Catalogna Dopo la condanna a Cuixart, la protesta degli indipendentisti

ATS

14.10.2019 - 16:57

«La Corte suprema spagnola ha condannato Jordi Cuixart, presidente di Omnium Cultural a 9 anni di prigione per sedizione, un reato che non ha commesso».

«È un attacco frontale ai diritti fondamentali di Cuixart e degli altri imputati, nonché la criminalizzazione del diritto alla protesta pacifica per tutti i cittadini spagnoli».

È questa la dura presa di posizione dell'organizzazione indipendentista catalana Omnium dopo la sentenza della Corte Suprema di Madrid contro i leader indipendentisti.

«Tutte le azioni di Cuixart sono state pacifiche»

«Tutte le azioni di Cuixart sono state pacifiche, civiche e nell'esercizio dei suoi diritti civili», si legge nel comunicato dell'associazione. Dopo la manifestazione di stamane a Barcellona, alla quale hanno preso parte i principali sindacati e organizzazioni imprenditoriali della Catalogna, Omnium afferma che continuerà a protestare contro la sentenza. «Altri azioni di massa saranno presto annunciate», affermano.

«Ad essere condannato dovrebbero essere chi quel giorno ha ordinato l'aggressione indiscriminata contro cittadini pacifici che non hanno commesso alcun crimine ma hanno solo votato», scrive invece in due lettere spedite al premier spagnolo Pedro Sanchez e al re Felipe VI il presidente della Generalitat, Quim Torra, definendo le sentenze contro i leader catalani «ingiuste».

«La democrazia spagnola ha perso credibilità»

Nelle missive il president ricorda che i condannati hanno trascorso due anni in «una detenzione preventiva vergognosa e crudele, per aver difeso il voto e il diritto di decidere il futuro di un intero popolo». «Con loro, oggi sono stati condannati il popolo della Catalogna e il suo diritto all'autodeterminazione – scrive ancora -. Con la decisione della Corte Suprema la democrazia spagnola ha perso credibilità».

«Non ci fermeranno fino a quando non raggiungeremo finché non annulleremo tutti gli effetti della repressione e respireremo la libertà», ha dal canto suo affermato il leader catalano Carles Puigdemont in diretta Facebook da Waterloo, in Belgio.

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