Guerra in Medio Oriente I tank di Israele penetrano nel centro di Rafah. Attaccata anche la zona umanitaria di a-Mawas?

SDA

28.5.2024 - 20:43

Un tank israeliano 
Un tank israeliano 
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Truppe e tank israeliani sono stati visti nel centro di Rafah, l'ultima città del sud della Striscia su cui da settimane si concentrano le operazioni dell'IDF. A darne notizia sono stati residenti locali ripresi dalla Reuters e altri media; altre fonti del posto hanno riferito che l'esercito si è poi posizionato nell'area di a-Sultan, nel nord ovest della città, dove finora l'IDF non aveva operato sul terreno.

28.5.2024 - 20:43

Ma a suscitare un giallo mediatico è stata la notizia – diffusa da fonti della Protezione civile di Hamas della Striscia e da medici – di un nuovo attacco israeliano «sulle tende» della zona umanitaria di a-Mawasi che avrebbe causato la morte di 21 palestinesi.

Un raid negato con forza dall'IDF: «Contrariamente ai rapporti di queste ultime ore, l'esercito non ha colpito nella zona umanitaria di A-Mawasi», a ovest di Rafah. Poco prima lo stesso portavoce militare Daniel Hagari aveva detto di «non essere a conoscenza» dell'episodio.

Il segretario generale dell'ONU Antonio Guterres intanto ha condannato «con la massima fermezza» i raid aerei su Rafah e ha detto di avere «il cuore spezzato dalle immagini delle persone uccise e ferite, tra cui molti bambini piccoli. L'orrore e la sofferenza devono cessare immediatamente». Poi ha chiesto di nuovo il «cessate il fuoco immediato e il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi».

L'amministrazione Biden – ha riferito il sito Axios – sta ancora valutando se l'attacco israeliano a Rafah costituisca una violazione della «linea rossa» suggerita dal capo della Casa Bianca. Secondo l'UNRWA, l'agenzia dell'ONU per i rifugiati palestinesi, circa un milione di persone «sono fuggite» da Rafah nelle ultime tre settimane, senza avere «un posto sicuro dove andare in mezzo ai bombardamenti, tra mancanza di cibo e acqua, cumuli di rifiuti e condizioni di vita inadeguate».

La versione di Israele sul raid a Rafah

Proprio sulle disastrose conseguenze del raid israeliano su i due comandati di Hamas a Rafah della notte tra domenica e lunedì scorsi che ha causato a catena circa 45 morti palestinesi, Israele ha dato la sua versione dei fatti.

Secondo una prima indagine, per l'esercito sono state «munizioni o qualche altra sostanza combustibile» a causare «un'esplosione secondaria e un incendio» nel complesso dell'area di a-Sultan, lontana un chilometro dall'area umanitaria di Rafah. «I due piccoli missili lanciati non sarebbero stati sufficienti da soli a innescare l'incendio» devastante che ne è seguito, ha sostenuto l'IDF.

Katz è tornato ad attaccare Madrid

Intanto, nella battaglia diplomatica scatenatisi dopo il riconoscimento di Spagna, Irlanda e Norvegia dello Stato palestinese (formalizzato oggi), il ministro degli Esteri Israel Katz è tornato ad attaccare Madrid.

Su X ha detto che «Khamenei, Sinwar e il vice primo ministro spagnolo Yolanda Diaz chiedono l'eliminazione di Israele e la creazione di uno Stato terrorista islamico palestinese dal fiume al mare». «Primo Ministro Sanchez – ha proseguito – se non licenzi il tuo vice e annunci il riconoscimento di uno Stato palestinese, sei complice nell'istigazione al genocidio ebraico e ai crimini di guerra».

Proposta di Israele di un accordo per il rilascio degli ostaggi

Mentre il campo non sembra lasciar spazio alle speranze, novità potrebbero arrivare dalle possibili trattative su cui Egitto, Qatar e Stati Uniti stanno spingendo molto. Secondo i media, Israele ha presentato ai mediatori una proposta «ufficiale scritta e aggiornata», più mitigata, su un possibile accordo con Hamas per il rilascio degli ostaggi.

Al 235esimo giorno di guerra, l'IDF ha confermato che i soldati sono entrati in azione a Rafah lungo il «Corridoio Filadelfia» – che si snoda parallelo al confine con l'Egitto – per «azioni mirate» e «combattimenti ravvicinati» con i miliziani di Hamas e contro «obiettivi terroristici».

Ma l'IDF, nonostante le forte opposizione degli Sati Uniti e della comunità internazionale, sembra sempre di più in fase di accelerazione a Rafah.

SDA