Animali Amarena, il direttore del Parco: «Mai uccisa una mamma orsa», il killer preso di mira sui social

SDA / pab

4.9.2023 - 19:27

La speranza di salvare i due cuccioli dell'orsa uccisa la scorsa settimana diminuisce con il passare del tempo. I piccoli non sono autonomi. Andati a vuoto finora i tentativi di catturarli. Intanto lo sparatore, perseguitato pesantemente sui social, si sfoga: «Non vivo più». La sua casa è sorvegliata.

Amarena con i suoi due cuccioli una manciata di gironi prima di essere uccisa. Non ha mai attaccato nessuno.
Amarena con i suoi due cuccioli una manciata di gironi prima di essere uccisa. Non ha mai attaccato nessuno.
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Forse è già troppo tardi? Sono già morti di fame o predati da altri animali? Non si sa. Quello che si sa è che il tempo è davvero tiranno.

Infatti, i due cuccioli di Amarena, l'orsa uccisa la notte del 31 agosto, a colpi di fucile a San Benedetto dei Marsi (L'Aquila), non sono autonomi perché hanno pochi mesi di vita.

Questo significa che non sono in grado di procurarsi il cibo per vivere e nemmeno sanno difendersi dagli altri predatori.

Se n'è avvistato solo uno

Fino a domenica notte tutti i tentativi di catturarli con trappole e reti, sono falliti miseramente.

La delusione sta tutta nelle parole espresse lunedì mattina da Luciano Sammarone, il direttore del Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise: «È la prima volta che affrontiamo una situazione del genere, non era mai stata uccisa una mamma orsa con i cuccioli nella storia del Parco, esiste un protocollo per il recupero dei piccoli, ma non era mai stato attivato».

«C'è differenza tra il dire e il fare. Ieri (domenica, ndr) abbiamo avvistato un solo cucciolo, stiamo cercando di capire se sia sempre lo stesso oppure sono i due fratelli divisi».

Giova ricordare che, come spiegano gli esperti, per catturare e quindi salvare i due cuccioli, non si può usare del narcotizzante poiché sono troppo piccoli (hanno tra i 5 e i 6 mesi di vita).

I guardiaparchi del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise e i carabinieri forestali dell'Aquila devono quindi usare delle reti e delle trappole con del cibo. Ma, come detto, finora lo si è fatto senza successo.

Il killer attaccato sui social: «Non vivo più»

Per la vicenda, accusato del reato 544bis del codice penale italiano, cioè di uccisione di animali, è indagato un 56enne, che è stato pesantemente preso di mira sui social.

Subito, come riferiscono i media locali, dopo la sua identificazione, infatti, sui social si è scatenata una caccia all'uomo, sommerso di minacce ed insulti. Alcuni utenti hanno addirittura pubblicato la sua foto e le sue generalità complete. Ecco perché s'è subito deciso, da parte dell'Autorità giudiziaria di Avezzano, di allestire una sorveglianza addirittura permanente armata fuori il cancello della proprietà dell'individuo, dove ha ucciso Amarena.

L'uomo è diventato un bersaglio: «Ricevo in continuazione telefonate e messaggi di morte. Tutta la mia famiglia è sotto una gogna», dichiara ai media il killer ben tre giorni dopo aver ucciso l'orsa.

L'uomo afferma che aveva capito di aver sbagliato non appena ha esploso il colpo: «Sono tre giorni che non dormo e non mangio», racconta. «Non è giusta questa violenza e questo martirio che ci stanno facendo», dichiara la moglie.