Epidemia In Italia la curva delle infezioni non risale nonostante le riaperture

ATS

26.5.2020 - 22:05

In Italia, dalla riapertura del 4 maggio, i dati indicano che la diffusione del nuovo coronavirus continua a calare.
In Italia, dalla riapertura del 4 maggio, i dati indicano che la diffusione del nuovo coronavirus continua a calare.
Source: KEYSTONE/EPA/MATTEO BAZZI

È andata bene in Italia la riapertura del 4 maggio dopo il lockdown imposto dalla pandemia di Covid-19. I dati indicano che il senso di responsabilità ha avuto la meglio sulla diffusione del nuovo coronavirus, anche se alcune regioni meritano ancora attenzione.

C'è soddisfazione fra gli esperti, ma anche un forte invito a proseguire nei comportamenti prudenti perché, come ha detto il presidente dell'Accademia di Lincei Giorgio Parisi, i dati che vediamo potrebbero essere la punta di un iceberg.

La situazione è buona in tutta Italia, dove Sardegna, Calabria, Molise, Basilicata e la provincia autonoma di Bolzano si confermano le regioni più virtuose, con zero nuovi contagiati.

Buoni anche i dati della Protezione civile sui decessi, mai così pochi dal 2 marzo con un aumento di 78 in 24 ore; il totale è salito a 32.955. Anche il numero dei malati è in calo, con 2.358 meno di ieri (in totale 52.942) così come i ricoveri in terapia intensiva (20 in meno di ieri), mentre salgono a 144.658 guariti e dimessi (2.677 più di ieri).

Si dirada il mistero sui dati della Lombardia

Si dirada il mistero sui dati della Lombardia, soprattutto quelli sui decessi che domenica 25 erano scesi a zero e risaliti a 34 lunedì; oggi se ne registrano 22. È anche la regione che continua a registrare il maggior numero dei casi in Italia: in 24 ore se ne sono registrati 159 in sui 397 a livello nazionale. »

In realtà è almeno dal 14 marzo che si assiste, anche a livello nazionale, a un calo dei decessi in corrispondenza della domenica», osserva il fisico Giorgio Sestili, fondatore e fra i curatori della pagina Facebook «Coronavirus-Dati e analisi scientifiche».

In numero dei decessi, ha spiegato, viene comunicato da ospedali e Asl alle Regioni e poi a Protezione civile e ministero della Salute. «È un meccanismo che si inceppa la domenica, forse perché c'è meno personale» ed «è così in tutta Italia dall'inizio dell'epidemia, con un picco dei decessi verso il basso quasi tutte le domeniche e la notifica delle morti giorno dopo».

Se nel caso dei tamponi questo rallentamento è più facile da capire, per i decessi l'ipotesi è di un ritardo nelle notifiche: «non può escludere – ha osservato – che i 34 decessi di lunedì in Lombardia siano avvenuti domenica e comunicati in seguito».

Si guarda con attenzione anche al Piemonte

Si guarda con attenzione anche al Piemonte, seconda regione con più casi dopo la Lombardia e dove nell'ultima settimana si è vista una riduzione costante fino ai 48 di ieri, oggi risaliti a 86. Il numero dei casi sta subendo delle oscillazioni anche in Liguria, dove i casi avevano toccato il minimo ieri, con 17, mentre oggi sono risaliti di 53 unità.

Complessivamente i contagiati in Italia sono 230.555: un numero che il presidente dell'Accademia dei Lincei, il fisico Giorgio Parisi, ha definito la punta di un iceberg nell'audizione davanti alla Commissione Igiene e Sanità del Senato. «Il numero vero è più alto», ha osservato, e «le stime vanno dal mezzo milione a cinque milioni. Vediamo quindi la punta di un iceberg, ma non vediamo l'iceberg sommerso».

I dati comunicati dalla Protezione civile si basano infatti sui tamponi fatti a chi ha sintomi gravi della Covid-19, ma considerando l'andamento complessivo della curva epidemica che descrivono si può dire che «questa prima foto della riapertura del 4 maggio è andata bene: non c'è stata una ripresa dei contagi in nessuna regione – ha detto Sestili – e i piccoli focolai sono isolati e gestiti molto bene».

Ora non resta che attendere i risultati che descrivono quanto è successo dopo la riapertura del 18 maggio: «li conosceremo – ha detto Sestili – soltanto fra due settimane. Vedremo».

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