Marocco Ripreso il processo per le turiste scandinave uccise

ATS

20.6.2019 - 20:53

Nuova udienza in Marocco per l'omicidio di due turiste scandinave
Nuova udienza in Marocco per l'omicidio di due turiste scandinave
Source: KEYSTONE/EPA/JALAL MORCHIDI

Il 25enne ginevrino, con nazionalità ispano-svizzera, accusato assieme ad altre 23 persone di essere coinvolto nell'uccisione di due turiste scandinave in Marocco, ha negato qualsiasi coinvolgimento nell'omicidio davanti al tribunale di Salé, vicino a Rabat.

Uccise e decapitate nel dicembre 2018

Le due studentesse, una 24enne danese e una 28enne norvegese, furono uccise e decapitate in una località isolata dell'Alto Atlante, in una zona apprezzata dagli escursionisti, nella notte tra il 16 e il 17 dicembre 2018.

Gli imputati sono accusati di «apologia del terrorismo», «costituzione di una banda per attentare all'ordine pubblico» e «aiuto premeditato ad autori di atti terroristici».

Le accuse contro l'ispano-svizzero

Nell'udienza di giovedì sono stati ascoltati sette imputati, fra cui il ginevrino trasferitosi in Marocco dopo la sua conversione all'Islam. L'ispano-svizzero, soprannominato «Abdellah», è accusato di aver insegnato ai principali sospettati a usare una messaggistica criptata e di averli addestrati a sparare in una palestra per il paintball.

«Rifiuto qualsiasi idea estremista» e «non sono responsabile per le idee altrui», ha detto. Il giovane ha tentato di raccontare ai giudici «l'intero contesto della sua conversione all'Islam» ma è stato interrotto dalla corte.

«Mi sono sentito male nel vedere il video»

L'uomo ha detto di aver conosciuto Abdessamad Ejjoud, il presunto capo di una cellula jihadista, per caso tramite un imam, anch'egli imputato, ma di aver «tagliato tutti i legami con lui più di un anno fa a causa delle sue idee estremiste».

«Ho invitato Ejjoud con altre persone solo una volta a una partita di paintball. È solo un gioco», ha argomentato. Ha poi affermato di non avere un account Facebook o Telegram e di essersi sentito male dopo aver visto «i primi 10 secondi del video» dell'omicidio.

Nel corso delle precedenti udienze, i principali sospettati hanno ammesso di aver decapitato turisti o di aver filmato la scena con un telefono cellulare.

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