Scandalo Pegasus Scandalo Pegasus: aperta un'inchiesta in Francia, 300 nel mirino in Ungheria

SDA

20.7.2021 - 14:12

Immagine d'illustrazione
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archivio Keystone

Un'inchiesta è stata aperta in Francia nel quadro del caso Pegasus sullo spionaggio dei giornalisti: è quanto riferisce la procura di Parigi. In Ungheria invece un totale di circa 300 persone – tra giornalisti investigativi, editori, sindaci di opposizione e noti avvocati – sarebbero stati nel mirino del presunto spionaggio statale condotto attraverso il software.

20.7.2021 - 14:12

L'inchiesta della procura parigina è stata aperta dopo le rivelazioni sul caso Pegasus fatte domenica da un consorzio di media internazionali, tra cui il quotidiano Le Monde.

Nella lista di dieci infrazioni, «oltraggio alla vita privata», «intercettazione di corrispondenza», «accesso fraudolento» ad un sistema informatico ed «associazione criminale». A sporgere denuncia, in Francia, è stato il sito Mediapart, la celebre piattaforma di investigazione di cui due giornalisti, Edwy Plenel e Lénaig Bredoux, sarebbero stati spiati dai servizi segreti del Marocco.

A questo dovrebbe seguire una denuncia simile da parte del settimanale Le Canard Enchaîné, in difesa dell'ex collaboratrice Dominique Simmonnot.

L'inchiesta riguarda, tra l'altro, infrazioni legate all'oltraggio di un sistema informatico, tra cui la potenziale introduzione, estrazione e trasmissione fraudolenta dei dati. L'inchiesta è stata affidata all'Ufficio centrale di lotta alla criminalità legata alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (OCLCTIC).

In Ungheria attacchi dell'opposizione contro il governo 

Ieri il ministro degli Esteri, Peter Szijjarto, ha smentito le rivelazioni dei media sull'utilizzo di questo software da parte di Budapest, ma non si placano oggi gli attacchi dell'opposizione contro il governo.

«Questo scandalo è una vergogna per il nostro Paese», ha detto Gergely Karacsony, sindaco verde di Budapest e uno degli sfidanti del premier Victor Orban alle prossime elezioni. Lo rivelano i media nazionali.

Secondo il presidente della commissione di sicurezza nazionale del Parlamento, Janos Stummer (Jobbik), si tratta del «Watergate ungherese». Stummer voleva convocare la commissione parlamentare per interrogare il governo e i dirigenti dei servizi segreti sulla vicenda, ma il Partito di maggioranza (Fidesz) l'ha impedito sostenendo che si tratta «solo di false informazioni di stampa». «Questo rifiuto vale di un'ammissione», ha replicato Stummer che comunque intende sporgere denuncia.

Intanto, la Federazione dei giornalisti ungheresi (Muosz) si dice «costernata» e, in un comunicato, chiede informazioni chiare dal governo. In Ungheria è in vigore una legge che autorizza i servizi a intercettare e sorvegliare chiunque senza il controllo della magistratura.

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