StudioIl rischio di infezione varia da un luogo all’altro
uri con DPA
25.2.2021
Il coronavirus di propaga nell’aria principalmente tramite aerosol. Di conseguenza, nella quotidianità, il luogo in cui ci si trova concretamente costituisce un fattore determinante.
La vaccinazione contro il Covid-19 lascia sperare in una prossima fine della pandemia. Ma, sfortunatamente, il processo non sarà così veloce e nel frattempo occorre fare attenzione a non contagiarsi. Gli aerosol che circolano nell’aria giocano un ruolo importante a tal fine. Molti esperti si sono recentemente espressi in merito ai rischi.
Specialmente sui percorsi di jogging più frequentati, ci si può avvicinare pericolosamente a corridori che ansimano per la fatica. Secondo Gerhard Scheuch, ex presidente della Società internazionale per gli aerosol in medicina, ora consulente anche dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA), il rischio non è tuttavia così grande come pensa la maggior parte delle persone.
«La gente deve uscire dagli spazi chiusi»
«Quando passeggiate, non avete veramente bisogno di fare attenzione», ha recentemente spiegato Gerhard Scheuch in un’intervista rilasciata all’emittente radio Deutschlandfunk. All’esterno, il rischio di infezione aerea è «molto, molto basso anche quando si cammina», ha precisato. Tuttavia, ha concesso, non bisogna necessariamente «essere in due o tre in uno spazio stretto parlandosi a lungo». In quel caso il rischio aumenta, ma la situazione non diventa veramente pericolosa, ha spiegato Gerhard Scheuch.
«All’esterno, l’ideale è restare sempre in movimento»
Secondo l’esperto, il problema è paragonabile al fatto di stare accanto ad un fumatore che ci soffia costantemente il fumo in faccia: «In questo modo siete esposti al tabagismo passivo.» All’esterno, l’ideale è restare sempre in movimento, ha dichiarato l’esperto, che è quindi anche «molto favorevole all’idea secondo la quale la gente debba uscire dagli spazi chiusi, uscire all’aria aperta». Ciò ha ugualmente permesso di contenere la pandemia durante l’estate, ha aggiunto.
Il rischio legato ai jogger è probabilmente molto basso
Gerhard Scheuch non vede un gran pericolo neppure nei jogger che si incrociano per strada. Secondo lui, la concentrazione di virus durante un incontro così breve non è sufficiente a provocare il contagio. L’anno scorso, alcuni calcoli avevano già dimostrato che accorre trascorrere circa «15 minuti insieme per essere contagiati», ha ricordato.
Tuttavia, secondo Gerhard Scheuch, un incontro con un jogger non dura mai tanto a lungo. «Che si tratti di jogging, escursione, camminata, penso che non ci sia assolutamente pericolo», sostiene l’esperto.
A questo stadio è tuttavia opportuno tenere conto del fatto che i pareri degli esperti sono spesso molto discordanti, ha indicato. Se si rispettano le disposizioni dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) e se si indossa sempre la mascherina quando non può essere rispettata la distanza di 1,5 metri, siamo di sicuro a posto.
Per altro, un nuovo studio che indaga il rischio di infezione in svariati spazi chiusi ha dato luogo ad affermazioni chiare. Tuttavia, gli esperti, tra cui Gerhard Scheuch, non le condividono tutte.
Rischio elevato nelle palestre, nelle scuole e negli uffici
Alcuni ricercatori dell’università tecnica di Berlino hanno pubblicato, in un breve rapporto, dei calcoli del rischio di infezione in base a diversi scenari al chiuso, dai parrucchieri ai supermercati, passando per cinema e palestre. Nell’ambito di questi calcoli, che non sono tuttavia ancora stati esaminati da esperti indipendenti né pubblicati su riviste scientifiche, il responsabile dello studio Martin Kriegel e la sua collega Anne Hartmann si concentrano su luoghi frequentati come teatri, ristoranti e scuole.
Le variabili prese in considerazione sono principalmente la durata della visita (stimata in un’ora in un supermercato), l’intensità dell’attività (elevata in una palestra) e il grado di ventilazione del luogo. Viene supposto il rispetto delle regole di igiene e di ventilazione e l’effetto protettivo della mascherina è compreso al 50%. Viene aggiunta una condizione ulteriore: sul posto, insieme ad altre persone, è presente anche un individuo infetto.
