Guerra in Ucraina Bombe al fosforo su Irpin, battaglia alle porte di Kiev

SDA

23.3.2022 - 20:30

Un edificio distrutto dopo un bombardamento a Irpin (foto d'archivio).
Un edificio distrutto dopo un bombardamento a Irpin (foto d'archivio).
KEYSTONE/AP Photo/Felipe Dana

A un mese dall'inizio dell'invasione russa, la guerra in Ucraina si fa sempre più sporca. Mentre le forze di Mosca continuano l'assedio per strozzare Mariupol, il porto strategico sul mar d'Azov dove secondo il presidente Volodymyr Zelensky restano intrappolate centomila persone, alle porte di Kiev si combatte e spunta l'incubo delle armi chimiche.

Keystone-SDA

«La Russia ha usato bombe al fosforo bianco a Hostomel e Irpin», ha denunciato il sindaco della cittadina alla periferia nord-ovest, Oleksandr Markushin, da giorni al centro di violenti scontri e che ora l'esercito ucraino rivendica di aver quasi interamente ripreso.

«Le forze russe hanno preso di mira le città satellite di Kiev con bombe al fosforo la notte del 22 marzo», ha detto il primo cittadino, ricordando che «l'uso di tali armi contro i civili è vietato dalla Convenzione di Ginevra», perché contengono sostanze tossiche che provocano ustioni gravissime.

Denunce che non restano isolate. Il vicecapo della polizia della capitale ha diffuso un video in cui Mosca viene accusata di aver impiegato munizioni al fosforo contro la città di Kramatorsk, nell'est del Paese a nord di Donetsk.

«Un gelido paesaggio infernale ricoperto di cadaveri»

Al centro dell'offensiva russa c'è sempre Mariupol, dove si combatte ormai all'interno del centro urbano, in quello che i testimoni citati da Human Rights Watch hanno definito come «un gelido paesaggio infernale ricoperto di cadaveri e di edifici distrutti».

In queste ore è impossibile lasciare la città. Le forze russe hanno anzi sequestrato un convoglio umanitario di 11 autobus vuoti sulla strada per la città, facendo «prigionieri» gli autisti dei mezzi e diversi operatori dei servizi di emergenza, ha denunciato Zelensky, assicurando che Kiev sta «facendo di tutto per liberare la nostra gente».

Le persone bloccate a Mariupol, ha aggiunto il presidente ucraino, stanno affrontando «condizioni disumane» in un assedio totale: senza cibo, né acqua, né medicine». Nove corridoi umanitari sono stati concordati invece in altre zone del Paese.

Chernihiv sotto assedio

Un'altra situazione d'emergenza si registra a Chernihiv, 130 chilometri a nord di Kiev, sotto assedio da quasi due settimane, dove i russi hanno bombardato il ponte sul fiume Desna, cruciale per portare aiuti umanitari ed evacuare i civili.

La popolazione di quasi 300'000 abitanti è di fatto ostaggio degli invasori. «La città non ha elettricità, acqua, riscaldamento e quasi non più gas, le infrastrutture sono distrutte», ha denunciato la responsabile ucraina per i diritti umani, Lyudmila Denisova.

A corto di cibo, medicine e altri beni di prima necessità sono pure i 300'000 abitanti di Kherson, occupata dai russi ma al centro di una controffensiva lanciata dalle forze ucraine.

Quasi 1000 le vittime civili

Il bilancio del conflitto si fa sempre più drammatico. Secondo l'ufficio del procuratore generale di Kiev, sono 121 i bambini uccisi e 167 quelli feriti. L'Onu ha accertato almeno 977 vittime civili e oltre 1500 feriti. Mentre i profughi, tra rifugiati all'estero e sfollati interni, sono ormai nove milioni.

Se gli attacchi russi non si fermano, sembra consolidarsi anche la controffensiva ucraina. Soprattutto attorno a Kiev, la resistenza avrebbe ripreso quasi interamente il controllo di Irpin, secondo il sindaco della capitale, Vitalij Klitshcko. Gli assedianti sarebbero stati respinti anche a Makariv, altra località a una settantina di chilometri a ovest. Per il primo cittadino, l'esercito ucraino ha «distrutto il piano per circondare Kiev».

Le difficoltà di Mosca emergono anche dalle perdite sul campo. Secondo l'ultimo bilancio del Wall Street Journal, sulla base delle indicazioni di un alto funzionario della Nato, potrebbe arrivare a 40'000 il numero dei soldati russi uccisi, feriti, fatti prigionieri o dispersi. I morti oscillerebbero tra 7000 e 15000. E tra questi, secondo Kiev, ci sono almeno 6 generali e decine di colonnelli e alti ufficiali.