Calcio Lo storico: «Qatar 2022 ricorda Argentina 1978»

hm, ats

20.11.2022 - 15:00

È il 25 giugno 1978: l'Argentina batte per 3-1 l'Olanda ed è campione del mondo.
È il 25 giugno 1978: l'Argentina batte per 3-1 l'Olanda ed è campione del mondo.
Keystone

I mondiali di calcio in Qatar ricordano parecchio quelli del 1978 in Argentina.

Keystone-SDA, hm, ats

Lo stato arabo è impegnato a migliorare la propria immagine di nazione moderna e la coppa del mondo svolge un ruolo centrale in tal senso, sostiene lo storico zurighese dello sport Christian Koller.

«Come i qatarioti, la giunta militare argentina cercò di assicurarsi il favore della comunità mondiale con un'offensiva di pubbliche relazioni su larga scala nel periodo precedente i mondiali», spiega al SonntagsBlick il responsabile dello Schweizerisches Sozialarchiv, l'archivio zurighese specializzato in tematiche sociali.

Investiti 700 milioni

Volontarie amichevoli, giovani e di bell'aspetto dovevano dare al paese un'immagine positiva e aperta. I generali avevano inoltre investito più di 700 milioni di dollari per modernizzare le infrastrutture.

Le violazioni dei diritti umani, la tortura e l'intimidazione dei dissidenti non dovevano trovare spazio nella narrativa della giunta militare.

Coppa al cielo, oppositori torturati

«Un'altra mossa mirata di pubbliche relazioni del regime è stata quella di mantenere in carica l'allenatore nazionale di sinistra César Luis Menotti, a condizione che vincesse la coppa del mondo», spiega Koller.

E mentre la squadra di casa sollevò il trofeo, secondo il copione del presidente generale Jorge Rafael Videla, i membri dell'opposizione venivano torturati a morte. Un totale di 30'000 persone sono state vittime della dittatura militare, anche durante la competizione sportiva.

«Commercializzazione del pallone grottesca»

Per Koller il fatto che i mondiali si tengono in Qatar è da considerare uno sviluppo logico del calcio mondiale.

A suo avviso sotto la guida di Gianni Infantino la Fifa si è trasformata da un'organizzazione sportiva in un'azienda il cui unico obiettivo è aprire nuovi mercati.

«La commercializzazione del calcio sta diventando sempre più grottesca», afferma il 51enne.