«Il rischio dal parrucchiere è relativamente basso»
In tali condizioni, il rischio è relativamente basso dal parrucchiere così come nei musei, teatri e cinema di dimensioni limitate, ma anche nei supermercati. É invece nettamente più elevato nei centri di fitness e soprattutto nelle aule scolastiche, così come negli uffici open space e collettivi.
Domande fondamentali senza risposta
«É molto interessante paragonare situazioni tipiche per farsi un’idea generale», afferma Martin Kriegel. «Si tratta di un modello di stima semplice ma che si fonda su di un modello di rischio d’infezione dettagliato e convalidato su focolai reali», riconosce l’esperto.
Tuttavia, precisa, domande fondamentali di ordine medico rimangano senza risposta, come la quantità di virus presente nelle particelle di aerosol e la concentrazione di virus necessaria per un’infezione. «Ci vorrà una maggiore collaborazione interdisciplinare per ottenere un modello esaustivo e globale.»
Numerose ipotesi
Gerhard Scheuch invita tuttavia alla prudenza nell’interpretazione dei risultati: solo una parte della moltitudine di fattori d’influenza è ad oggi nota e lo studio formula numerose ipotesi, ha precisato. «Simili calcoli sono incredibilmente complessi.» I risultati, che quantificano i rischi in maniera molto puntuale, danno l’impressione di una precisione che non esiste, ha aggiunto.
«Il pubblico deve capire che l’apertura delle scuole si accompagna a un rischio molto elevato.»
Il chimico Jos Lelieveld mette in evidenza il confronto degli scenari. «In realtà, il messaggio è semplice», spiega il direttore dell’istituto di chimica Max-Planck di Magonza. «Se un gruppo di individui trascorre un lungo periodo di tempo in uno spazio chiuso con una persona infetta, il rischio di contagio è molto alto. Nel giro di qualche ora gli aerosol carichi di virus si accumulano e può essere raggiunta la quantità contagiosa.»
Ciò vale, ad esempio, per le scuole secondarie, per le quali il rischio può essere facilmente rappresentato, tenuto conto delle dimensioni comparabili delle classi e delle sale, precisa. Il rischio negli uffici è ugualmente evidente: «Queste affermazioni sono giuste e importanti», sottolinea Jos Lelieveld. «Il pubblico deve comprendere che l'apertura delle scuole comporta un rischio elevato.» Inoltre, aggiunge, la quota di telelavoro può essere ulteriormente migliorata in Germania.
Considerare tutte le eventualità
Jos Lelieveld critica altre affermazioni formulate nell’ambito dello studio, come il rischio nelle piscine coperte, che Martin Kriegel ritiene considerevole. Lo stesso Lelieveld ha respinto una domanda da parte di un’associazione delle piscine per calcolare il rischio di infezione. «Per questo bisognerebbe essere in grado di simulare il flusso di aerosol all’interno di grandi sale. É impossibile», sottolinea. Per i ristoranti e le palestre, è altrettanto difficile lasciarsi andare ad affermazioni precise, aggiunge: «Non sosterrò mai questo genere di affermazioni.»
Il fisico Eberhard Bodenschatz sottolinea come sia relativamente facile stimare le probabilità d’infezione in determinate condizioni. Tuttavia, precisa, è importante tenere conto di tutte le eventualità.
Per esempio, se persone che erano già in contatto tra di loro si danno appuntamento in un ristorante, potrebbe essere che l'intero gruppo sia contagioso senza saperlo. In questo caso, la probabilità che altre persone siano contaminate da aerosol infettivi è molto più alta rispetto a quanto accade dal parrucchiere, per esempio, dove i clienti si recano di solito indipendentemente l'uno dall'altro.
L'importanza di un numero limitato di casi
Qualunque sia il luogo, il rischio di contagio dipende molto da un fattore: la prevalenza del virus nella popolazione. «Se la prevalenza diminuisce, anche la probabilità che, in uno spazio chiuso, vi sia una persona infetta si riduce.
Gli esperti sottolineano che le decisioni politiche dipendono anche da molti altri fattori. Martin Kriegel, autore dello studio, non vuole che i suoi calcoli vengano percepiti come un incoraggiamento ad allentare le misure di protezione. «Non voglio fare raccomandazioni, sottolinea. Forniamo informazioni. Non siamo coinvolti nei processi decisionali.»