Decreto che scalda il BelpaeseSolo acqua potabile dalle docce sulle spiagge italiane. Il rischio? Che rimangano chiuse
tbz
22.3.2024
A pochi mesi dall'inizio della stagione estiva, in Italia sta facendo scalpore un decreto sulle docce in spiaggia. In futuro, infatti, da esse dovrà uscire solo acqua potabile. Un vero problema per molti operatori privati.
tbz
22.03.2024, 15:45
22.03.2024, 17:42
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Hai fretta? blue News riassume per te
Una disputa sull'acqua delle docce nelle spiagge sta scaldando gli animi in Italia.
Un nuovo decreto del Governo di Giorgia Meloni stabilisce che dalle docce sulle spiagge italiane dovrà uscire solo acqua potabile.
I gestori privati delle varie strutture al mare si rifiutano e minacciano di chiuderle completamente.
Per il momento c'è ancora calma sulle spiagge italiane. Ma presto arriverà la stagione estiva con i suoi milioni di bagnanti che non vedono l'ora di un tuffo rinfrescante nei mari della Penisola. Tra di loro ci sono anche tantissime persone che arriveranno dalla Svizzera.
Le vacanze al mare in Italia quest'anno rischiano però di essere un'esperienza... salata e appiccicosa. A molti ospiti potrebbe infatti essere negato l'accesso alle docce delle strutture sui litorali, anche se pagano lettini e ombrelloni o l'ingresso in spiaggia.
Il problema? Gli operatori balneari italiani stanno affrontando una corsa contro il tempo. Un nuovo decreto del Governo guidato da Giorgia Meloni prevede «la tutela della salute dei bagnanti»: per riuscirci l'acqua che entra in contatto con le persone deve essere «destinata al consumo umano».
In altre parole, in futuro dalle docce di tutte le spiagge e di tutti i bagni del Paese dovrà uscire solo acqua potabile.
«Un potenziale rischio di approvvigionamento»
Il provvedimento sta suscitando grande scalpore in Italia. Il fatto che la maggior parte degli operatori balneari del Paese finora abbia attinto dai pozzi locali per l'acqua per le docce non ha mai dato fastidio a nessuno. Non ci sono nemmeno notizie di problemi sorti per questo motivo.
Passare all'acqua potabile è un compito erculeo per molti gestori di spiagge private, che rappresentano oltre il 50% di quelle presenti nel Paese. Solo in pochi casi, come ad esempio in Emilia-Romagna, le docce sono già collegate alla rete dell'acqua potabile.
Secondo «Confesercenti», associazione italiana che rappresenta tra le altre anche le imprese del turismo, quindi anche quelle che si occupano degli stabilimenti balneari, il decreto rischia di lasciare numerose spiagge senza docce funzionanti.
«Altrimenti si rischia un consumo eccessivo di acqua potabile in estate e quindi un potenziale rischio di approvvigionamento», avverte l'associazione sul «Corriere della Sera».
Le licenze obsolete costano all'Italia un sacco di soldi
Oltre al fatto che la costruzione di tubature per l'acqua potabile su spiagge remote in un tempo così breve sia impossibile, gli operatori balneari non vedono perché debbano pagarle di tasca propria.
Al momento, molti di loro non sanno nemmeno per quanto tempo saranno autorizzati a gestire le loro spiagge. Da tempo l'Unione Europea sollecita il Governo italiano a ridistribuire le licenze esistenti degli operatori balneari in modo da creare concorrenza.
L'argomento principale addotto dai favorevoli è che gli operatori balneari beneficerebbero ora di prezzi di locazione obsoleti con concessioni spesso rilasciate decenni fa.
Il «Corriere della Sera» riporta che, secondo l'ultima relazione della Corte dei Conti, le entrate medie annue dello Stato derivanti dalla concessione di beni demaniali, come le spiagge, ammontano a circa 101 milioni di euro.
Con un fatturato molto più elevato, ossia circa 15 miliardi di euro, sarebbe un gioco da ragazzi. I proprietari degli impianti avrebbero tutti i mezzi per adempiere ai loro obblighi, anche quelli relativi alle nuove norme sull'acqua potabile.
Le tattiche dilatorie della Meloni
Molti operatori hanno investito somme considerevoli nelle loro spiagge nel corso degli anni, ad esempio per costruire servizi igienici, piantare alberi o installare docce. E attualmente non è previsto il rimborso di tali investimenti in caso di perdita della licenza.
Secondo informazioni della «SRF», molti di questi piccoli imprenditori votano per Giorgia Meloni e per la sua coalizione di destra. Il suo Esecutivo avrebbe infatti promesso loro che avrebbe attuato i regolamenti di Bruxelles senza mettere a rischio gli affittuari esistenti.
Finora, però, il Governo italiano è riuscito solo a ritardare questo processo. Non sarebbe una sorpresa se la stessa tattica venisse usata anche per l'acqua delle docce.