PopolazionePiù di 8 miliardi sulla Terra: «Enorme abisso tra ricchi e poveri»
SDA
15.11.2022 - 21:34
La popolazione sulla Terra ha superato gli otto miliardi di persone, un miliardo in più rispetto a soli 12 anni fa ed il doppio dal 1974.
Keystone-SDA
15.11.2022, 21:34
15.11.2022, 21:50
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Un traguardo che «è un'occasione per celebrare la diversità e i progressi considerando la responsabilità condivisa dell'umanità per il pianeta», ha detto il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres mettendo però in guardia sulla necessità di colmare «l'enorme abisso tra i ricchi e i poveri globali: altrimenti – ha avvertito – il rischio è un mondo di 8 miliardi di persone pieno di tensioni e sfiducia, crisi e conflitti».
Gli importanti miglioramenti nella salute pubblica, nella medicina, nell'igiene personale e nell'alimentazione, che hanno ridotto il rischio di morte e aumentato l'aspettativa di vita, hanno spinto la crescita della popolazione mondiale che continuerà ad aumentare arrivando a circa 10,4 miliardi nel 2080.
Il tasso di crescita complessivo sta però rallentando: il numero di esseri umani sulla Terra è raddoppiato dal 1974, ci sono voluti 12 anni perché la popolazione crescesse da 7 a 8 miliardi, ma per passare da 8 a 9 miliardi ci vorranno circa 15 anni, fino al 2037.
E il mondo è demograficamente più diversificato che mai, con Paesi che affrontano tendenze nettamente diverse che vanno dalla crescita al declino.
Due terzi della popolazione mondiale infatti vive in un contesto di bassa fecondità, inferiore a 2,1 nascite per donna, e allo stesso tempo la crescita della popolazione è sempre più concentrata nei Paesi più poveri del mondo, la maggior parte dei quali si trova nell'Africa subsahariana.
Metà della popolazione in sette Paesi
La metà della popolazione vive ancora in soli 7 Paesi: Cina, India, Stati Uniti, Indonesia, Pakistan, Nigeria e Brasile. Su 8 miliardi di abitanti del mondo, oltre 1,45 miliardi risiedono in Cina e 1,41 in India (che potrebbe superare il Dragone in qualsiasi momento come Paese più popoloso).
La crescita globale da qui al 2050 avverrà invece in otto Stati: India, Congo, Egitto, Etiopia, Nigeria, Pakistan, Filippine e Tanzania. Mentre l'Europa è in costante declino e il suo contributo al prossimo miliardo sarà negativo. Per quanto riguarda l'aspettativa di vita, nel 2019 era di 72,8 anni a livello globale e di 80,4 anni nell'Unione Europea nel 2020. Nei Paesi a basso reddito è di circa 63 anni, quasi 10 anni al di sotto della media.
«Un mondo di 8 miliardi di persone è una pietra miliare per l'umanità, il risultato di una durata della vita più lunga, una riduzione della povertà e un calo della mortalità materna e infantile – ha dichiarato la direttrice esecutiva del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa), Natalia Kanem -. Tuttavia, concentrarsi solo sui numeri ci distrae dalla vera sfida che dobbiamo affrontare, ossia garantire un mondo in cui il progresso possa essere goduto in modo equo e sostenibile».
«Non possiamo fare affidamento su soluzioni valide per tutti in un mondo in cui l'età media è di 41 anni in Europa rispetto ai 17 dell'Africa subsahariana – ha proseguito il numero uno del Fondo Onu per la popolazione -. Per avere successo, tutte le politiche demografiche devono avere al centro i diritti riproduttivi, devono investire nelle persone e nel pianeta ed essere basate su dati solidi».
Necessario uno sviluppo sostenibile
Il traguardo odierno quindi solleva preoccupazioni sui collegamenti tra crescita della popolazione, povertà, cambiamento climatico e raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Ad esempio, la maggior parte della crescita della popolazione mondiale è concentrata tra i Paesi più poveri, che hanno tassi di emissioni significativamente più bassi ma rischiano di risentire in modo sproporzionato degli effetti del cambiamento climatico.
«Dobbiamo accelerare i nostri sforzi per raggiungere gli obiettivi dell'accordo di Parigi e gli obiettivi di sviluppo sostenibile», ha sottolineato Li Junhua, sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari economici e sociali: «Serve un rapido disaccoppiamento dell'attività economica dall'attuale eccessiva dipendenza dall'energia dei combustibili fossili, nonché di una maggiore efficienza nell'uso di tali risorse, e dobbiamo rendere questa transizione giusta e inclusiva».