Giustizia militare Schianto F/A-18, «lapsus» del controllore, il pilota leader: «In quel momento ho capito che non sarebbe tornato»

gf, ats

5.1.2024 - 17:59

Nel secondo giorno del processo militare relativo allo schianto mortale di un F/A-18 avvenuto nel 2016 nella regione del Susten si sono espressi entrambi gli imputati, il controllore del traffico aereo e il pilota leader, accusati di omicidio colposo.

Il giovane pilota si è schiantato una decina di metri sotto la cresta del Susten perché aveva ricevuto istruzioni sbagliate sull'altezza a cui dovrebbe dovuto volare. 
Il giovane pilota si è schiantato una decina di metri sotto la cresta del Susten perché aveva ricevuto istruzioni sbagliate sull'altezza a cui dovrebbe dovuto volare. 
KEYSTONE

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Al centro delle accuse c'è il controllore del traffico aereo, le cui informazioni errate sull'altitudine hanno portato al tragico incidente, ma anche l'esperto secondo pilota, il cosiddetto «leader» della pattuglia di due jet da combattimento il giorno del dramma. Entrambi gli imputati sono presunti innocenti.

Nel caso del pilota accusato, una delle questioni in gioco è perché il giovane pilota non sia stato in grado di ristabilire il contatto radar con il suo leader. Quest'ultimo è accusato di non aver rispettato le procedure di decollo. In particolare, la distanza fra i due aerei non sarebbe stata sufficiente. Il leader sarebbe salito troppo ripidamente e troppo lentamente, interrompendo la sincronizzazione radar tra i jet.

Il pilota leader: «Sono innocente»

Il diretto interessato respinge però la sua responsabilità: «Non sono d'accordo. Non viaggiavo a una velocità troppo bassa», ha detto, dichiarandosi innocente.

Inoltre, non ha capito come il giovane pilota abbia proceduto durante la salita: non ha seguito le linee guida della «Quebec Climb». Nella cosiddetta «Quebec Climb», ogni pilota è «al comando», cioè responsabile del proprio aereo, e deve salire più ripidamente che durante una «Normal Climb».

Secondo il Blick, il leader ha anche sottolineato che ogni salita è unica, dipende dalla temperatura e dalle condizioni atmosferiche. Ha dovuto apportare alcune correzioni per rispettare i valori.

Non ha sentito la quota sbagliata del controllore

Ha poi spiegato di aver sentito entrambi in segnali di «Break-Lock», ovvero la mancanza di collegamento radar tra i due velivoli. Questo però non comporta una situazione critica alla quale bisogna reagire con urgenza.

«Può spiegare come si è verificato il «Break-Lock»?», ha chiesto il giudice, secondo il Blick. «Negativo», è stata la risposta del leader.

«Sarei intervenuto se l'avessi sentito». Il pilota accusato ha parlato per la prima volta della dinamica dell'incidente. Ha testimoniato di non essersi accorto dell'informazione sbagliata fatale.

Il pilota però dice  di non aveva sentito l'istruzione del controllore del traffico aereo di «livellare» a un'altitudine di 10.000 piedi. «Se l'avessi sentita sarei intervenuto», ha detto il leader. Perché questa quota di volo era chiaramente troppo bassa.

«Poco dopo ho visto il fumo nero»

Dopo il decollo, il pilota ha contattato la centrale operativa di Dübendorf. Gli hanno chiesto se avesse avuto contatti con il giovane pilota. «Poco dopo ho visto il fumo nero», ricorda.

Si è quindi concentrato sulla localizzazione del luogo dell'incidente. È rimasto in volo per altri 20 minuti. Poi è atterrato a Sion su istruzioni di Dübendorf.

Il pilota ha in mente tre immagini del volo: il «pollice in su» quando lui e il suo collega erano già seduti nei caccia, il fumo nero sul luogo dell'incidente a Hinter Tierberg e infine l'atterraggio a Sion con lo sguardo rivolto all'indietro.

Il pilota: «In quel momento ho capito che il mio compagno* (*chiamando per nome il pilota deceduto, n.d.r.) non sarebbe tornato». 

Il controllore: «Probabilmente è stato un mio lapsus»

Il controllore ha dichiarato di aver realizzato troppo tardi quello che ha definito «un probabile lapsus da parte mia». «Il livello di stress era elevato», ha detto.

Il controllore di Skyguide, l'autorità responsabile della sorveglianza del traffico aereo civile e militare, quel 29 agosto ha ordinato per errore un'altezza minima troppo bassa al pilota vittima dello schianto.

«Suppongo si sia trattato di un mio lapsus», ha detto. Se ne è reso conto solo parlando con la centrale d'intervento, ha aggiunto. Ma era già troppo tardi per reagire.

L'altitudine di volo di 10.000 piedi (poco più di 3.000 metri) indicata dal controllore del traffico aereo non era corretta per la morfologia del terreno. Quella corretta sarebbe stata di 15.000 piedi (oltre 4.500 metri).

Evitare la collisione

A causa del mancato collegamento radar tra i due jet, il controllore ha fornito istruzioni di volo separate per impedire lo scontro fra i due velivoli. «Se non l'avessi fatto, i due aerei sarebbero forse entrati in collisione», ha sottolineato l'imputato.

Evitare un tale avvenimento «è la mia missione principale», ha ricordato.

Il controllore del traffico aereo e il pilota leader sono entrambi accusati di omicidio colposo, inosservanza per negligenza di prescrizioni di servizio, perturbamento della circolazione pubblica nonché abuso e sperpero di materiali.

Il processo presso il Tribunale militare 2 di Muttenz durerà quattro giorni. Il verdetto è atteso per il pomeriggio del 9 gennaio.