulla ZDF, ha ricordato quei tempi. «Sono passata dall'avere un solo nemico ad un ambiente con moltissimi nemici», spiega.

Invitata da Markus Lanz, Natascha Kampusch ha evocato i discorsi ostili e i commenti pieni d'odio di cui è stata oggetto sui social network. «Di tanto in tanto, mi chiedevo se gli altri non preferissero che mi suicidassi», ha confidato la giovane donna di 31 anni.
Invitata da Markus Lanz, Natascha Kampusch ha evocato i discorsi ostili e i commenti pieni d'odio di cui è stata oggetto sui social network. «Di tanto in tanto, mi chiedevo se gli altri non preferissero che mi suicidassi», ha confidato la giovane donna di 31 anni.
ZDF

«Ho riflettuto a lungo sugli errori che avrei commesso in questa storia», ricorda la giovane austriaca. Alla fine, è giunta alla conclusione che l'errore era «ascoltare», continua riferendosi alla bufera mediatica. Natascha ricorda che, fin dall'inizio, aveva percepito diffidenza anche fra i ranghi della polizia.

Ostilità di «bassa lega»

Tuttavia, le reazioni della società sono state particolarmente opprimenti. «Le persone bisbigliavano in mia presenza o mi additavano», spiega la giovane. Era «veramente orribile». Quando Markus Lanz le ha domandato dove si verificavano tali episodi, lei ha risposto: «Il più delle volte per strada, dove le persone potevano allontanarsi velocemente. Non potevano sopportare di starmi davanti per più di qualche minuto.»

Inoltre, Natascha aveva la sensazione che «le emozioni negative suscitate da quel crimine inimmaginabile si fossero improvvisamente rivolte contro di lei poiché l'autore non era più in vita».

Malgrado la sua difficile situazione, prosegue, non ha mai pensato al suicidio. «No, ero riuscita a liberarmi da sola. Di tanto in tanto, mi chiedevo se non fossero gli altri a preferire che mi togliessi la vita.» Ancora oggi, la giovane donna riceve spesso commenti ostili sui social network, come ha già spiegato. Frasi come: «Se almeno fossi rimasta in quella cantina» oppure «Muori».

Le immagini del giorno

Tornare alla home page