Il vulcano ecuadoriano Sangay nelle ultime 24 ore ha intensificato le eruzioni, creando una colonna alta dieci chilometri di lapilli e ceneri, che riversatesi su sei province, determinando allarme per le coltivazioni, il bestiame e le riserve idriche.
In una conferenza stampa ieri sera, l'Istituto geofisico dell'Ecuador ha ricordato a Quito che il Sangay (5230 metri) si trova nella provincia meridionale di Morona Santiago ed è il più attivo dei vulcani ecuadoriani. Nell'ultima giornata è stato al centro di un incremento dell'attività sismica, accompagnato da un centinaio di esplosioni.
Da parte sua il Servizio nazionale di gestione dei rischi e delle emergenze (Sngre) ha confermato che una grande quantità di ceneri ha colpito una quarantina di cantoni delle province di Chimborazo, Bolívar, Guayas, Los Ríos, Manabí e Santa Elena.
Tracciando un quadro della situazione, il direttore del Sngre, Rommel Salazar, ha prima di tutto confermato che «al momento non si hanno notizie di morti o feriti» per poi chiedere alle autorità locali di predisporre misure di emergenza riguardanti la protezione delle riserve idriche, l'alimentazione del bestiame e la restrizione dell'apertura delle attività commerciali e delle attività all'aria libera.
Infine, la grande quantità di ceneri depositatasi sulla pista dell'aeroporto di Guayaquil, capitale industriale dell'Ecuador, ne ha comportato la chiusura per sette ore.