LetteraturaÈ morto Dominique Lapierre, lo scrittore degli ultimi
SDA
4.12.2022 - 20:02
Lo scrittore Dominique Lapierre, mondialmente conosciuto per le sue opere, molte delle quali sono state adattate al cinema, è morto domenica a 91 anni.
Keystone-SDA
04.12.2022, 20:02
05.12.2022, 08:28
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Da Madre Teresa di Calcutta, Dominique Lapierre aveva imparato che «tutti possiamo fare qualcosa per cambiare le ingiustizie del mondo».
L'insegnamento di una vita per l'ex cronista rampante di Paris Match, l'autore di bestseller mondiali come «La città della gioia», che fino alla fine si è impegnato in prima persona per i diritti degli ultimi, in particolare in India, dove ha fondato con la moglie Dominique l'associazione Action pour les enfants des lépreux de Calcutta, devolvendo metà dei diritti d'autore a sostegno di asili e centri per la lotta alla lebbra e alla tubercolosi.
Un impegno che gli è valso più alta onorificenza indiana, Padma Bhushan, chiesta a suo nome da migliaia di persone, che hanno inviato al governo una lettera lunga dodici chilometri.
Lapierre è morto a 91 anni in una casa di riposo: il post pubblicato sui social dall'associazione indiana Asha Bhaban che ne ha annunciato la scomparsa è stato confermato da Mondadori, la sua storica casa editrice in Italia.
Ha conosciuto i potenti del Mondo
Nato nel 1931 a a Châtelaillon-Plage, pubblica il primo romanzo nel 1949, «Un dollaro mille chilometri», in cui racconta un lungo viaggio on the road attraverso gli Stati Uniti.
Assunto da Paris Match, viaggia a lungo, conoscendo i grandi del pianeta, da Charles De Gaulle a Ben Gurion, da Giovanni Paolo II a Nelson Mandela.
Il primo best-seller
Il suo destino si incrocia con quello dello statunitense Larry Collins, conosciuto negli anni della leva militare. Un'amicizia e una collaborazione che sfociano nel primo bestseller, «Parigi brucia?», pubblicato nel 1965, romanzo-cronaca – da cui verrà tratto l'omonimo film di René Clement.
Nel libro i due autori, attraverso carte segrete ritrovate negli archivi tedeschi, documenti d'epoca, ordinanze, verbali e ricordi dei testimoni ricostruiscono perché l'ordine di bruciare Parigi dato da Hitler non venne poi eseguito e la città fu salva.
Sulle tracce di Gandhi e Madre Teresa
Dopo «Gerusalemme Gerusalemme!», altro successo internazioonale firmato dalla formidabile coppia, Lapierre chiede consiglio al suo maestro, Raymond Cartier, che gli consiglia di concentrarsi sull'India.
Di qui il lungo viaggio sulle tracce di Gandhi, a bordo di una vecchia Rolls Royce Silver Cloud: è l'inizio di una lunga storia d'amore, da cui nasceranno «Stanotte la libertà», racconto epico sulla lotta per l'indipendenza indiana, firmato a quattro mani con Collins.
E poi, dopo l'incontro con Madre Teresa, «La città della gioia»: il riscatto della speranza e dell'amore tra l'inferno della miseria, le inodnazioni, al fame e le malattie delle bidonville di Calcutta. Milioni di copie vendute nel mondo e un film, diretto da Roland Joffé, con protagonista Patrick Swayze.
«In Mezzanotte e cinque a Bhopal», scritto con il giornalista spagnolo Javier Moro, Lapierre descrive il peggiore disastro industriale della storia, quando nel 1984 il gas tossico fuoriuscì dalla fabbrica di pesticidi della 'Union Carbide India Ltd', consociata della multinazionale statunitense causando tra i 16'000 e i 30'000 morti e più di 200'000.
Con i diritti delle vendite aiuterà negli anni le vittime del disastro, migliaia di donne di tutte le età che ancora soffrono per le conseguenze come il cancro all'utero e mettono al mondo figli malformati.
«Gli ultimi saranno i primi»
Firma ancora «New York brucia? »(con Larry Collins), romanzo fantapolitico che lega l'imminente esplosione di una bomba atomica a New York con l'abbandono da parte di Israele dei territori palestinesi occupati; «Un arcobaleno nella notte», in cui indaga le origini dell'apartheid, raccontando l'epopea iniziata nel 1652 da un manipolo di coloni olandesi inviati all'estremità del continente africano per coltivare ortaggi per la compagnia olandese delle Indie orientali, macchiata da quasi 50 anni di segregazione, e che «solo grazie a un idolo dell'umanità come Nelson Mandela, che per me è allo stesso livello di Gandhi, non è finita nel sangue», spiegava.
Tra le sue ultime opere, «India mon amour» e «Gli ultimi saranno i primi», in cui Lapierre riannoda il filo della sua esistenza e ripercorre il suo impegno per resistuire a tanti esseri umani la dignità e una speranza per il futuro.
Lascia la figlia Alexandra, anche lei scrittrice, che vive tra Italia e Francia ed è apprezzata soprattutto per i romanzi storici.