Dramma nel 2002Il caso di Luca verso la prescrizione in Vallese, rimarrà per sempre il mistero
ATS
17.10.2019 - 10:23
La vicenda di Luca Mongelli, il bambino italiano di sette anni che nel febbraio del 2002 era stato trovato privo di coscienza, praticamente nudo e gravemente ferito, in mezzo alla neve a Veysonnaz (VS), non sarà mai chiarita.
Il caso cadrà infatti in prescrizione tra poco più di un mese, il 22 novembre. Mongelli è ormai handicappato (tetraplegico e cieco) a vita dopo aver subito un'aggressione.
Gli inquirenti vallesani hanno attribuito l'accaduto a Rocky, un cane pastore che lo accompagnava, assieme al fratello Marco, in una passeggiata nel villaggio sulle alture di Sion.
Dopo il 22 novembre prossimo, anche in presenza di nuovi elementi, il caso non sarà più riaperto. In quella data Luca Mongelli compie infatti 25 anni, età alla quale il codice penale (articolo 97) prevede la prescrizione per talune infrazioni commesse nei confronti di un bambino. Il giovane adulto, studente, attualmente vive in Italia con sua madre.
Fin dall'inizio il cane di sette mesi è stato considerato come il principale protagonista del caso.
Tesi messa in dubbio
Rocky non avrebbe attaccato il bambino ma, secondo il professore Patrice Mangin, allora direttore del centro universitario romando di medicina legale di Losanna, avrebbe avuto con Luca, anche vista l'inesperienza dovuta alla giovane età, «un'interazione eccessiva e non controllata».
La tesi del cane non ha mai convinto fino in fondo, soprattutto la famiglia e alcuni specialisti cinofili. Anche la giustizia non ha mai del tutto escluso l'intervento di terzi nell'aggressione del bimbo.
Nel 2013 esperti italiani designati dalla famiglia hanno però scagionato l'animale e affermato che Luca è stato vittima di un'aggressione umana. Non hanno però fornito spiegazioni su quanto accaduto, dicendosi fiduciosi che i progressi scientifici avrebbero potuto portare a nuove piste d'indagine.
Nuove indagini condotte allora dalla procura vallesana non hanno tuttavia permesso di fare progressi.
La vicenda, protrattasi per anni, non può essere ridotta all'ipotesi di aggressione da parte del pastore tedesco e alla perizia italiana. Un elemento centrale è la presunta responsabilità di adolescenti. Il ministero pubblico vallesano ha però definitivamente escluso questa ipotesi nel 2012.
Controlli non rigorosi?
Durante una conferenza stampa infatti, l'allora sostituto procuratore generale Nicola Dubuid, afferma che gli alibi dei ragazzi sospettati d'essere stati sul luogo al momento dell'aggressione sono stati controllati. Nessun elemento, secondo Duduis, permette di collocarli sul posto.
Secondo Fred Reichenbach, detective privato ed ex ispettore di polizia ginevrino, i controlli non sono stati rigorosi. Diciasette anni dopo i fatti, ha ancora la profonda convinzione che si tratti di un'aggressione compiuta da adolescenti.
A margine della conferenza stampa Luca parla davanti a una calca di giornalisti in un bar. Spiega che mentre stava giocando con il suo cane e il suo fratellino, «delle persone sono arrivate. Hanno iniziato a svestirmi e a colpirmi (...). Sono dieci anni che ripeto la stessa cosa e ancora oggi non mi si crede», aveva aggiunto.
Il disegno del fratellino
Le indagini sono state sospese nel 2004 per mancanza di sospettati. Sono state riaperte nel 2010. Il Ministero pubblico commissiona una perizia su un disegno fatto dal fratellino Marco nel 2005, nel quale si vedono tre individui che attaccano Luca, Marco che si nasconde dietro a un albero e il cane Rocky che sta mordendo uno degli aggressori.
Tutti e quattro gli esperti consultati sono concordi nel dire che il disegno non è utilizzabile. Nel loro rapporto ricordano come Marco abbia cambiato più volte versione sullo svolgimento del dramma.
Sottolineano pure gli effetti di «contaminazione dei ricordi» che, secondo loro, hanno influenzato in maniera determinante la narrazione non verbale rappresentata dal disegno di Marco.
Nessun nuovo elemento
Sulla vicenda giudiziaria planano dubbi relativi all'accuratezza dell'indagine. Nel 2011, la Commissione di giustizia del Gran Consiglio vallesano ha indicato in un rapporto che la prima fase dell'inchiesta è stata «precipitosa, condotta con insufficiente curiosità e con la costituzione di un dossier d'istruzione lacunoso».
Dopo la perizia presentata dalla famiglia all'inizio del 2013, il Ministero pubblico cantonale, nell'aprile dello stesso anno, ha indicato che avrebbe realizzato nuovi interrogatori e nuove analisi, in particolare del Dna.
Secondo fonti vicine al dossier, questa nuova indagine non ha permesso di fare progressi. Il procuratore Nicolas Dubuis non ha risposto alle numerose sollecitazioni a questo proposito di Keystone-ATS.
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