Attentato Il Governo belga sotto accusa, «non espulse il killer»

SDA

18.10.2023 - 20:59

Il primo ministro svedese Ulf Kristersson, a sinistra, parla con il primo ministro belga Alexander De Croo durante la commemorazione per le vittime della sparatoria nel centro di Bruxelles.
Il primo ministro svedese Ulf Kristersson, a sinistra, parla con il primo ministro belga Alexander De Croo durante la commemorazione per le vittime della sparatoria nel centro di Bruxelles.
KEYSTONE

Una sensazione di déjà-vu tra interrogativi aperti, errori procedurali, e accuse e scuse già rese. Superate le ore di paura più nera, il Belgio piomba in un clima da inquisizione spagnola nei confronti del governo, finito nel mirino dell'opinione pubblica e dei parlamentari per non essere riuscito a prevenire ciò che sarebbe poi drammaticamente accaduto.

Le falle nella sicurezza, la mancanza di controllo sui migranti irregolari come Abdesalem Lassoued e l'inazione della polizia nelle ore successive all'attacco sollevano aspre polemiche nel solco del dibattito che già nel 2016, all'indomani degli attentati che colpirono al cuore Bruxelles, divisero la società.

E, con l'allerta terrorismo che resta massima, l'unico momento di silenzio si è consumato nell'omaggio istituzionale reso ai due uomini svedesi che lunedì sera hanno perso la vita a Place Sainctelette sulla via dello stadio di Heysel.

A ventiquattro ore dall'epilogo della vita del presunto attentatore, le domande sul percorso del lupo solitario, il ruolo dei servizi segreti e della polizia e il funzionamento del sistema d'asilo affiorano sulla stampa, nell'aula della commissione Giustizia interna alla Camera, e tra i cittadini.

Il Belgio, è stata l'ammissione del premier Alexander De Croo, non sapeva nulla del passato di Abdesalem altrove in Europa. Né della sua condanna e successiva detenzione in Svezia.

«Se avessimo avuto queste informazioni, avremmo avuto un quadro completamente diverso dell'individuo»

«Se avessimo avuto queste informazioni, avremmo avuto un quadro completamente diverso dell'individuo», ha riconosciuto anche il ministro della Giustizia, Vincent Van Quickenborne. E questo, nella linea dell'intero governo, mostra «i problemi dello scambio di informazioni tra i Paesi europei».

Ma le critiche più dure sono tutte rivolte alla mancata espulsione del tunisino senza diritto d'asilo, rifiutato nel corso degli anni da Italia, Svezia e Norvegia.

Giunto per la prima volta in Belgio otto anni fa, dal 2019 viveva in clandestinità come altre 100-200mila persone che oggi si trovano nel Paese senza poter essere obbligate ad andarsene.

Quello che manca, è la difesa di De Croo, è «una maggiore collaborazione per un'efficace politica di rimpatrio» tra i Paesi Ue e con i Paesi d'origine e di transito che «spesso si rifiutano» di riprendersi i migranti.

Mancata tutela dei cittadini svedesi

Oltre al mancato rimpatrio, il dubbio che si è insinuato nell'opinione pubblica riguarda anche la mancata tutela dei cittadini svedesi, obiettivo sensibile dopo i roghi del Corano avvenuti nel Paese scandinavo.

Un elemento che, ha spiegato non senza imbarazzo De Croo, è stato preso in considerazione senza tuttavia essere ritenuto «così rilevante», sormontato dai timori legati al conflitto israelo-palestinese.

La polizia avrebbe potuto fermare l'attentatore prima

E a peggiorare il quadro è anche l'ultima ricostruzione pubblicata dalla testata Sudinfo, secondo la quale la polizia di Bruxelles Nord avrebbe potuto fermare Abdesalem già un'ora dopo l'attacco, quando l'uomo avrebbe fatto ritorno a casa. La richiesta d'intervento però sarebbe stata rifiutata a due agenti.

In attesa di altre risposte dalla politica e dalle forze dell'ordine, le indagini procedono a ritmo serrato. La moglie del tunisino è stata sentita e si è detta sconvolta, mentre altri due sospetti complici, dopo un giorno di fermo amministrativo e diversi interrogatori, sono stati rilasciati senza accuse.

L'allerta però resta alta: a seguito di un allarme bomba l'aeroporto di Ostenda è stato evacuato e le forze dell'ordine restano schierate in modo massiccio in tutto il Paese.