Guerra in Medio Oriente Gallant accusa Netanyahu: «Condanni a morte gli ostaggi»

SDA

30.8.2024 - 20:50

Il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant è l'unico contrario alla proposta del premier Benjamin Netanyahu a mantenere le forze israeliane nella lingua di terra tra la la Striscia e il Sinai egiziano come parte di un possibile accordo con Hamas (foto d'archivio).
Il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant è l'unico contrario alla proposta del premier Benjamin Netanyahu a mantenere le forze israeliane nella lingua di terra tra la la Striscia e il Sinai egiziano come parte di un possibile accordo con Hamas (foto d'archivio).
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Il nodo del corridoio Filadelfia accende le tensioni nel governo di Benjamin Netanyahu, mentre tiene sotto scacco i negoziati per un cessate il fuoco a Gaza. Il premier israeliano ha infatti sottoposto al voto del suo gabinetto di sicurezza il mantenimento delle forze israeliane nella lingua di terra tra la la Striscia e il Sinai egiziano come parte di un possibile accordo con Hamas: otto a uno è stato il risultato a favore della proposta, con Yoav Gallant unico contrario.

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La mossa di Netanyahu ha fatto infuriare il ministro della Difesa, sempre più in rotta con Netanyahu: «Il primo ministro può prendere tutte le decisioni e può anche decidere di uccidere tutti gli ostaggi», sarebbero state le parole del ministro stando alle ricostruzioni dei media israeliani che citano i presenti alla riunione, secondo cui «questo è stato lo scontro più duro che si ricordi tra Netanyahu e Gallant».

Quello del corridoio Filadelfia è tra i punti più spinosi delle trattative con Hamas, sul quale Israele non ha alcuna intenzione di cedere. Secondo una fonte anonima di alto livello dei miliziani palestinesi, i negoziati stanno «andando verso il collasso» proprio a causa dell'insistenza dello Stato ebraico su questo punto.

Rientrando dal Qatar, il team negoziale israeliano ha riferito da parte sua che non ci sono stati progressi per quanto riguarda le linee rosse stabilite dal premier: corridoio Netzarim (che divide la Striscia in due), corridoio Filadelfia e la gestione del valico di Rafah, appunto.

Con la diplomazia che non trova ancora risultati, si spera nella pausa umanitaria annunciata dall'ONU per consentire le vaccinazioni antipolio nella Striscia: 1,2 milioni di dosi sono già state consegnate per iniziare le somministrazioni a settembre.

L'operazione in Cisgiordania non si ferma

Nel frattempo, la guerra prosegue sul terreno e in Cisgiordania l'esercito israeliano tira dritto con la sua vasta operazione «contro le cellule di Hamas e la Jihad», nonostante gli appelli internazionali ad astenersi da alimentare nuove tensioni nella regione.

Operazione che – a dire delle Forze di difesa israeliane (Idf) – sta portando i frutti sperati: nell'ultima giornata le forze israeliane hanno ucciso il capo di Hamas a Jenin, Wassem Hazem, e altri due terroristi che si trovavano con lui, morti confermate dalle brigate al Qassam palestinesi.

In totale, da martedì sera i soldati israeliani «hanno eliminato 20 terroristi in scambi di fuoco e attacchi aerei e hanno arrestato 17 sospetti legati ad attività terroristiche», ha riferito l'esercito israeliano prima di annunciare di aver «completato l'operazione» nell'area del campo profughi di Far'a, una delle zone colpite dall'operazione insieme all'area di Jenin e Tulkarem.

Gli appelli internazionali alla de-escalation si moltiplicano

Quanto ancora durerà l'operazione in Cisgiordania non è dato sapere, mentre Hamas denuncia l'apertura di un nuovo fronte di guerra dopo Gaza e crescono gli appelli alla de-escalation della comunità internazionale. Tra questi, il governo britannico si è detto «profondamente preoccupato» per i «metodi» usati da Israele nell'operazione militare nella West Bank.

Il Foreign Office di Keir Starmer ha quindi rinnovato la richiesta allo Stato ebraico di «dar prova di moderazione, di aderire al diritto internazionale e di reprimere le azioni di coloro che cercano di infiammare le tensioni», tornando infine a condannare la «violenza dei coloni» e i commenti fatti all'inizio di questa settimana dal ministro della Sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben Gvir, che aveva ipotizzato la costruzione di una sinagoga sulla Spianata delle Moschee.

Anche da Madrid è giunta la richiesta espressa di fermare le «gravi» operazioni in Cisgiordania, con il governo Sanchez – da tempo in polemica con l'esecutivo Netanyahu – che insiste sulla necessità di rispettare la legalità internazionale.

Colpita in un raid una ONG americana

Sul fronte di Gaza, l'Idf intanto ha annunciato di aver completato l'operazione nell'area di Khan Yunis e Deir al Balah, a sud della Striscia, dove in circa un mese «oltre 250 terroristi sono stati eliminati e distrutte decine di infrastrutture terroristiche».

E si registra l'ennesimo episodio ai danni delle iniziative umanitarie impegnate nella Striscia: l'ong americana Anera ha denunciato che un raid israeliano ha colpito un suo convoglio di aiuti uccidendo quattro persone giovedì, assicurando che il percorso dei mezzi era stato coordinato con l'Idf.

In risposta, l'esercito israeliano ha rivendicato il raid, parlando tuttavia di un «attacco preciso» contro «aggressori armati» che stavano cercando di catturare il convoglio.