Calcio e politica «Mondiali senza gloria»: ecco come il Duce rubò due Coppe Rimet

SDA

24.11.2022 - 14:28

Il calcio e le vittorie della Nazionale italiana facevano parte dei vettori di propaganda usati da Benito Mussolini durante il ventennio
Il calcio e le vittorie della Nazionale italiana facevano parte dei vettori di propaganda usati da Benito Mussolini durante il ventennio
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In un 2022 con l'Italia fuori dai Mondiali di calcio, un libro del giornalista italiano Giovanni Mari accende i fari sui Campionati del 1934 e del 1938 e mette a fuoco le ombre nere che si allungano sulle vittorie azzurre.

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«Mondiali senza gloria» (191 p.) pubblicato da People, gioca su due fronti: primo, svelare la pressante propaganda che il regime fascista costruì attorno al pallone per nascondere repressione e fallimento economico; secondo, ricostruire i trucchi e i reati orditi direttamente da Mussolini per portare la Coppa Rimet a casa.

L'autore, Giovanni Mari, giornalista politico del Secolo XIX, ripercorre come in una moviola in differita tutti i gol regolari annullati agli avversari e tutti i gol irregolari assegnati all'Italia; spiega come il ricorso agli oriundi fosse di fatto fuorilegge; racconta come la Federazione italiana gioco calcio (Figc) elargì ingenti somme alle federazioni straniere per assicurarsi passaggi del turno e trattamenti di favore.

E ricorda come i calciatori italiani, di certo fortissimi (anche se poterono godere delle assenze dei campionissimi inglesi e uruguayani), furono costretti a giocare con il fascio littorio sul petto, talvolta addirittura in camicia nera, e a esibirsi obbligatoriamente nel saluto fascista a inizio partita.

Mussolini aveva bisogno di sviare l'attenzione degli italiani, perché il suo abbattimento del debito pubblico era un artifizio con le gambe corte. Ma, per far funzionare il gioco, Mussolini doveva assicurarsi la vittoria dei suoi campioni: a ogni costo.

Per prima cosa promise alla Fifa un fiume di soldi per l'organizzazione dei Mondiali, anche se le casse del governo erano già state svuotate. Poi ingaggiò calciatori argentini che nel 1930 avevano giocato la finale contro l'Uruguay con la scusa di un nonno italiano, ma li fecero giocare violando la regola dei tre anni di residenza in Italia; infine fece diventare studenti universitari per un paio di mesi i calciatori da schierare alle Olimpiadi di Berlino per mettersi in luce in casa di Hitler.