MaltempoIl Mose non si attiva e Venezia finisce sott'acqua
ATS
17.10.2020 - 16:52
Risveglio amaro oggi per Venezia, tornata a fare i conti con l'acqua alta dopo essere stata protetta per due giorni consecutivi dal Mose.
Senza lo scudo delle paratoie mobili, che vengono attivate per ora con una previsione minima di 130 centimetri, la città ha rivissuto i copioni familiari di una giornata d'autunno 'normale' nel segno della marea.
Il livello è arrivato alle 11.40 a 105 centimetri, invadendo completamente Piazza San Marco. A finire per prima sott'acqua è stata la Basilica, in particolare il nartece di marmi policromi bizantini, destinato ad 'affondare' ogni volta che la marea supera la soglia degli 87 centimetri.
«Il fatto che il Mose funzioni è una risorsa, vuol dire che siamo sulla strada giusta, – sottolinea Carlo Alberto Tesserin, primo Procuratore di San Marco – ma siamo molto preoccupati perché sappiamo che dovremo abituarci a una frequenza sempre maggiore di acqua alte».
Durante le ore più critiche la Basilica è stata chiusa e a fedeli e turisti è stato consentito di salire solo alla terrazza del piano superiore.
Segni che l'edificio non è più in grado di sopportar
La violenza dell'acqua sta lasciando segni che l'edificio non è più in grado di sopportare. «Non ce la facciamo più, la salsedine sta facendo danni che rischiano di essere irreparabili – avverte Tesserin -. Si sta imbibendo in maniera drammatica la pavimentazione, non basta più risciacquare più e più volte con acqua dolce».
Anche tra gli operatori commerciali delle Procuratie la preoccupazione è evidente. Ora che il Mose ha mostrato nei fatti di poter proteggere la città, una giorno di marea morde alle caviglie l'economia della Piazza. «Il sistema di protezione delle dighe funziona, lo ha dimostrato – afferma Raffaele Alajmo, ad del Gran Caffè Quadri – bisogna che venga messo sempre in funzione».
Alternative non ce ne possono essere. «Inutile spendere soldi e tempo in progetti come quello di impermeabilizzare la Piazza- rileva, citando il piano che prevede il restauro degli antichi condotti per evitare dispersioni indesiderate e la possibilità di interruzione della connessione idraulica con il Bacino di San Marco – . Sarebbe un cantiere inutile».
Una possibile soluzione
A offrire una possibile soluzione è il Provveditore alle opere pubbliche del Triveneto, Cinzia Zincone, sul cui capo sono piovute le proteste dei lavoratori marittimi, costretti a bloccare l'attività portuale ogni volta che scatta il Mose.
«È ora di cominciare a studiare la possibilità di sollevarlo per intero – annuncia – ma non in contemporaneità tra le tre barriere, per ottimizzare sia la salvaguardia di Venezia sia la navigazione».
L'idea è quella di «ottenere lo stesso effetto di protezione – precisa Zincone – sollevando la barriera di Malamocco con un lieve ritardo rispetto alle altre».