Tentato omicidio Aggredì una donna a coltellate, condannato un 26enne

ATS

13.2.2020 - 18:36

Il processo si è svolto al Tribunale distrettuale della Côte, a Nyon (VD)
Il processo si è svolto al Tribunale distrettuale della Côte, a Nyon (VD)
Source: KEYSTONE/FABRICE COFFRINI

Otto anni di carcere da scontare per tentato omicidio e ripetute molestie. È questa la condanna pronunciata dal Tribunale criminale della Côte, à Nyon (VD), nei confronti di un meccanico 26enne originario del Giura bernese.

L'uomo ha importunato per cinque mesi una donna, prima di aggredirla a coltellate una notte del mese di marzo del 2018 al suo domicilio di Vers, nella vicina Francia. La vittima era sopravvissuta, rimanendo però sfigurata.

Al fine di evitare una recidiva, l'uomo dovrà pure sottoporsi a un trattamento terapeutico istituzionale. Durante il processo l'uomo, di formazione meccanico e residente a Luins (VD) al momento dei fatti, ha riconosciuto gli addebiti ma – secondo la corte – non è sembrato averne pienamente misurato la gravità.

La vicenda

Il 26enne, che soffre di schizofrenia, nel novembre 2017 si era innamorato della donna 38enne, l'aveva a lungo importunata prima di aggredirla al suo domicilio nell'Alta Savoia nel marzo 2018.

«L'imputato ha minuziosamente preparato la sua aggressione. Ha inferto almeno 19 coltellate con l'intenzione di uccidere e non soltanto di sfigurare la vittima come ha preteso», ha rilevato il presidente del tribunale, denunciando la «violenza e l'accanimento inaudito dimostrato».

L'uomo è stato riconosciuto colpevole anche di ingiuria, tentata coazione, minacce, calunnia, danni materiali e violazione intenzionale dello stato di sicurezza di un veicolo. Al momento della lettura della sentenza è rimasto impassibile.

Responsabilità attenuata per una «schizofrenia ebefrenica»

La sua responsabilità è stata lievemente attenuata dalla perizia di uno psichiatra che l'ha esaminato, secondo cui il 26enne soffre di una «schizofrenia ebefrenica». «Si tratta di una forma di malattia molto difficile da trattare che si caratterizza in particolare per la difficoltà a percepire le conseguenze di un comportamento a lungo termine e a nutrire empatia nei confronti di altre persone», ha spiegato lo specialista.

Da piccolo, l'imputato aveva subito ritardi nel linguaggio ed era stato abusato sessualmente da un adolescente. Gli anni di scuola erano inoltre stati difficili per lui. A 14 anni, diceva di non ricordarsi della sua infanzia difficile, durante la quale il padre lo puniva regolarmente in modo sproporzionato, aveva testimoniato la zia dell'imputato.

Il procuratore aveva richiesto una pena di nove anni di prigione da scontare e un trattamento terapeutico istituzionale. Il suo avvocato aveva invece invocato una pena clemente di tre anni al massimo, più un trattamento ambulatoriale.

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