USA Biden non si fida, «basta briefing degli 007 a Trump»

SDA

7.2.2021 - 07:00

Donald Trump è inaffidabile e non deve più ricevere i briefing dell'intelligence: troppo rischioso per la sicurezza nazionale. È quanto ritiene Joe Biden.
Donald Trump è inaffidabile e non deve più ricevere i briefing dell'intelligence: troppo rischioso per la sicurezza nazionale. È quanto ritiene Joe Biden.
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Donald Trump è inaffidabile e non deve più ricevere i briefing dell'intelligence: troppo rischioso per la sicurezza nazionale. È quanto ritiene il neoeletto Joe Biden.

Alla vigilia dell'avvio del processo di impeachment contro il suo predecessore, Biden esce per la prima volta allo scoperto su un tema molto delicato: quello di escludere un ex presidente da una prerogativa da sempre riconosciuta a chi lascia la guida della Casa Bianca.

Gli 007 infatti tuttora aggiornano regolarmente Jimmy Carter, Bill Clinton, George W.Bush e Barack Obama. Questo non solo per una questione di cortesia istituzionale, ma anche per permettere loro di consigliare al meglio, ove ce ne fosse bisogno, il presidente in carica.

L'amministrazione statunitense da giorni sta valutando se proseguire o meno con questa consuetudine e Biden sembra aver sciolto ogni riserva nella sua prima intervista tv, quella che andrà in onda nelle prossime ore in occasione dell'evento sportivo dell'anno, il Super Bowl.

«Trump ha sempre dimostrato di avere un comportamento erratico, indipendentemente dai fatti del Congresso del 6 gennaio», afferma il neopresidente, ribadendo di ritenere il suo predecessore «un incosciente e un'irresponsabile», e per questo «una minaccia e un pericolo» per il Paese. Perché allora continuare a metterlo al corrente di informazioni riservate e top secret? «Non penso ce ne sia bisogno- spiega Biden. Che vantaggio ci sarebbe nel farlo? Che conseguenze avrebbe se non il rischio che possa dire qualcosa anche per sbaglio?».

I precedenti storici

Del resto i precedenti non mancano. Come quando nel 2017, subito dopo aver licenziato l'allora capo dell'FBI James Comey, Trump fece infuriare Israele per aver condiviso informazioni classificate sull'Isis con il ministro degli esteri russo e con l'ambasciatore di Mosca a Washington.

Per non parlare di quando nel 2019 postò su Twitter un'immagine scattata col suo telefonino che mostrava una rampa di lancio per missili in Iran, immagine ritenuta top secret e, una volta svelata, in grado di avvantaggiare il regime di Teheran.

È per questo, ha attaccato il deputato democratico Adam Schiff, che molti alleati degli Stati Uniti da tempo si rifiutano di condividere con Washington alcune informazioni di intelligence, temendo fughe pericolose.

Ma c'è anche un altro timore: quello che Trump possa fare un uso politico e personale dei rapporti degli 007. Una preoccupazione non da poco, considerando come l'ex presidente non sembra demordere dalla teoria delle elezioni rubate, sposando le tesi di gruppi complottisti come QAnon e cercando consenso tra gruppi e milizie di estrema destra come i Proud Boys.

Proseguono le indagini su Capitol Hill

Intanto a un mese esatto dall'assalto al Congresso prosegue quella che viene definita un'indagine senza precedenti nella storia dell'FBI, con almeno 235 arresti compiuti finora in tutto il Paese.

L'obiettivo principale degli investigatori è una vera e propria caccia per scovare i capi della rivolta e le persone che potrebbero avere avuto un vero e proprio ruolo organizzativo e di coordinamento dell'azione contro Capitol Hill.

«Epurazioni» a Fox News

Mentre a fare i conti con quanto accaduto negli ultimi mesi è anche Fox, con alcuni dei suoi anchorman e commentatori di punta e pro-Trump finiti nel mirino. In particolare nel mirino delle due società tecnologiche accusate di essere complici di brogli elettorali e che ora hanno avviato cause legali miliardarie.

Così è partita quella che potrebbe essere un'epurazione, con l'emittente Fox Business che ha improvvisamente cancellato il suo show più seguito, quello di Lou Dobbs, controverso presentatore ultraconservatore noto anche per la sua frequente retorica razzista.

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