ConflittiIl Papa ribadisce l'appello per «Un cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi a Gaza»
SDA
8.1.2024 - 10:30
«Ribadisco il mio appello a tutte le parti coinvolte per un cessate-il-fuoco su tutti i fronti, incluso il Libano, e per l'immediata liberazione di tutti gli ostaggi a Gaza». Così il Papa al Corpo diplomatico sul conflitto israelo-palestinese.
08.01.2024, 10:30
08.01.2024, 10:53
SDA
«Chiedo che la popolazione palestinese riceva gli aiuti umanitari e che gli ospedali, le scuole e i luoghi di culto abbiano tutta la protezione necessaria», ha detto.
«Auspico che la Comunità internazionale percorra con determinazione la soluzione di due Stati, uno israeliano e uno palestinese, come pure di uno statuto speciale internazionalmente garantito per la Città di Gerusalemme, affinché israeliani e palestinesi possano finalmente vivere in pace e sicurezza», ha aggiunto il Pontefice.
«Non posso in questa sede non ribadire la mia preoccupazione per quanto sta avvenendo in Israele e Palestina», ha detto Francesco nell'udienza di inizio d'anno con il Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede.
«Ripeto la mia condanna»
«Tutti siamo rimasti scioccati dall'attacco terroristico del 7 ottobre scorso contro la popolazione in Israele, dove sono stati feriti, torturati e uccisi in maniera atroce tanti innocenti e molti sono stati presi in ostaggio», ha proseguito.
«Ripeto la mia condanna per tale azione e per ogni forma di terrorismo ed estremismo – ha detto ancora il Papa -: in questo modo non si risolvono le questioni tra i popoli, anzi esse diventano più difficili, causando sofferenza per tutti. Infatti, ciò ha provocato una forte risposta militare israeliana a Gaza che ha portato la morte di decine di migliaia di palestinesi, in maggioranza civili, tra cui tanti bambini, ragazzi e giovani, e ha causato una situazione umanitaria gravissima con sofferenze inimmaginabili».
Secondo il Pontefice, «il conflitto in corso a Gaza destabilizza ulteriormente una regione fragile e carica di tensioni».
Un pensiero per il Libano
In particolare, «non si può dimenticare il popolo siriano, che vive nell'instabilità economica e politica, aggravata dal terremoto del febbraio scorso. La Comunità internazionale incoraggi le Parti coinvolte a intraprendere un dialogo costruttivo e serio e a cercare soluzioni nuove, perché il popolo siriano non abbia più a soffrire a causa delle sanzioni internazionali».
Inoltre, «esprimo la mia sofferenza per i milioni di rifugiati siriani che ancora si trovano nei Paesi vicini, come la Giordania e il Libano».
«A quest'ultimo rivolgo – ha aggiunto Francesco – un particolare pensiero, esprimendo preoccupazione per la situazione sociale ed economica in cui versa il caro popolo libanese, e auspico che lo stallo istituzionale che lo sta mettendo ancora più in ginocchio venga risolto e che il Paese dei Cedri abbia presto un presidente».