Francia Depardieu sulle accuse di stupro: «Non posso più tacere. Ecco la mia verità»

SDA

1.10.2023 - 19:26

Gérard Depardieu
Gérard Depardieu
Keystone

«Non posso più permettere quello che sento, che leggo su di me da qualche mese». Ma «di fronte al tribunale mediatico» mi resta «soltanto la mia parola»: è quanto scrive in una «lettera aperta» al quotidiano Le Figaro, l'attore francese Gérard Depardieu, 74 anni.

L'attore, sotto inchiesta per «stupro» e «violenze sessuali», negando di aver mai violentato una donna, ha visto diversi suoi spettacoli interrotti o disturbati dalle proteste di militanti femministe.

Per questo, dopo aver osservato il silenzio sulle accuse che gli sono state mosse, ha deciso di uscire allo scoperto.

«Credevo di potermene fregare, scrive Depardieu, ma no, non è così. Tutto questo mi colpisce. Peggio ancora, mi spegne. Oggi non posso più cantare canzoni di Barbara (la celebre artista francese, cantautrice ed attrice, ndr) perché una donna che voleva cantarle con me mi accusa di stupro. Vi dico, finalmente, la mia verità. Mai, nel modo più assoluto, ho abusato di una donna».

«Voleva cantare con me, le ho detto no, mi ha denunciato»

Ed ecco la sua versione: «una donna è venuta da me una prima volta, con il passo leggero, salendo nella mia stanza di sua volontà. Oggi afferma di essere stata stuprata. C'è tornata una seconda volta. Fra noi non c'è stata mai né costrizione, né violenza, né proteste.».

Lei voleva cantare con me le canzoni di Barbara al Cirque d'Hiver. Le ho detto di no. E lei mi ha denunciato». La donna, attrice, è Charlotte Arnould, era forse «sotto l'influsso» di qualcuno o qualcosa? Si chiede Depardieu.

Ma risponde: «tutto siamo sotto l'influenza di qualcuno o qualcosa. Io stesso sono influenzato: dal mio DNA, dalla famiglia, dalla società, dal denaro, dallo spettacolo, dall'alcool, e dal cinema».

«Ormai, non posso più far sentire la sua voce»

«Per tutta la mia vita, scrive ancora, sono stato un provocatore, esagerato, a volte volgare. Davanti al tribunale mediatico, al linciaggio che mi viene riservato, posso opporre soltanto la mia parola».

«Non sono né un violentatore, né un predatore, continua, sono soltanto un uomo, ma sono anche una donna, che canta. E che canta una donna, Barbara. Vedere che a concerti dopo concerti, degli estremisti, senza riguardo, mostrano cartelli calunniosi, sporcare, vandalizzare, interrompere urlando le canzoni di Barbara, questa donna profondamente femminista, significa seppellirla un'altra volta. Ormai, non posso più far sentire la sua voce».