Svizzera Pale eoliche senza voto popolare? PLCH: «È anti democratico»

hm, ats

4.2.2022 - 14:01

Costruire pale eoliche in Svizzera è come erigere dighe idroelettriche nel Sahara, argomenta l'esperto. Nella foto: lavori dell'Azienda Elettrica Ticinese sul San Gottardo.
Costruire pale eoliche in Svizzera è come erigere dighe idroelettriche nel Sahara, argomenta l'esperto. Nella foto: lavori dell'Azienda Elettrica Ticinese sul San Gottardo.
Keystone

I piani del Consiglio federale per snellire le procedure di autorizzazione degli impianti eolici sono anti-democratici, perché mirano ad aggirare l'opposizione della popolazione a una fonte energetica che ha evidentemente poco senso in Svizzera.

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Lo sostiene Michel Fior, segretario generale della federazione Paesaggio Libero Svizzera (PLCH), organizzazione che si batte per la protezione contro l'industrializzazione del paesaggio attraverso gli impianti che sfruttano il vento.

«Il piano è centralizzatore e anti-democratico», afferma Fior ai microfoni della radio romanda RTS. Attualmente nella gran parte dei cantoni sono i comuni ad essere competenti per decidere sulle infrastrutture, entità che sottopongono il tema al voto dei loro abitanti: «c'è quindi una base democratica importante nelle procedure attuali».

«Quello che vuole fare il progetto di Simonetta Sommaruga è sopprimere proprio tale fase, la fase democratica, che in realtà è il più importante, perchè è lì che si gioca tutta la questione della legittimità di questi grandi progetti di energia rinnovabile».

La procedura di ricorso prevista – chiede la giornalista – non è sufficiente? «La via ricorso e la democrazia sono due cose differenti», risponde l'intervistato. «Si toglie alla popolazione la possibilità di votare. La sola possibilità di esprimersi è davanti ai tribunali, ma si parla di una questione completamente differente, con chances di successo vicine allo zero».

«È molto inquietante questo smantellamento dei diritti democratici, ma mi sorprende solo in parte», prosegue Fior. «Credo che il dipartimento di Sommaruga abbia paura della democrazia: ed è vero che quando si guarda agli esiti dei voti nei comuni in relazione ai progetti eolici degli ultimi dieci anni la maggioranza ha detto di no».

«Su 50 votazioni nel 55% dei casi gli oggetti sono stati rifiutati», osserva lo specialista. E la tendenza si sta accentuando: negli ultimi tre anni su 15 progetti sottoposti al vaglio popolare 12 sono stati impallinati, in parte anche «con risultati staliniani, ci sono comuni che hanno detto no al 99%». Nell'ottica del Dipartimento federale dell'ambiente, dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni (DATEC) è evidentemente che il voto popolare è considerato l'anello debole, perché è lì che vengono fermati i progetti.

Secondo il segretario generale di PLCH – organizzazione che si definisce per una politica ragionevole in materia di energia e di pianificazione del territorio – non bisogna snellire le procedure per fare in fretta. «Non si fa una transizione energetica contro la popolazione», sostiene. «Non può funzionare così». L'esperto fa inoltre presente che la strategia energetica 2050 non è un piano di protezione del clima, ma di uscita dal nucleare: «si vuole sostituire una certa quantità di elettricità prodotta con l'atomo con energie dette rinnovabili: ma il nucleare è già un'energia decarbonizzata, quindi non c'è un aspetto climatico».

A suo avviso ci sono ben altre fonti – al di là dell'eolico – che permettono sia di uscire dal nucleare, sia di proteggere il clima: «il fotovoltaico per esempio ha un'enorme grado di accettazione, tutti lo vogliono, ha una marea di vantaggi, l'energia è consumata sul luogo di produzione, può essere auto-prodotta e accumulata sul posto, fa vivere le piccole e medie imprese, costa nettamente meno caro alle collettività pubbliche che le pale eoliche, estremamente onerose e distruttrici per la biodiversità e il paesaggio.

«Il fotovoltaico permetterebbe di decarbonizzare la Svizzera in 30 anni: è il Politecnico federale che lo dice». Per Fior si deve puntare anche sull'idroelettrico, per quanto è possibile farlo. Così facendo si rispetterebbe anche la topografia. «La Svizzera non è un paese adatto all'energia eolica, i venti sono estremamente deboli: innalzare pale eoliche è come come costruire delle dighe nel Sahara», conclude.