Verso le LegislativeCaos in Francia, Eric Ciotti espulso dai Républicains, Marion Maréchal lascia Reconquête
SDA
13.6.2024 - 08:15
Telenovela dai risvolti drammatici in Francia fra i Républicains, con Eric Ciotti – l'uomo che ha aperto per la prima volta all'accordo con Le Pen – che viene espulso all'unanimità dai dirigenti del partito.
13.06.2024, 08:15
13.06.2024, 08:20
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Ciotti le ha provate tutte, non si è presentato alla riunione dell'ufficio politico che lo avrebbe destituito, ha fatto chiudere la sede per ostacolare la riunione, poi ha mandato un pubblico ufficiale a controllare la riunione, che si stava svolgendo a 500 metri di distanza, nel Museo Sociale.
In serata, ospite in tv, Ciotti ha ribadito: «Il presidente sono io, i militanti sono con me».
Un attacco al repubblicano che «aveva voltato le spalle in poche ore all'eredità del generale de Gaulle, di Jacques Chirac e di Nicolas Sarkozy» era arrivato in mattinata da Emmanuel Macron che, in una attesissima conferenza stampa di oltre un'ora e mezza al Pavillon Cambon Capucines, centro congressi in stile neoclassico nel cuore di Parigi, ha rivendicato la scelta di sciogliere il Parlamento definendola «inevitabile» dopo la sconfitta alle europee, invitando i francesi ad andare alle urne «senza paura».
Emozionato, il presidente francese ha proclamato di «non avere lo spirito del disfattismo» e di non voler «consegnare le chiavi del potere all'estrema destra nel 2027».
Caos tra i Républicains
Il caos tra i Républicains è deflagrato nel primo pomeriggio all'ora fissata per la riunione dei capi del partito. Ciotti – già annunciato assente – in mattinata ha giocato d'anticipo, dando ordine ai dipendenti di chiudere la sede ed abbandonare gli uffici entro mezzogiorno.
Una provocazione, secondo lo stato maggiore del partito. Una «misura di sicurezza», secondo Ciotti, che però poco più tardi – quando i «tenori» del partito si sono riuniti nel «Museo sociale» a 500 metri dalla sede, chiusa da un lucchetto, ha mandato un pubblico ufficiale a verificare le identità dei presenti alla riunione.
I presenti all'unanimità hanno espulso Ciotti dal partito, affidandone la responsabilità ad interim alla segretaria generale Annie Genevard e al capolista alle europee, François-Xavier Bellamy.
Intanto, ha cambiato di nuovo sponda anche Marion Maréchal, respinta martedì da Jordan Bardella in quanto vice di Eric Zemmour nel partito Reconquete.
Mercoledì, la nipote di Marine Le Pen ha di fatto abbandonato Zemmour invitando a votare per l'alleanza che si sta costituendo a destra fra il Rassemblement National e i Républicains.
Una sorta di nuovo Fronte Popolare?
Nella gauche, prosegue intanto il cammino verso l'intesa sulle candidature uniche nelle circoscrizioni in una sorta di nuovo Fronte Popolare sulla quasi totalità delle 577 circoscrizione.
Gran parte di esse vedrà un candidato unico de La France Insoumise, i radicali di Jean-Luc Mélenchon (229), il Partito socialista 175, gli ecologisti 92 e i comunisti 50.
Resta fuori Raphael Glucksmann, che ha guidato una coalizione del Ps con il suo Place Publique al terzo posto nelle europee, ma che che ha fatto emergere con forza la sua incompatibilità con La France Insoumise.
Se non ci saranno evoluzioni, Place Publique si dividerà con i socialisti le circoscrizioni, considerando che, alle ultime legislative, non aveva ottenuto alcun deputato.
Macron difende la scelta della chiamata alle elezioni
Non parteciperà alla campagna elettorale Macron come ha garantito spiegando la scelta di sciogliere il Parlamento e sostenendo di aver riunito la stampa per indicare la «rotta da mantenere e il metodo».
Il presidente è tornato a difendere con forza la sua scelta di chiamare le elezioni e ha invocato un «sussulto» repubblicano per sbarrare la strada alle forze estreme in vista del 30 giugno e del 7 luglio.
In questa sorta di ultimo appello alle forze vive della République, Macron ha aperto ad un patto con tutti coloro che sapranno «dire no alle estreme» con «l'obiettivo di costruire un progetto comune, sincero e utile al Paese».
Un progetto che difenda «senza ambiguità i valori della repubblica», per «una Francia e un'Europa più forte», puntualizza il presidente, che mai come oggi si gioca il tutto per tutto.