Pandemia Oltre 2 milioni di morti nel mondo, il Covid accelera ancora

SDA

15.1.2021 - 20:01

La pandemia da coronavirus supera la soglia dei due milioni di morti nel mondo e doppia così il numero di vittime provocate negli anni '50 dall'asiatica e dieci anni dopo dall'influenza di Hong Kong, che provocarono ciascuna la morte di circa un milione di persone.

Anche se il Covid-19 rimane ancora per fortuna molto distante dalle dimensioni dell'influenza spagnola, che fece circa 50 milioni di morti subito dopo la Grande guerra.

Un nuovo triste record, quello segnato dal virus Sars-Cov2, destinato a peggiorare ancora se – come certificano i numeri – la pandemia continua ad accelerare nel mondo: questa settimana i nuovi casi sono cresciuti del 10% rispetto ai sette giorni precedenti.

A testimoniare la progressione quasi militare del virus è la stessa conta dei morti: la soglia di un milione di decessi era stata superata il 29 settembre, vale a dire che in poco più di tre mesi e mezzo sono morte tante persone quante nei sei mesi precedenti. E nello stesso periodo sono stati rilevati circa 60 milioni di nuovi casi.

In alcuni luoghi va peggio che altrove

In alcuni luoghi va peggio che altrove: a Los Angeles ad esempio ormai una persona su tre è stata contagiata dal Covid dall'inizio della pandemia e secondo i dati della contea una persona muore per il virus ogni sei minuti. In Spagna l'aumento dei casi è stato del 94% in una settimana, il dato peggiore d'Europa e il secondo al mondo dopo quello dello Zambia.

A preoccupare sono in questo momento soprattutto le nuove mutazioni del virus che apparentemente lo rendono più facilmente trasmissibile, con il timore che ulteriori variazioni – ma è ancora soltanto una possibilità – finiscano per rendere meno efficaci i vaccini.

In particolare la variante cosiddetta 'brasiliana' del Covid allarma non poco gli scienziati britannici e di altri Paesi, perché considerata potenzialmente più contagiosa di qualsiasi altra mutazione individuata finora.

Al punto che anche l'Organizzazione mondiale della sanità ha chiesto uno sforzo globale per espandere il sequenziamento e la condivisione dei dati sulle nuove varianti e una maggiore collaborazione scientifica per affrontare le incognite.

Un «passaporto sanitario» per i viaggi internazionali?

La stessa Oms è intervenuta anche nel dibattito in corso sull'opportunità di introdurre una sorta di «passaporto sanitario» per i viaggi internazionali, che attesti l'avvenuta vaccinazione. E si è detta contraria all'introduzione di un meccanismo del genere.

Questo perché secondo il Comitato di emergenza dell'agenzia Onu «ci sono ancora incognite critiche sull'efficacia della vaccinazione nel ridurre la trasmissione». Una doccia fredda per chi nell'Unione europea caldeggia da giorni questa soluzione.

Da ultima si è espressa a riguardo anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, con una posizione che appare piuttosto sfumata: se un certificato delle vaccinazioni riconosciuto in tutta l'Ue «è la strada giusta su cui andare avanti» dal punto di vista sanitario – ammette la politica tedesca – è tuttavia «altra questione, con risvolti giuridici e politici tutti da valutare, ciò che sarà permesso fare con questo certificato».

Il passaporto delle vaccinazioni per viaggiare, insomma, resta ancora nel campo delle ipotesi.

Tornare alla home page

SDA