Guerra in Ucraina Prime crepe a Mosca, Chubais volta le spalle a Putin

SDA

23.3.2022 - 20:03

Il presidente russo Vladimir Putin parla con Anatoly Chubays, a destra, durante una riunione del decimo forum economico internazionale a San Pietroburgo nel 2006 (foto d'archivio).
Il presidente russo Vladimir Putin parla con Anatoly Chubays, a destra, durante una riunione del decimo forum economico internazionale a San Pietroburgo nel 2006 (foto d'archivio).
KEYSTONE/AP Photo/Dmitry Lovetsky

A Mosca anche nell'impenetrabile cerchio magico di Vladimir Putin cominciano ad affiorare le prime crepe. Così l'economista Anatolij Chubais, uno degli uomini più vicini al leader e conosciuto per essere stato il padre delle privatizzazioni in Russia, ha fatto perdere le sue tracce, lasciando il Paese e il suo attuale incarico, quello di inviato speciale del presidente russo per il clima.

Nessuno sa esattamente dove si trovi, probabilmente in Turchia, e per il momento non avrebbe alcuna intenzione di tornare in patria, diventando la figura di più alto livello a voltare le spalle allo zar e a rompere col Cremlino dall'inizio dell'aggressione all'Ucraina.

Uno schiaffo per Putin che, nelle speranze di molti e nei timori del palazzo, rischia di innescare un effetto domino ai massimi vertici dello Stato. Non è un segreto che il dissenso cominci a serpeggiare tra molte delle personalità di punta.

Gli occhi sono puntati anche sulla numero uno della Banca centrale della Federazione russa Elvira Nabiullina che, raccontano fonti ben informate, già da settimane avrebbe voluto mollare.

Per questo avrebbe più d'una volta presentato le dimissioni, respinte però dal presidente che le avrebbe imposto di restare per far fronte alla drammatica crisi causata dalle sanzioni occidentali.

Il collega Chubais rompe gli indugi

Il collega Chubais ha rotto invece gli indugi. A 66 anni ha alle sue spalle una storia di rilievo che affonda le radici nell'Unione Sovietica degli anni '80, quando si fece conoscere come dissidente e professore ribelle orientato al mercato, tanto che che nell'allora Leningrado organizzò un «Club della Perestroyka». La svolta arrivò negli anni '90, quando Boris Eltsin lo scelse per ridisegnare l'economia russa nominandolo vicepremier.

Diventò quindi l'architetto delle grandi privatizzazioni statali fatte in Russia, attirandosi anche le critiche di chi lo ha sempre accusato di essere al soldo degli oligarchi per aver contribuito a creare un sistema che arricchiva poche persone a discapito della stragrande maggioranza della popolazione russa. Popolazione già provata dall'enorme crisi che caratterizzò l'ultima fase e la fine dell'Urss.

Ma passano i decenni e Chubais rimane sempre a galla, uno dei pochi dell'era sovietica a trovare posto anche nel mondo di Putin: prima come massimo responsabile del monopolio statale dell'energia elettrica Rao Ues, poi come capo della Russian Nanotechnology Corporation (Rusnano). Il Financial Times lo mette al 54mo posto tra i business leader più rispettati al mondo.

L'ultima missione affidatagli dallo zar del Cremlino, nel 2020, quella di inviato speciale per i rapporti con le organizzazioni internazionali e lo sviluppo sostenibile. Ruolo che lo tiene a stretto contatto con gli Stati Uniti, e soprattutto con John Kerry, inviato speciale per il clima del presidente Joe Biden.

È caccia alle streghe

Intanto la caccia alle streghe lanciata dalle parole di Putin contro «la feccia e i traditori» potrebbe aver fatto le prime vittime illustri. Di Valerij Gerasimov, potente capo di stato maggiore delle forze armate russe, non si hanno più tracce da settimane, sparito dal 27 febbraio. Gli Stati Uniti avevano puntato su di lui per tenere vivo un canale che scongiurasse la minaccia nucleare.

E svanito nel nulla sembra essere anche il ministro della Difesa Sergei Shoigu: seppur citato in alcuni comunicati, non appare più in pubblico da una decina di giorni. Sarebbe nel mirino del Cremlino con l'accusa, tra l'altro, di aver fornito una valutazione errata di quella che doveva essere una campagna lampo in Ucraina.

E non gioca certo a suo favore il fatto che la figlia Ksenia, 31 anni, abbia posato sui social con i colori della bandiera ucraina.