Turchia Strage nella miniera di carbone, oltre 40 morti

SDA

15.10.2022 - 19:40

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan bacia la mano della madre di un minatore dopo l'esplosione ad Amasra, nella provincia costiera di Bartin in Turchia, sul Mar Nero, sabato 15 ottobre 2022.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan bacia la mano della madre di un minatore dopo l'esplosione ad Amasra, nella provincia costiera di Bartin in Turchia, sul Mar Nero, sabato 15 ottobre 2022.
KEYSTONE

Un'infernale esplosione nei cunicoli a 300 metri di profondità sottoterra ha spazzato via la vita di 41 minatori di carbone e ne ha feriti altri 28: si è fermato così il bilancio del secondo più grave incidente minerario della Turchia moderna.

Keystone-SDA

A darne l'annuncio, dopo il ritrovamento del cadavere dell'ultimo minatore ancora disperso, è stato lo stesso presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, accorso ad Amsara, vicino alla città di Bartin, sul Mar Nero. Ha visitato il luogo del disastro quasi 20 ore dopo la fatale esplosione, avvenuta venerdì poco prima del tramonto.

«La nostra priorità era di trovare i minatori nelle gallerie. Finalmente abbiamo raggiunto l'ultimo disperso. Anche lui è morto, portando il numero delle vittime a 41», ha detto il capo dello stato, che per potere essere presente sul posto ha annullato ogni altro impegno. Fuori dall'impianto, intanto, decine di familiari dei minatori, le cui espressioni, mostrate in televisione, tradivano emozioni, dallo strazio all'ansia, si erano accampate per tutta la notte.

Poco prima di Erdogan, il ministro dell'Interno, Suleyman Soylu, anche lui accorso sul posto, ha annunciato che 58 minatori sono sopravvissuti all'inferno: «Alcuni si sono messi in salvo da soli e sono stati salvati dai soccorritori» e fra essi ci sono 28 feriti, molti dei quali sono gravi o intossicati. Sempre la tv ha mostrato immagini di infermieri e medici che somministrano ossigeno ai lavoratori estratte vivi, col viso annerito e gli occhi sbarrati.

Su questo incidente «si indagherà a fondo»

Erdogan con un tweet, poco prima di visitare Amsara, ha annunciato che su questo incidente «si indagherà a fondo». Le conclusioni sono ancora premature, hanno messo in guardia all'Afad, la protezione civile turca, ma le indicazioni portano tutte in una direzione e indicano un colpevole: il metano – il grisù, come veniva chiamato una volta nel gergo minerario –, insidioso, invisibile e spietato nemico dei minatori di carbone, inodore e incolore e altamente infiammabile che nel buio dei cunicoli si sprigiona senza preavviso ed esplode, innescato da una scintilla, bruciando l'aria in pochi secondi, provocando spesso anche crolli. Lo indica anche il principale sindacato dei minatori turchi, Maden Is, in un comunicato. Resterebbe in pratica da scoprire cosa abbia originato la scintilla.

La macchina dei soccorsi sembra essersi messa in moto subito, con 70 specialisti riusciti rapidamente ad arrivare alla zona dell'esplosione, fra i 250 e i 350 metri di profondità.

Si tratta del più grave incidente minerario in Turchia da quello del 2014, quando a Soma, nell'ovest della Turchia, persero la vita 301 minatori.