FranciaSchiaffo a Macron, l'imputato parla di «gesto impulsivo»
SDA
10.6.2021 - 16:22
«In cavalleria, non ci piacciono le bugie»: così ha risposto oggi Damien Tarel, lo «schiaffeggiatore» di Emmanuel Macron, alla presidente del tribunale davanti alla quale è comparso per direttissima dopo l'aggressione compiuta 2 giorni fa nei confronti del presidente francese.
10.06.2021, 16:22
10.06.2021, 16:30
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Tarel ha aggiunto che secondo lui «Macron rappresenta benissimo la decadenza del nostro paese» ammettendo poi di aver compiuto un gesto «impulsivo», «non controllato a livello fisico».
L'uomo ha aggiunto di aver voluto fare «qualcosa di clamoroso» ma di averci poi «ripensato». Ha ammesso che lo schiaffo è stato «piuttosto violento»: «come lo spiego? È stata la sorpresa di vederlo venire verso di me», ha aggiunto.
Tarel ha poi detto che, giorni prima, aveva pensato di «lanciare un uovo o una torta alla crema» contro il presidente.
Armi e «Mein Kampf» a casa del suo amico
In casa di Arthur, l'amico dello «schiaffeggiatore» che ha filmato la scena, gli inquirenti hanno trovato mercoledì diverse armi da fuoco e una copia di Mein Kampf di Adolf Hitler, secondo quanto reso noto dall'emittente CNews.
Damien, secondo quanto trapela dalla procura di Valence – incensurato come l'amico – era attratto dall'estrema destra. Su YouTube era abbonato ad influencer come «Papacito», l'autore di un video in cui si spiega come uccidere un militante di sinistra, che nei giorni scorsi ha creato polemiche. Seguiva anche Julien Rochedy, ex presidente dei giovani del Front National, oltre che un gruppo affiliato ai cosiddetti «suprematisti bianchi».
Due emarginati?
Inoltre, lo «schiaffeggiatore» – che ha accompagnato la sua aggressione gridando il motto usato in battaglia dagli antichi cavalieri Capetingi ("Monjoie! Saint-Denis!") – è risultato essere presidente di un'associazione di arti marziali antiche nel suo paese, Saint-Vallier. Una sua foto su Instagram lo immortala vestito da antico cavaliere, con una lunga spada al fianco.
Stando a fonti vicine all'inchiesta, Damien vive a casa della madre «in una specie di mondo parallelo fatto di giochi di ruolo e simulazioni di battaglie medievali». Insieme all'amico Arthur, vengono descritti come «emarginati», «disoccupati» ed «entrambi in stato di ebbrezza al momento dei fatti».