Al museo Photo Elysée La leggenda della fotografia Josef Koudelka a Losanna

gsi, ats

3.11.2022 - 16:14

Josef Koudelka era presente oggi a Losanna per presentare la retrospettiva consacratagli da Photo Elysée.
Josef Koudelka era presente oggi a Losanna per presentare la retrospettiva consacratagli da Photo Elysée.
Keystone

Nella sua nuova mostra, il museo Photo Elysée di Losanna propone una retrospettiva del fotografo ceco Josef Koudelka. Le immagini dell'84enne sull'esilio e le comunità marginali hanno segnato la storia della fotografia.

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Per Nathalie Herschdorfer, direttrice di Photo Elysée (ex-Musée de l'Elysée), è «una leggenda della fotografia» a svelarsi in questa esposizione, la prima del museo nella nuova sede di Plateforme 10, dopo il programma inaugurale di quest'estate. Questa retrospettiva è nata dall'esplorazione meticolosa degli archivi personali di Koudelka, ricca di 30'000 stampe a contatto.

Da questa selezione sono risultate diverse serie, tutte in bianco e nero. Fra queste, «Gitans» (Gitani), visto che il fotografo ha vissuto a lungo a contatto con le comunità rom, di cui amava immortalare i personaggi «come attori di un teatro», spiega il curatore della mostra, Lars Willumeit.

«Ha instaurato legami con queste comunità nel corso di diversi decenni. Una di loro gli ha persino dato il soprannome di Ikonar – creatore di icone – perché usava le sue foto nei luoghi di preghiera», prosegue il curatore. Un soprannome che funge da titolo alla mostra.

Una vita sulla strada

Dopo un'incursione nel mondo rom, è la volta della sezione intitolata «Invasion 1968» sull'invasione sovietica di Praga, evento che Koudelka ha documentato per conto dell'agenzia Magnum. I suoi scatti hanno fatto il giro del mondo, ma hanno anche provocato «una frattura» nella sua vita, prosegue Willumeit.

Costretto a fuggire dalla Cecoslovacchia, Koudelka inizia una vita da nomade. I suoi «esili» costituiscono il fil rouge di un'altra parte della mostra, nella quale il fotografo mostra l'epilogo e la solitudine. Come con i rom, si intrattiene con persone che vivono al margine della società.

L'arte di fare una bella foto

Presente a Losanna per l'inaugurazione di questa retrospettiva, la prima in Svizzera dal 1977, Koudelka spiega di aver sempre amato cogliere «delle cose che spariscono», lo stile di vita di alcune comunità o le rovine di siti archeologici.

Sottolinea anche il suo attaccamento ai «simboli di libertà», soprattutto quando vengono assaliti come a Praga nel '68 o negli scatti che mostrano i «muri» che separano Palestinesi e Israeliani.

Per il ceco, che possiede anche la nazionalità francese, una bella fotografia deve «entrare nella memoria» della persona che la guarda e rimanerci.

Questa questione della dimenticanza è importante per l'84enne, che si mostra scettico nei confronti dell'aumento delle foto digitali. «Cosa ne resterà?», si chiede Koudelka, abituato ad archiviare rigorosamente i suoi scatti. Archivi che provano che «tutto quello che ho visto esiste, che non ho sognato», aggiunge.

«Ikonar. Constellations d'archives» aprirà al pubblico sabato e potrà essere visitata fino al 29 gennaio.

Parallelamente, Photo Elysée presenta una seconda esposizione, «D'après nature», sulla fotografia svizzera nel 19esimo secolo. Mostra già presentata al MASI di Lugano tra aprile e luglio e realizzata congiuntamente dai due musei con la Fotostiftung Schweiz di Winterthur.