PandemiaCosa sappiamo sulle due nuove varianti del virus Sars-CoV-2?
ATS
6.1.2021
L'emergere nel Regno Unito e in Sudafrica di due nuove varianti del virus Sars-CoV-2, più contagiose secondo i primi dati, preoccupa molto la comunità internazionale. Cosa sappiamo finora? Alcune risposte.
Rilevata a novembre nel Regno Unito, la variante B.1.1.7, ora chiamata VOC 202012/01, «probabilmente» ha avuto origine nel sud-est dell'Inghilterra a settembre, secondo l'Imperial College di Londra.
Si è rapidamente diffusa in tutto il Regno Unito ed è stata ora rilevata in dozzine di paesi in tutto il mondo, dagli Stati Uniti alla Corea del Sud alla Svizzera, India, Francia e Danimarca.
La maggior parte di questi casi sono legati al Regno Unito, ma per alcuni non è stato possibile rintracciare alcun legame con questo paese, a dimostrazione che questa variante si è già diffusa a livello locale. Ciò sta accadendo in Danimarca, dove sono stati identificati 86 casi, o a Ginevra, come riferito domenica dalle autorità del cantone.
Presente in diversi cantoni
Martedì in conferenza stampa le autorità federali hanno fatto sapere che in Svizzera sono stati identificati 28 casi in cantoni diversi: Berna, Zurigo, Ginevra, Vaud, Vallese e San Gallo.
La maggior parte di queste persone infette sono entrate in contatto con persone provenienti dalla Gran Bretagna, ma per alcuni casi non si è potuto stabilire alcun nesso con questo Paese.
Questo indica che «il virus si propaga anche in Svizzera, solo che non conosciamo ancora l'ampiezza del fenomeno, anche se rimane piccolo», ha ammesso Virginie Masserey, responsabile della sezione Controllo delle infezioni dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP).
Diverse mutazioni
Un'altra variante, chiamata 501.V2, è ora maggioritaria in Sudafrica. È stata rilevata in campioni risalenti a ottobre e poi individuata in alcuni altri paesi in tutto il mondo, tra cui Regno Unito, Francia e Svizzera. Per entrambe le varianti, i casi sono probabilmente sottostimati, dicono gli esperti.
Queste due varianti presentano diverse mutazioni, una delle quali, denominata N501Y, è al centro dell'attenzione. Si trova sulla proteina spike del coronavirus, una punta sulla sua superficie che gli consente di legarsi al recettore ACE2 nelle cellule umane per penetrarle e quindi svolge un ruolo chiave nell'infezione virale.
La mutazione N501Y è nota per aumentare la capacità del virus di legarsi al recettore ACE2. «Non esiste una relazione chiaramente stabilita tra l'attaccamento al recettore ACE2 e una maggiore trasmissibilità, ma è plausibile che esista una tale relazione», afferma il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) .
Più trasmissibile?
Diversi studi scientifici, non ancora sottoposti a «peer review» (valutazione critica delle ricerche scientifiche da parte di esperti con pari competenze ndr.) e basati principalmente su modelli, concludono che la variante britannica è molto più trasmissibile.
Secondo i calcoli della London School of Hygiene and Tropical Medicine (LSHTM) quindi la variante britannica è dal 50 al 74% più contagiosa.
Per il loro ultimo rapporto, pubblicato giovedì, i ricercatori dell'Imperial College di Londra hanno analizzato migliaia di genomi del virus Sars-CoV-2 sequenziati tra ottobre e dicembre.
Secondo due metodi diversi, concludono che questa variante ha un «vantaggio significativo» in termini di contagiosità: dal 50 al 75% più contagioso, o un tasso di riproduzione del virus (R) compreso tra 0,4 e 0,7 superiore al virus «iniziale».
Anche i risultati preliminari per la variante sudafricana mostrano una maggiore trasmissibilità, ma sono disponibili meno dati.
Più problematico?
«Non ci sono informazioni che le infezioni da questi ceppi siano più gravi», osserva l'ECDC. Ma il rischio «in termini di ricoveri e decessi è alto».
Una variante del Sars-CoV-2 con «il 50% in più di trasmissibilità rappresenterebbe un problema molto maggiore di una variante il 50% in più letale», insiste su Twitter l'epidemiologo britannico Adam Kucharski, dimostrazioni statistiche alla mano.
Con un tasso di riproduzione di 1,1, un tasso di mortalità dello 0,8% e 10'000 persone infette, dopo un mese si avrebbero 129 morti, spiega. Se il tasso di mortalità fosse aumentato del 50%, il numero di morti raggiungerebbe 193. Ma se il tasso di trasmissibilità aumentasse del 50%, 978 morti sarebbero da deplorare.
L'impatto sarebbe quindi particolarmente evidente nei paesi in cui anche un piccolo aumento della trasmissibilità spingerebbe il tasso di riproduzione sopra 1, accelerando l'epidemia.
Inoltre, i primi studi sulla variante britannica mostrano anche una maggiore contaminazione dei giovani sotto i 20 anni. Fattore questo che riapre la discussione sulla chiusura delle scuole in molti paesi.
Quanto sono efficaci i vaccini?
Per le due varianti, «in questa fase non sono disponibili informazioni sufficienti per stimare (se rappresentano) un rischio sull'efficacia dei vaccini», dice l'ECDC. La variante sudafricana sembra sollevare più interrogativi rispetto a quella inglese su questo punto.
Una specifica mutazione presente in questa variante potrebbe teoricamente «aiutarla a raggirare la protezione immunitaria conferita da una precedente infezione o dalla vaccinazione», ha spiegato lunedì il professor François Balloux dell'University College di Londra, citato dal britannico Science Media Center.
Tuttavia, non c'è nulla che indichi in questa fase che questa mutazione sia sufficiente a rendere la variante sudafricana resistente ai vaccini attuali, ha voluto sottolineare il professor Balloux.