Giornate letterarie di Soletta Fabiano Alborghetti: «Tutto parte da un corpuscolo»

sifo, ats

28.5.2022 - 14:55

Il poeta Fabiano Alborghetti ha proposto una lettura della sua recente raccolta di poesie «Corpuscoli di Krause» alle Giornate letterarie di Soletta. Per l'occasione, Keystone-ATS lo ha incontrato.

28.5.2022 - 14:55

La raccolta, per i tipi Gabriele Capelli Editore, è uscita lo scorso mese di marzo. Il titolo prende il nome dai 150'000 «sensori del freddo» presenti nella cute e «attivi da 0 a 40°C». Questi si riattivano a 45°C: «ma perché se devono avvertire il freddo si riattivano quando in realtà fa caldo?», questa la domanda che Fabiano Alborghetti si è posto.

«Per me è stato un segnale d'allerta per una rinnovata attenzione verso qualcosa quando la realtà non è più normale», spiega. Questo qualcosa può essere qualsiasi cosa, e nella raccolta è presente sotto diverse forme, dalla pandemia alla morte.

L'occhio di Plimsoll

Ad aprire il libro, composto di sei sezioni distinte ma che dialogano fra loro, la poesia «L'occhio di Plimsoll» commissionata dall'ambasciata svizzera in Israele per il progetto «Wake-up! Diplomacy Towards a Healthy Future» (Sveglia! La diplomazia verso un futuro sano), spiega Alborghetti.

«Questo programma era teso a offrire contenuti culturali o di riflessione in un tempo di pandemia, nel 2021», precisa. All'interno del titolo «L'occhio di Plimsoll», che voleva usare in precedenza ma non ci era mai riuscito, ha trovato il fil rouge «in cui riuscire a parlare non soltanto della pandemia ma delle frizioni, delle difficoltà».

«L'occhio di Plimsoll, è un segno convenzionale sulle fiancate delle navi per permettere loro una navigazione sicura riguardo al carico», spiega.

Alborghetti è partito dal presupposto che anche l'essere umano è una nave e deve portare molti fardelli. Da qui la poesia è nata molto velocemente: «Normalmente ci metto tanto tempo a trovare la voce per uno scritto, in questo caso è uscita come un fiume».

«I testi di questa prima sezione si chiudono volutamente sempre con un punto di domanda che poi bizzarramente è diventato anche il punto di domanda che chiude il libro», spiega.

Questo «per interrogare noi stessi su quello che possiamo fare ma non solo nel qui e ora ma, più in generale, verso il futuro», precisa. «Questo punto di domanda è qualcosa che ci muove verso un cambiamento».

Un messaggio di speranza quindi, perché «laddove avviene l'ombra, e nella vita di ombre siamo chiamati a sperimentarne anche troppe e troppo spesso, la speranza è quella che ci porta al domani», spiega.

Viaggio fra diverse dimensioni

Nelle note del libro si scopre che per scrivere diverse poesie Alborghetti si è immedesimato nel tema, ad esempio tagliando legna nei boschi per «Legni, Colombe» o intervistando varie persone in cerca di lavoro per la «Sezione del lavoro». «È il mio stile, io devo vivere di persona tutto quello che scrivo», afferma.

«'Legni, Colombe' parla di resistenza del legno, che poi è una metafora per la violenza, ho voluto fare l'esperienza di persona», prosegue. Il «mettersi in rapporto con gli altri, con la vita delle altre persone e con un sentimento che non è il mio, mi permette di capire talvolta meglio anche me stesso», afferma.

L'ultima sezione è invece dedicata alla fisica quantistica e per scriverla «ho studiato tantissimo».

Esperienza collettiva

Nella raccolta Alborghetti allude all'esperienza collettiva. «La grande Storia arriva a essere tale perché ci sono tante piccole storie fatte da tanti piccoli uomini e nell'insieme poi arrivano a comporre il monolite, ma tutto parte da un corpuscolo, da qualcosa di molto piccolo, dalla storia personale», spiega.

«La letteratura non può dare una risposta perché le persone devono essere interrogate, devono trovare soprattutto la risposta da sé secondo la propria cultura, formazione, sensibilità», indica. L'obiettivo è stimolare la riflessione perché ognuno giunga alla sua propria risposta da sé.

«La poesia soprattutto ha più libertà rispetto alla prosa perché ha un linguaggio diverso, perché può lavorare per frammenti», spiega.

Alborghetti viene spesso descritto come un poeta di largo respiro, perché attraverso le sue poesie racconta un'intera storia. «Normalmente in poesia scrivo romanzi, sin dal primo libro ho sempre svolto le mie narrazioni in poesia come un libro in prosa», spiega. «Corpuscoli di Krause» è diverso però perché composto di molte «micro-narrazioni».

Due testi sono molto personali e riguardano «una mia malattia personale e la morte di mio padre, laddove però cerco di rapportarmi comunque con le esperienze degli altri», afferma. In particolare, riguardo all'esperienza della morte, che ci accomuna tutti, dice di aver allargato lo «sguardo per cercare comunque di parlare di molti altri e soprattutto di parlare della consapevolezza del perdono prima che la morte accada».

Oltre ad essere poeta, Alborghetti, nato a Milano nel 1970 e residente in Ticino, è promotore culturale e presidente della Casa della Letteratura per la Svizzera italiana. Nel 2018, con il romanzo in versi «Maiser» si è aggiudicato il Premio svizzero di letteratura.

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