Giustizia Resta in carcere il capo dei massacratori di Ginevra

ATS

10.5.2019 - 12:20

Immagine d'illustrazione
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DPA / Archivio

Rimarrà in carcere per motivi di sicurezza un 20enne considerato il leader della banda di cinque giovani che il 7 gennaio 2017, nel quartiere di Saint-Jean a Ginevra, avevano aggredito con estrema brutalità due uomini di 36 e 37 anni incontrati per caso.

Lo ha deciso il Tribunale federale. Il giovane, condannato a 15 anni in primo grado, chiedeva la liberazione fino all'esaurimento delle possibilità di ricorso.

Lo scorso 13 marzo il 20enne è stato riconosciuto colpevole di tentato assassinio dalla Corte penale di Ginevra, che ha anche condannato a 12 anni un suo coetaneo per lo stesso reato, compiuto in compagnia di tre minorenni. Le vittime, ritenute morte, erano state lasciate per strada dai cinque delinquenti, che nelle settimane precedenti avevano già compiuto una serie di aggressioni gratuite. Le due vittime, colpite alla testa con una mazza da baseball e a calci, sono oggi gravemente handicappate.

Il Tribunale federale approva la carcerazione

Su richiesta del Ministero pubblico, che temeva la fuga all'estero dei due condannati, il tribunale ne ha ordinato la carcerazione immediata, dopo che erano rimasti a piede libero fino al processo. Il provvedimento, contestato dal principale imputato, è stato confermato dalla Corte di giustizia cantonale. Le garanzie fornite – deposito dei passaporti da parte di diversi membri della sua famiglia, cauzione – sono state giudicate insufficienti.

Nella sentenza pubblicata venerdì, il Tribunale federale approva la decisione della giustizia ginevrina. I giudici supremi di Losanna rilevano che il ricorrente contesta soltanto il rischio di fuga e non le pesanti accuse a suo carico: due tentati assassinii, aggressione e furto.

Pena di 15 anni in prima istanza

Anche se la richiesta di carcerazione del 20enne era stata respinta a due riprese in passato, la sentenza di prima istanza cambia la situazione, ritengono i giudici di Mon Repos. La pena di 15 anni, anche se contestata in appello, dà un'idea del tempo che il ricorrente potrebbe alla fine dover passare in prigione. Le autorità ginevrine hanno dunque avuto fondati motivi per rivedere la loro posizione.

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