Criminalità Sequestrati in Thailandia i beni di Palazzolo

ATS

10.6.2019 - 09:54

Vito Roberto Palazzolo (al centro), scortato da guardie carcerarie thailandesi il 20 dicembre 2012, quando una corte di Bangkok si è pronunciata sulla sua estradizione in Italia.
Vito Roberto Palazzolo (al centro), scortato da guardie carcerarie thailandesi il 20 dicembre 2012, quando una corte di Bangkok si è pronunciata sulla sua estradizione in Italia.
Source: KEYSTONE/EPA/NARONG SANGNAK

Un conto corrente bancario è stato sequestrato in Thailandia a Vito Roberto Palazzolo, ex tesoriere e riciclatore dei capomafia Totò Riina e Bernardo Provenzano. Palazzolo era stato condannato nel 1985 in Ticino nell'ambito del procedimento Pizza Connection.

Il provvedimento che prevede il congelamento dei beni è stato emesso dalla Corte reale civile dopo una rogatoria internazionale su indagini del nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Palermo. Palazzolo è stato condannato in via definitiva in Italia, nel 2009, a nove anni di reclusione per associazione di stampo mafioso.

Arrestato a Bangkok nel marzo 2012, dopo una latitanza all'estero durata oltre venti anni, nel dicembre 2013 è stato estradato in Italia per scontare la pena. Attualmente è in affidamento ai servizi sociali. Il sequestro riguarda un deposito bancario intestato alla moglie di Palazzolo, la ricca ereditiera di origine israeliana Tirtza Grunfeld, con un saldo attivo di diverse decine di migliaia di euro. In base alla rogatoria internazionale l'Ufficio antiriciclaggio thailandese aveva emanato un provvedimento di congelamento dei beni riconducibili a Palazzolo. Successivamente la Corte reale civile ha disposto il sequestro di beni a carico dei coniugi Palazzolo, costituiti da un deposito bancario.

Palazzolo era stato condannato nel 1985 dalla Corte delle assise criminali di Lugano a tre anni di prigione per traffico di droga e riciclaggio di denaro sporco nell'ambito dell'inchiesta denominata Pizza Connection. La pena era stata aumentata nel 1986 dalla Corte di cassazione a cinque anni e mezzo. Non ripresentatosi al penitenziario della Stampa nel dicembre 1986 dopo un congedo per le festività natalizie, era stato arrestato nel febbraio 1988 in Sudafrica. Riconsegnato alla Svizzera, era tornato a Città del Capo una volta scontata la pena.

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