ConflittoContinua la fuga dal Sudan sotto le bombe
SDA
24.4.2023 - 20:30
La fuga di stranieri da Khartum e dal Sudan continua ed è destinata a durare a lungo. In una situazione difficilissima, tra raid aerei e combattimenti casa per casa, meno intensi che nei giorni scorsi ma sempre segnalati.
Keystone-SDA
24.04.2023, 20:30
24.04.2023, 20:58
SDA
Hai fretta? blue News riassume per te:
La fuga di stranieri da Khartum e dal Sudan continua ed è destinata a durare a lungo.
Non si intravede un esito del conflitto o un negoziato prima di qualche settimana.
Si moltiplicano gli sforzi della comunità internazionale.
Un conflitto di potere tra esercito e paramilitari che secondo l'Onu rischia peraltro di coinvolgere altri Paesi dell'area e quindi anche altre potenze nel mondo.
Nel fine settimana sono stati oltre un migliaio i cittadini europei che sono riusciti a lasciare l'inferno sudanese. Un'evacuazione «quasi completata», ha riferito l'Alto Rappresentante Josep Borrell, aggiungendo che in due giorni sono partiti 21 voli di Paesi Ue, per «mettere in salvo oltre 1200» persone. Anche altri si sono mossi come l'India, il Sudafrica, il Brasile, la Cina, oltre all'Onu ed a varie organizzazioni non governative.
Le forze armate sudanesi guidate dal generale Abdel Fattah al-Burhan, di fatto presidente del Paese, hanno reso noto inoltre che sono «in corso contatti con i leader» di imprecisati Paesi per l'evacuazione delle rispettive ambasciate.
Non si prevede un cessate il fuoco per qualche settimana
Tanto più che, dieci giorni dopo l'inizio degli scontri e tre cessate il fuoco violati, non si intravede un esito del conflitto o un negoziato prima di qualche settimana.
Per questo gli Stati Uniti hanno spiegato che «non è il momento per un'evacuazione di massa», almeno per i circa 16 mila americani in Sudan, ha constatato il portavoce della consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby.
Anche l'aiuto del Regno Unito ai circa 4000 britannici bloccati in Sudan è destinato a restare «severamente limitato», almeno fino a quando non verrà raggiunto un cessate il fuoco, ha avvertito il ministro degli Esteri di Londra, James Cleverly.
Pesanti combattimenti
Sul fronte dei combattimenti, i paramilitari «Rsf» del generale Mohamed Hamdan Dagalo, alleato di Abdel Fattah Burhan in due colpi di Stato e ora suo mortale nemico, hanno denunciato «un raid aereo su aree residenziali di Khartum» da parte delle forze armate.
I militari, per parte loro, hanno dichiarato di continuare «ad ampliare gradualmente la portata della messa in sicurezza dell'area di Khartum» dove le «milizie ribelli» usano «i cittadini come scudi umani».
Parole che sanno di guerriglia urbana, anche se la situazione può diventare ben più drammatica. «Il rischio è una catastrofica conflagrazione» che «potrebbe inghiottire l'intera regione e oltre», è l'avvertimento lanciato dal segretario generale dell'Onu Antonio Guterres in una riunione del Consiglio di Sicurezza.
La comunità internazionale reagisce
Per scongiurare questo scenario si moltiplicano gli sforzi della comunità internazionale. Secondo fonti americane una delegazione diplomatica congiunta composta da rappresentanti dei ministeri degli affari Esteri Usa, sauditi, emiratini, egiziani, dell'Unione africana e dell'Ue sta prendendo contatti per avviare un dialogo di mediazione, che sarà ospitato da Riad nelle prossime settimane. La speranza di è mettere allo stesso tavolo di due sfidanti, i generali al-Burhan e Dagalo.
In attesa di una svolta diplomatica, il caos continua a regnare a Khartum e nelle altre zone degli scontri: sette ospedali su dieci sono chiusi e 24 rischiano di esserlo per mancanza di personale, medicine, acqua ed elettricità, Quanto al bilancio delle vittime certificato dall'Onu, è fermo a venerdì. Quando si erano contati almeno 427 morti e oltre 3700 feriti.