Russia Chi è Alexander Dugin, l'eminenza grigia di Putin?

SDA

21.8.2022 - 20:55

«Una guerra santa contro l'Anticristo e il satanismo» rappresentato dal «moderno sistema di valori occidentali»: Alexander Dugin ha definito così l'invasione russa dell'Ucraina, «una questione di essere o non essere» che la Russia farà di tutto per vincere, «anche fino a una collisione nucleare».

Alexander Dugin, in una foto del 2016.
Alexander Dugin, in una foto del 2016.
KEYSTONE

In Occidente si è guadagnato l'appellativo di «Rasputin di Putin», o anche di «cervello» dello zar, perché nei discorsi del leader del Cremlino le parole d'ordine di Alexander Dugin sono sempre più frequenti.

A cominciare dal concetto di «Nuova Russia» per indicare i territori ucraini da «liberare», oppure i ripetuti richiami all'ortodossia russa che lo zar sbandiera facendosi immortalare in chiesa e presentandosi come paladino della cristianità e della tradizione.

L'articolo fondatore del suo pensiero

Dugin, 60 anni, figlio di un ufficiale dell'intelligence sovietica, arrivò alla ribalta delle cronache russe all'inizio degli anni '90, in pieno disfacimento dell'Urss.

All'epoca scriveva sul quotidiano di estrema destra Den, dove nel 1991 pubblicò il suo manifesto: «La grande guerra dei Continenti». Teorizza che la Russia sia «un'eterna Roma» che ha il compito di combattere il materialismo e l'individualismo dell'Occidente, «eterna Cartagine» da radere al suolo.

Poi fondò il partito nazional-bolscevico, assieme al rocker della letteratura russa Eduard Limonov, un mix di elementi ideologici fascisti e comunisti per superare entrambi. Tanto che la bandiera dell'organizzazione era una falce e martello in un cerchio bianco su sfondo rosso, una sorta di svastica comunista, insomma.

Le sue idee diventano un best-seller

Nel 1997 il suo «The Foundations of Geopolitics: The Geopolitical Future of Russia» diventa un bestseller, così popolare da essere venduto anche nei supermercati.

Indica, aprendo la strada agli ingegneri del caos, gli strumenti per destabilizzare l'Occidente, Stati Uniti in testa: disinformazione e soft power.

«L'Eurasia e il cuore della Russia rimangono teatro di una nuova rivoluzione. Il nuovo impero euroasiatico verrà costruito sulla base del principio fondamentale del nemico comune: il rigetto dell'atlantismo, del controllo strategico americano, il rifiuto di consentire ai valori liberali di dominarci», scriveva.

Ospite fisso in TV

Nel 2002, due anni dopo l'ascesa di Vladimir Putin al Cremlino, battezza la nascita del partito «Eurasia», che attira molti esponenti dell'entourage del nuovo zar.

Nel 2014 è in prima linea nel sostegno ai separatisti filorussi del Donbass, ma i suoi proclami incendiari sono giudicati all'epoca eccessivi, soprattutto quando fa appello al «massacro» degli ucraini, e gli costano un ruolo prestigioso all'Università statale di Mosca, dalla quale viene cacciato.

Ciononostante, Dugin diventa ospite fisso dei talk-show in tv, la prova secondo molti dell'ampio consenso di cui gode ai piani più alti del Cremlino

Un passaggio anche a Lugano

Dugin, ricorda la RSI, è venuto anche a Lugano nel 2020 per una conferenza. Diverse persone lo accusarono allora di essere vicino ad ambienti neo-fascisti, ma ai microfoni della RSI affermò di «non avere relazioni con razzisti o fascisti, ma con tradizionalisti». Aggiungendo che il mondo «vive una uscita dalla modernità verso il postmodernismo: durante la modernità tutti erano o liberali, o comunisti o fascisti».

Giova ricordare che Dugin, che parla molto bene l'italiano, è finito sotto i riflettori  della stampa per la presunta trattativa avuta dalla Lega di Matteo Salvini, tramite uno dei suoi fedelissimi, ormai ex collaboratori, e Russia Unita, il partito di Putin, avvenuta all’Hotel Metropol di Mosca, il 18 ottobre 2018 per fare arrivare i milioni dal Cremlino al partito di destra italiano.

Tra Dugin e Salvini, ricorda l'agenzia stampa ANSA, si stabilisce una relazione, dopo che il russo fu presentato qualche anno fa al leader del Carroccio. Nel 2016 è proprio Dugin a intervistare Salvini, in occasione di una visita a Mosca, negli studi di Tsargrad, la tv del Ministero della Difesa russa.