Giustizia Condannati in quattro per una rapina all'UBS di Ginevra

ev, ats

21.12.2022 - 21:41

Immagine illustrativa/foto d'archivio.
Immagine illustrativa/foto d'archivio.
KEYSTONE

Il Tribunale correzionale di Ginevra ha riconosciuto mercoledì quattro uomini colpevoli per la rapina con presa di ostaggi avvenuta nel settembre 2013 a una succursale dell'UBS di Ginevra. Al principale accusato è stata inflitta una pena detentiva di cinque anni e quattro mesi. Un quinto imputato è stato invece assolto.

Keystone-SDA, ev, ats

La rapina era avvenuta nel primo pomeriggio del 24 settembre 2013 nella succursale dell'UBS situata nel quartiere della stazione Cornavin. Tre degli accusati, fingendosi poliziotti, avevano preso in ostaggio i familiari di un impiegato e l'avevano costretto a consegnare loro i soldi.

Mentre sostava per una pausa davanti all'istituto bancario, il dipendente era stato avvicinato da uno sconosciuto che gli aveva mostrato una fotografia della famiglia, presa in ostaggio nella sua abitazione.

L'impiegato era tornato nella succursale, era sceso nel caveau della banca e aveva riempito di denaro due sacchi, poi consegnati all'individuo, prima di allertare la polizia. Dopo aver preso in consegna il bottino, stimato all'epoca ad un milione di franchi, lo sconosciuto era fuggito dapprima a piedi, poi con uno scooter guidato da un complice.

Gli imputati hanno contestato di aver preso parte alla rapina

Gli imputati hanno tutti contestato di aver preso parte alla rapina, il cui bottino ammontava a 1,25 milioni di franchi. La corte non ha creduto alle loro «spiegazioni fantasiose». Nello stabilire le pene, tuttavia, i giudici hanno tenuto conto dei ritardi nelle indagini. Il caso ha richiesto nove anni prima di arrivare al processo.

L'imputato considerato la «mente» della banda è stato condannato più severamente: gli sono stati inflitti cinque anni e quattro mesi di carcere. Questo plurirecidivo aveva, tra l'altro, studiato le abitudini dell'impiegato di banca che i rapinatori avevano ricattato prendendo in ostaggio i membri della sua famiglia.

Il tesoriere

L'imputato, che fungeva da «tesoriere», è stato condannato a cinque anni di reclusione in parte sospesi. Ha avuto il compito di distribuire il bottino tra i protagonisti. Ha anche organizzato la fuga del capo della banda in Marocco, prenotandogli un volo discreto su un aereo privato.

Un trentenne cresciuto ad Annemasse, nella vicina Francia, che ha partecipato alla rapina, è stato condannato a sei mesi di prigione da scontare. Secondo il tribunale, ha avuto un ruolo di supervisione, ma ha agito senza violenza o crudeltà. Da allora si è rifatto una vita e ha trovato un lavoro regolare.

Cinghia di trasmissione

Il tribunale ha anche riconosciuto colpevole un uomo che ora vive a Dubai. Questo imputato era la «cinghia di trasmissione» tra i diversi protagonisti. Secondo i giudici, è stato lui a trasmettere i messaggi prima e dopo la rapina, quando sono sorte tensioni tra i rapinatori a causa del bottino.

L'ultimo imputato, anch'egli di Annemasse, è stato assolto con il beneficio del dubbio. Il suo DNA è stato trovato su un pezzo di nastro adesivo usato per legare i membri della famiglia dell'impiegato di banca, ma è stato trovato anche un altro DNA sconosciuto.