Archeologia subacquea Ecco come sonar e robot rilevano nuovi relitti nelle profondità marine

Di Gabriela Beck / red

16.7.2023

I relitti sono beni culturali preziosi. Un'équipe internazionale di ricercatori si è quindi attivata per mappare la loro posizione nelle acque poco profonde al largo della Tunisia.
I relitti sono beni culturali preziosi. Un'équipe internazionale di ricercatori si è quindi attivata per mappare la loro posizione nelle acque poco profonde al largo della Tunisia.
DRASSM UNESCO

Sono stati scoperti tre nuovi relitti nel Mediterraneo. Si ritiene che sul fondo marino ce ne siano altri tre milioni. La tecnologia moderna li sta rintracciando anche al largo delle rotte marittime e nelle profondità marine.

Di Gabriela Beck / red

16.7.2023

Hai fretta? blue News riassume per te:

  • Con l'aiuto della moderna tecnologia subacquea sono stati recentemente scoperti tre nuovi relitti storici nel Mediterraneo.
  • Con il sonar multibeam e i robot subacquei telecomandati, è possibile cercare navi leggendarie anche nelle profondità marine.
  • Le Nazioni Unite stimano che sui fondali marini ci siano tre milioni di navi.

Durante una spedizione archeologica subacquea nel Mediterraneo, lo scorso anno, un'équipe internazionale di scienziati ha scoperto tre nuovi relitti storici: i resti di due imbarcazioni del XIX o XX secolo e una nave mercantile affondata probabilmente tra il I e il II secolo.

I risultati dei ricercatori sono stati presentati durante una conferenza stampa dell'UNESCO a Parigi: i ricercatori hanno esplorato il banco di Skerki, poco profondo, al largo della Tunisia e il Canale di Sicilia in Italia con telecamere ad alta risoluzione, sonar multibeam e robot subacquei a comando remoto, i cosiddetti ROV.

L'uso di tecnologie moderne come i robot subacquei ha facilitato il lavoro dei ricercatori.
L'uso di tecnologie moderne come i robot subacquei ha facilitato il lavoro dei ricercatori.
UNESCO /Angel Fitor

Il ROV «Arthur» si è immerso a profondità comprese tra 700 e 900 metri, inaccessibili all'uomo, per raccogliere immagini e video dei relitti e dei loro manufatti. Secondo le stime dell'UNESCO, sotto le onde degli oceani del mondo potrebbero esserci moltissimi altri relitti non ancora scoperti. Le Nazioni Unite stimano che il loro numero tocchi i tre milioni.

Ricchezze in fondo al mare

Gli oceani del mondo sono disseminati da relitti dovuti a millenni di commercio, guerra ed esplorazione: navi pirata cariche d'argento, navi da carico che trasportavano merci antiche lungo la Via della Seta, navi reali di lusso, baleniere del XIX secolo, enormi navi passeggeri come il Titanic, fino ai cacciatorpediniere e ai sottomarini della Seconda Guerra Mondiale.

Esistono diversi database, ognuno dei quali elenca il numero totale di relitti trovati in modo leggermente diverso. Wrecksite presenta un catalogo di 209.640 imbarcazioni affondate. 179.110 di esse hanno una posizione nota.

Il Global Maritime Wrecks Database (GMWD) della NASA, invece, contiene la documentazione di oltre 250.000 navi affondate, alcune delle quali non sono ancora state ritrovate. In realtà, si ritiene che i relitti documentati siano solo una frazione del totale.

Cimiteri marittimi lungo rotte pericolose

I relitti non sono distribuiti in modo uniforme sul fondale marino. Piuttosto, si accumulano lungo le rotte più frequentate o pericolose. Nel Mediterraneo, queste includono il Banco di Skerki, il cui fondale roccioso si trova talvolta a meno di un metro sotto la superficie dell'acqua, e l'arcipelago di Fourni nel Mar Egeo, dove finora sono state scoperte 58 navi, 23 delle quali in soli 22 giorni nel 2015.

Fino ad oggi, molti relitti sono stati scoperti in acque relativamente basse, spesso come ritrovamenti accidentali da parte dei pescatori. Ma con i robot subacquei, i sottomarini specializzati, le moderne apparecchiature fotografiche e le nuove tecnologie sonar, la ricerca di relitti più profondi sta diventando più facile. Oggi è possibile fotografare il fondale marino anche in acque profonde.

Nel 2019, i ricercatori hanno scoperto il luogo di riposo del cacciatorpediniere USS Johnston, a 6.000 metri di profondità nella Fossa delle Filippine. E l'anno scorso, nel Mare di Weddell, al largo delle coste dell'Antartide, è stata localizzata a 3.008 metri la «Endurance», la leggendaria nave dell'esploratore polare britannico Ernest Shackleton affondata oltre cento anni fa.

Nel maggio di quest'anno, gli scienziati hanno costruito un gemello digitale del Titanic, basandosi su una scansione 3D del relitto sul fondo dell'Oceano Atlantico a quasi 4.000 metri di profondità. A questo scopo, due robot subacquei hanno scattato un totale di 715.000 immagini così dettagliate da poter leggere persino il numero di serie dell'elica della nave.

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Giova ricordare che la scorsa domenica 18 giugno, il sommergibile Titan è imploso poco dopo l'immersione per visitare i resti del Titanic, con cinque persone a bordo: il britannico Hamish Harding, il francese Paul-Henri Nargeolet, il pakistano Shahzada Dawood e suo figlio 19enne nonché il CEO della società Stockton Rush. Intanto la OceanGate, la società responsabile dell'immersione, ha annunciato la sospensione di tutte le sue esplorazioni ed operazioni commerciali.

Tracciare relitti leggendari

Così come l'uso del sonar e della localizzazione GPS ha trasformato la pesca, consentendo di individuare in mare aperto interi banchi di tonni un tempo difficili da localizzare, la tecnologia sarà ora utilizzata per localizzare i relitti di navi in luoghi in cui non si pensava fossero presenti.

Forse il luogo di riposo della leggendaria Waratah, l'enorme nave passeggeri spesso paragonata al Titanic, potrà essere localizzato in questo modo. Salpato da Durban a Città del Capo il 26 luglio 1909 con 211 persone a bordo, scomparve senza lasciare traccia. Nonostante nove spedizioni di ricerca, ancora oggi nessuno sa cosa sia successo o dove sia affondata esattamente la nave.